Attivo da sempre nel settore del “cantiere”, ha al suo attivo oltre 5.000 articoli tecnici pubblicati su testate on e offline. Fondatore nel 2008 del portale gowem.it, leader in Italia nel settore della meccanizzazione del cantiere, è direttore scientifico del think tank Aequinoctium che raggruppa decine di figure di spicco nel comparto dell'edilizia con l'obiettivo di promuovere l'innovazione e l'evoluzione della filiera delle costruzioni. È anche direttore dell'area marketing dell'agenzia Apelab, specializzata nella consulenza editoriale e strategica per le imprese delle costruzioni. Workalcholist senza possibilità di redenzione, trova sollievo nella letteratura di ogni tipo, di cui è accanito e onnivoro consumatore.
L’Italia è un Paese che, da sempre, ha dato i natali a numerosi imprenditori di successo nel settore delle costruzioni; forse, come molti nostri cugini europei sottolineano, le dimensioni medie delle nostre imprese sono significativamente minori rispetto a altre realtà internazionali e, forse, soffriamo di più il passaggio generazionale, che spesso coincide con l’implosione aziendale, ma, certamente in molte zone dell’Italia abbiamo sempre avuto una tradizione ben radicata di qualità, dedizione al lavoro e capacità di visione, innovazione e crescita.
Ed è proprio in una di queste zone, specificatamente nella provincia di Brescia, che vi vogliamo portare oggi, per conoscere meglio una di queste realtà imprenditoriali che ha superato brillantemente entrambi gli scogli a cui accennavamo; il gruppo Vezzola di Lonato del Garda, infatti, vede ormai stabilmente in azienda la quarta generazione di imprenditori e può vantare un valore della produzione consolidata (contando le tre aziende del Gruppo) che, nel 2023, ha raggiunto e superato i 113 milioni di euro.
Numeri importanti di cui abbiamo discusso con Giovanni Vezzola, presidente del gruppo e padre di Stefano, attuale amministratore delegato dell’azienda e di Cristina, recentemente eletta come vicepresidente del settore costruzioni dell’associazione industriale bresciana, e che vede stabilmente impegnati anche i nipoti (la quarta generazione appunto): Giovanni e Marcello.
Giovanni Vezzola, 83 anni molto ben portati, parla subito di numeri (un buon imprenditore non può che essere attento da questo punto di vista): «Il mercato sta premiando i nostri sforzi, anche se siamo sempre attenti a cogliere ogni segnale di cambiamento; nel 2023 abbiamo raggiunto un fatturato come gruppo, di oltre 113 milioni di euro. Questo risultato, che ci riempie di orgoglio, è il frutto di un percorso imprenditoriale che comincia nel 1957 e si dipana senza soluzione di continuità attraverso quattro generazioni. L’azienda è stata fondata, infatti, da mio padre, Valerio, proprio per soddisfare il bisogno di ricostruzione al termine della seconda guerra mondiale, acquistando e gestendo una cava a Desenzano del Garda. All’epoca sicuramente il lavoro non mancava, così come la voglia di impegnarsi. In quegli anni non c’erano le macchine operatrici odierne, anzi posso dire con orgoglio che quando io e mio fratello siamo entrati in azienda caricavamo i camion a mano, con il badile!».
Sottolinea Vezzola: «D’altra parte, la dedizione totale alla propria impresa è un aspetto che non è mai cambiato attraverso gli anni: chi vuole fare l’imprenditore sa benissimo che non ci sono orari e il pensiero corre sempre ai problemi da risolvere o alle opportunità da cogliere, anche quando non siamo fisicamente in ufficio o in cantiere. Quando ci si sveglia la notte, si pensa a programmare quello che si deve fare il giorno dopo: è un approccio che ti rimane dentro sempre, anche ora che seguo l’azienda quasi da pensionato (scherza Vezzola, ndr). Personalmente sono onorato di avere in azienda non solo la generazione dei miei figli, ma anche quella dei miei nipoti, mi ritengo davvero un imprenditore privilegiato dato che sono ben conscio delle difficoltà che pone un passaggio generazionale, figuriamoci due.
Mio nipote Giovanni, laureato in economia, ha incominciato a lavorare nel gruppo con entusiasmo da subito, così come suo fratello Marcello, ingegnere, che segue i nostri cantieri. Non credo che questa propensione sia un caso: sia i miei figli sia i nipoti si può dire che siano cresciuti in azienda fin da piccoli, crescendo nella polvere del cantiere e imparando da subito il funzionamento di impianti e macchine operatrici, dato che hanno vissuto per lungo tempo nella sede in cui siamo che per una parte è anche la nostra abitazione di famiglia. Oggi, quando passo in azienda al sabato e trovo i miei nipoti impegnati a controllare il lavoro fatto in settimana, non posso che essere orgoglioso, anche se non manco mai di sottolineargli che quella della dedizione all’azienda è una malattia, una volta che la si prende non c’è verso di guarirne.
Devo darmi il merito di aver costruito la casa di famiglia accanto agli impianti è stata una scommessa ragionata a priori e oggi posso dire vincente: questo stabile è stato costruito, proprio a fianco dell’attività, per far respirare fin da subito la vita dell’azienda ai miei figli (mia figlia Cristina stava frequentando la seconda elementare e Stefano stava per iniziare la prima)».
Vezzola torna a parlare della dinamica di crescita dell’impresa: «L’attività iniziata nel 1957 con la cava, si è sviluppata progressivamente, attraversando sia periodi di crescita importante sia momenti di rallentamento e crisi (che sono e sempre saranno un aspetto ciclico nel nostro settore, si illude chiunque pensi che non sia così) e nel 1968 abbiamo avviato il primo impianto per la produzione di calcestruzzo».
Prosegue Vezzola: «Fin da subito il cemento che acquistavamo arrivava da Italcementi, un rapporto che si è andato consolidando negli anni, fino ad arrivare a oggi con il gruppo Heidelberg Materials che ha acquistato l’impresa bergamasca qualche anno fa. E qui voglio fare una precisazione di cui in famiglia andiamo orgogliosi: questo rapporto stretto e continuativo con i fornitori, non solo con chi ci fornisce il cemento, è sempre stata una caratteristica del gruppo Vezzola. Noi abbiamo sempre privilegiato Italcementi per la sicurezza che il gruppo ci garantiva in fatto di continuità e qualità delle forniture. Devo sottolinearlo: da sempre per noi Italcementi (e ora Heidelberg Materials) è sinonimo di qualità.
Nel 1994, Vezzola si trasforma in società per azioni e, con l’entrata e la spinta delle idee di Stefano, si sviluppa con convinzione il ramo dedicato all’impresa di costruzioni. Una dinamica di impresa andata consolidandosi negli anni, fino all’acquisizione per integrazione, avvenuta nel 2013, della Antonutti srl (che oggi ha un valore di produzione di quasi 21 milioni di euro). Proprio in quell’anno abbiamo attivato il secondo impianto dell’asfalto.
Un aspetto importante di quegli anni: all’epoca cominciammo, come Proprietà (quindi sia io sia i miei figli), a seguire una serie di corsi di management di impresa (all’ora erano una novità); ne rimanemmo estremamente soddisfatti (il confronto è una spinta potente alla crescita mentale), per cui cominciammo a istituire una serie di corsi di formazione per i nostri dipendenti. Da allora la nostra scuola di formazione organizza sia corsi interni sia esterni all’azienda, ai quali partecipano tutte le maestranze; ritengo infatti che questo non sia solo un aspetto che incrementa la competitività di impresa, ma anche e soprattutto, un elemento che aumenta la sicurezza sugli impianti e in cantiere. Due, infatti, sono i fattori principali che aiutano a ridurre gli incidenti in cantiere: l’ordine e la pulizia del luogo in cui si opera e la competenza di ci lavora. I nostri operai che vengono a lavorare la mattina devono essere sicuri di poter tornare a casa alla sera. Per noi questo è un impegno ancora morale fondamentale, su cui lavoriamo ogni giorno da sempre.
Nel 2017 il pluriennale rapporto con il gruppo Italcementi si è consolidato ulteriormente con la costituzione di Concrete Italia, una joint venture con il business del calcestruzzo di Heidelberg Materials per la gestione comune di 13 di impianti nelle province di Brescia e Mantova. L’iniziativa, nata in un periodo in cui il mercato del calcestruzzo era in sofferenza, mirava a rendere più efficiente la gestione della produzione del calcestruzzo e non ha tardato a darci notevoli soddisfazioni, arrivando ad oggi a garantire un valore della produzione superiore ai 29 milioni di euro (dando lavoro a 22 persone). Concrete Italia, dal mio punto di vista, è anche un importante presidio di qualità del calcestruzzo e, contemporaneamente, un altrettanto fondamentale elemento che ci consente di portare la ricerca di laboratorio verso le applicazioni del cantiere. Tra noi e Heidelberg Materials si è attivata una sinergia estremamente positiva che credo abbia portato un grande valore aggiunto a entrambi i soggetti che hanno voluto costituire Concrete Italia».
«Gli ultimi anni sono stati sconvolti da eventi che mai avremmo potuto immaginare: la pandemia, la guerra in Ucraina, senza dimenticare la difficilissima situazione israelo-palestinese. Nonostante questi tragici eventi sia dal punto di vista umano sia economico, un imprenditore non deve lasciarsi prendere dall’emotività, ma trovare la forza e la lucidità per guardare avanti e cogliere le opportunità nascoste in ogni crisi.
È anche ovvio che occorre avere solide spalle finanziarie e un’ottima capacità gestionale per superare crisi di mercato di questo tipo, ma è anche vero che il mestiere dell’imprenditore è essenzialmente questo saper guardare oltre e cogliere i parametri generali per poter compiere scelte (a volte anche dolorose) che consentano all’impresa di superare i momenti difficili e di prendere a crescere, una volta (e succede sempre) la crisi verrà superata. Dopo la tempesta arriva sempre il sereno».
Conclude Vezzola: «Credo che come impresa, ma anche di più come famiglia, siamo riusciti a rispondere bene a queste sfide; d’altra parte i numeri sono qui a confortarci, il 2022 e il 2023 ci hanno dato ottime soddisfazioni e nel 2024 diamo lavoro come gruppo a oltre 170 persone, siamo in crescita e investiamo con convinzione per rendere sempre più sostenibile il nostro processo produttivo. Tutto questo è stato possibile perché gli utili fatti negli anni positivi sono sempre stati lasciati in azienda e per l’abnegazione di tutte le tre generazioni di Vezzola attive in azienda (mi ci metto ancora anch’io, scherza Vezzola, ndr). Posso quindi guardare con ottimismo al futuro sia dal punto di vista di Vezzola in generale sia da quello di Concrete Italia in particolare. In Italia e nei nostri territori c’è molto da fare e come Vezzola siamo pronti a rispondere a ogni sfida che ci verrà proposta, con qualità, determinazione e passione. Come è sempre stato».
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