Giornalista professionista freelance, ha collaborato con Ansa, QN-Il Giorno e con Wired Italia. Scrive di economia, digitale e sostenibilità, affiancando uffici stampa e agenzie di comunicazione come copywriter e consulente editoriale sui temi della trasformazione digitale e della transizione ecologica. Ha una laurea di secondo grado in Comunicazione all’Università degli Studi di Milano, città dove risiede, e ha conseguito un master in Giornalismo presso l’Università Cattolica.
Dalla cupola del Pantheon a Roma già realizzata in calcestruzzo, fino alle grandi infrastrutture sostenibili e digitalizzate come il nuovo Ponte di Genova San Giorgio, il cemento può raccontare secoli di storia e di ingegno umano. L’antica “ricetta” rimase sostanzialmente invariata per molti secoli, finché la fabbricazione industriale dei cementi iniziò verso la metà del secolo XVIII in Inghilterra. Qui, il 21 ottobre 1824 un fornaciaio di York, Joseph Aspdin, pare sia stato il primo ad aver prodotto cemento idraulico a lenta presa, chiamandolo “cemento Portland”.
In Italia la prima officina di “calci idrauliche” fu installata a Palazzolo sull’Oglio (Brescia) 30 anni dopo, per costruire un ponte che permettesse il passaggio sul fiume della ferrovia Venezia-Milano. Tale materiale, basato su materie prime provenienti dal bacino del vicino lago d’Iseo, riscosse un così forte successo che diede poi l’impulso alla costruzione di altri stabilimenti. Tra questi, la prima sede di Italcementi a Bergamo, nel 1864, con il nome di “Società bergamasca per la fabbricazione del cemento e della calce Idraulica”, nata su iniziativa di Giuseppe Piccinelli, un imprenditore tessile che a causa della crisi del settore cercava nuove opportunità.
Nel corso dei successivi 160 anni, Italcementi oggi società del gruppo Heidelberg Materials, è stata protagonista delle innovazioni di questo materiale e al tempo stesso il settore edile ha accompagnato il boom economico in diverse epoche della storia d’Italia.