Da oltre 20 anni lavora nel marketing e nella comunicazione. Come giornalista, ha curato e cura gli Uffici Stampa di alcune importanti realtà nazionali come l’Unione Camere Penali Italiane e il Consiglio Nazionale Ingegneri. È tra le fondatrici del Green TG, prima web TV italiana dedicata ai temi ambientali.
Dal punto di vista della cultura della riduzione dei rischi per le nostre opere lei ha parlato di una “sicurezza reale”, tesa alla garanzia delle prestazioni della costruzione e alla prevenzione e di una “sicurezza burocratica”, che porta alla cieca osservanza delle prescrizioni per non essere sanzionati e poter dire di operare “a norma”. Può spiegarci meglio questa differenza?
«Sembra un gioco di parole, ma non è così, e di mezzo c’è la salute delle persone che non comprendono tale differenza. In genere ci si preoccupa di essere “a posto con le carte” senza accertare se le caratteristiche prestazionali dell’immobile in cui viviamo siano o meno compatibili con l’uso che ne facciamo, in termini di sovraccarico dei solai, carico di incendio, numero di persone, ecc. L’importante, per molti, è avere un documento da esibire in cui c’è scritto che l’immobile è “agibile”, ma a quali condizioni pare interessare poco o nulla. Infatti, del “fascicolo del fabbricato” – inteso come indagine prestazionale a tutto campo e non certo come raccolta formale di documenti – se ne parla solo quando crollano degli edifici, poi il silenzio. Faccio un esempio. Viene acquistata una casa del 1800, realizzata prima dell’entrata in vigore delle norme di maggior tutela antisismica (es. leggi 1684 del 1962 e 64 del 1974). L’immobile, sotto questo aspetto, è formalmente “in regola”, agibile e vendibile, non perché risponda a determinati requisiti strutturali, ma perché quando è stato costruito non c’erano regole da rispettare, e quelle successive non prevedono obblighi di adeguamento. Propongo al proprietario di eseguire interventi di messa in sicurezza statica. Lui, sorpreso, mi dice: scusi, non capisco, se per l’aspetto antisismico sono già “a norma” perché dovrei farlo? Cosa mi potrebbe mai accadere? Io gli rispondo: se viene un terremoto rischia che la casa le crolli addosso, ma, stia tranquillo, nel rigoroso rispetto della norma… ».