Laureata in Ingegneria Civile con un Dottorato di Ricerca in Meccanica delle Strutture, ha perfezionato i propri studi presso il dipartimento di Scienza delle Costruzioni dell’Università di Bologna e l’Imperial College di Londra, dove ha svolto attività di ricerca nel campo della dinamica delle strutture e della meccanica della frattura. Da diversi anni collabora regolarmente con le principali riviste tecniche di ingegneria e architettura, efficienza energetica e comfort abitativo, come autrice di articoli e approfondimenti tecnici. Instancabile viaggiatrice, attualmente risiede a Verona.
La nuova UNI/PdR 176:2025: progettare e prescrivere calcestruzzi a basso impatto con metriche verificabili
Con l’entrata in vigore, il 24 luglio 2025, della Prassi di Riferimento UNI/PdR 176:2025, la filiera del calcestruzzo dispone di uno strumento tecnico che rende prescrivibile e verificabile la sostenibilità ambientale già in fase di progetto e approvvigionamento. La prassi è il risultato dell’attività congiunta di UNI e ATECAP (Associazione Tecnico Economica Calcestruzzo Preconfezionato), elaborata nell’ambito del Tavolo “Sostenibilità del calcestruzzo” con il coinvolgimento di esperti provenienti da università, imprese, organismi di valutazione e associazioni di settore.
Con la PdR 176, l’Associazione ha promosso un cambio di paradigma: non solo efficienza nella produzione, ma anche nella progettazione e nella costruzione. Il metodo delle classi di efficienza, in particolare, consente di scegliere la soluzione affinché un’opera impatti meno e duri di più. È sostenibile un calcestruzzo che consuma meno risorse, ma anche quello che richiede meno manutenzione e permette di costruire meglio e con maggiore consapevolezza. ATECAP è impegnata a fare in modo che il mercato recepisca presto e diffusamente queste logiche, cogliendo un’opportunità straordinaria per l’intero settore.
Nella stessa data è stata pubblicata la UNI 11104:2025 (“Calcestruzzo – Specificazione, prestazione, produzione e conformità – Specificazioni complementari per l’applicazione della EN 206”), che sostituisce la UNI 11104:2016. I due documenti si rafforzano a vicenda: la norma aggiorna il quadro tecnico nazionale per l’applicazione della EN 206, mentre la PdR fornisce metriche ambientali operative per confrontare alternative e rendere tracciabili le scelte.

Sostenibilità dell’opera: un approccio misurabile lungo il ciclo di vita
In questa cornice, la PdR 176 assume come principio di fondo che la sostenibilità in edilizia si misuri a livello di opera lungo l’intero ciclo di vita: minimizzare gli impatti dei processi e ottimizzare il contributo del calcestruzzo alla sostenibilità dell’opera significa considerare produzione, uso e fine vita dei materiali, nonché gli impatti evitati grazie a scelte progettuali più efficaci. La durabilità diventa così la prima declinazione della sostenibilità: quanto più si allunga la vita utile di una struttura, tanto più si riducono gli impatti complessivi, perché diminuiscono frequenza e intensità degli interventi e il numero di ricostruzioni nel tempo. Il documento valorizza inoltre la filiera corta e la disponibilità locale delle materie prime, mettendo i progettisti nelle condizioni di scegliere il materiale più appropriato per la specifica opera, bilanciando performance e impatto.
In questo senso, la PdR fornisce un linguaggio comune e parametri comparabili: definisce la matrice di classi di efficienza che mette in relazione emissioni e resistenza meccanica, disciplina la diffusione delle informazioni ambientali lungo la filiera e richiama l’uso delle EPD per misurare e comunicare gli impatti; in parallelo introduce le classi di riduzione rispetto a valori di riferimento, in coerenza con la UNI 11104:2025. L’insieme di questi strumenti trasforma l’attenzione alla sostenibilità da enunciazione di principio a requisito tecnico verificabile, favorendo scelte consapevoli già in fase di progetto e un tracciamento coerente nelle fasi di qualifica e approvvigionamento.
Cosa prevede la prassi
La UNI/PdR 176:2025 introduce:
- una matrice di classi di efficienza ambientale (Exx), basata sull’indicatore GWP/MPa (rapporto tra impronta carbonica del calcestruzzo, espressa in kg CO2/m3, e resistenza caratteristica Rck, MPa), comunicato come kg CO2 m3/MPa;
- un metodo a riferimento (GWRxx) che classifica la riduzione percentuale del GWP rispetto a valori GWP.REF nazionali fissati per ciascuna classe di resistenza;
- regole per la diffusione e tracciabilità dei dati ambientali lungo la filiera, così da integrare le metriche nelle voci di capitolato e negli studi LCA d’opera.

Scopo e campo di applicazione della PdR 176
La PdR 176 si applica al calcestruzzo preconfezionato e fornisce criteri prescrivibili e verificabili per integrare la sostenibilità tra i requisiti tecnici di progetto, gara e fornitura. L’obiettivo è misurare l’impatto ambientale del materiale con strumenti oggettivi e comparabili, in continuità con le prestazioni meccaniche e di durabilità richieste da EN 206 e UNI 11104:2025.
La prassi introduce due chiavi complementari:
- Classi di efficienza (Exx): correlano il Global Warming Potential (GWP, kg CO2/m3) del calcestruzzo e Rck (MPa) della classe di resistenza Cxx/yy, restituendo un indice sintetico espresso in kg CO2 m3/MPa;
- Classi di riduzione (GWRxx): misurano la riduzione del GWP ottenuta rispetto a un GWP.REF specifico della medesima classe di resistenza.
Entrambe le chiavi sono prescrivibili in capitolato accanto a classe di resistenza, classe di esposizione, consistenza, Dmax e contenuto di cloruri (Cl). La PdR disciplina la messa a disposizione delle informazioni ambientali (in primis i dati EPD) dal produttore al progettista fino alla stazione appaltante, così da garantire trasparenza e tracciabilità del dato lungo l’intero processo.
La co-pubblicazione della UNI 11104:2025 è strategica: la norma aggiorna le specificazioni complementari per l’applicazione italiana della EN 206 (classi, requisiti, conformità), mentre la PdR rende operativo l’uso di Exx e GWRxx per supportare progettisti, imprese e committenti nella scelta del calcestruzzo più idoneo in termini di prestazione, durabilità e impatto.
Quattro approcci per ridurre l’impatto ambientale del calcestruzzo
La PdR 176 sottolinea che la riduzione dell’impatto passa da efficienza di materiale ed efficienza di progetto/cantiere, articolate in quattro leve complementari, tutte misurabili attraverso Exx e GWRxx:
- Decarbonizzazione del legante e ottimizzazione della miscela.
La leva primaria è intervenire su legante e ricetta, formulando miscele di calcestruzzo con cementi a ridotta impronta carbonica: occorre ridurre il contenuto di clinker, impiegare SCM (Materiali Cementizi Supplementari) idonei, ottimizzare la granulometria, ricorrere a specifici additivi e filler per ottenere la prestazione richiesta con un GWP inferiore. Questo intervento agisce “alla fonte” e si riflette direttamente sull’indicatore GWP/MPa (classi Exx) e sulla riduzione rispetto a GWP.REF (classi GWRxx). Resta vincolante il soddisfacimento dei requisiti di durabilità e conformità imposti da EN 206/UNI 11104. - Materie prime seconde e aggregati riciclati.
La seconda leva considera l’impiego di materie prime seconde provenienti da rifiuti da costruzione e demolizione (CDW – Construction Demolition Waste) o da scarti industriali. L’uso di aggregati riciclati abbatte il prelievo di risorse vergini e gli impatti associati all’approvvigionamento, in linea con i principi di economia circolare, intendendo con “riciclato” il materiale rilavorato da quello recuperato mediante un processo di lavorazione e trasformato in un prodotto finale o in un componente da incorporare in un prodotto (UNI/PdR 88). L’integrazione va calibrata in funzione delle classi di esposizione, della reologia e della durabilità. I benefici ambientali sono contabilizzati nelle EPD e possono tradursi in miglioramenti delle classi Exx e/o GWRxx a parità di prestazione.
Per completezza, è utile ricordare che la norma UNI/PdR 88 definisce come “materiale recuperato” un materiale che, anziché essere smaltito come rifiuto o destinato al recupero energetico, viene raccolto e reimpiegato come materia prima, in sostituzione di risorse vergini, all’interno di un processo di riciclo o di produzione. Per “sottoprodotto”, invece, si intende qualsiasi sostanza o oggetto – diverso da un rifiuto – generato da un processo di produzione il cui scopo principale non è la sua realizzazione, ma che può essere utilizzato come materia prima secondaria, nello stesso processo o in uno differente. - Calcestruzzi ad alte prestazioni per ridurre i volumi totali di materiale.
A parità di capacità portante, un calcestruzzo ad alte prestazioni consente di ridurre le sezioni e quindi il volume di materiale impiegato. Questo si traduce in un minore impatto per unità d’opera e, spesso, in minori esigenze manutentive nel ciclo di vita. L’effetto è misurabile: aumentando Rck, il rapporto GWP/MPa migliora (classi Exx più favorevoli) e, in chiave comparativa, cresce la riduzione rispetto al GWP.REF (classi GWRxx). - Progettazione per la durabilità e riduzione dell’esposizione.
La sostenibilità dell’opera è anche una questione di progetto: corretta classe di esposizione, scelta di opportune geometrie, copriferro, dettagli costruttivi, protezioni superficiali, cura e posa. Progetti che mitigano l’esposizione del calcestruzzo agli agenti aggressivi ne aumentano la durabilità, allungando la vita utile e riducendo la frequenza degli interventi: l’effetto cumulato è un minor impatto nel ciclo di vita. Per questo la PdR pone materiale e progettazione sullo stesso piano e richiede che i dati ambientali del calcestruzzo (EPD) siano fruibili dal progettista per alimentare i modelli LCA dell’opera.

I due metodi tecnici introdotti dalla PdR 176
Per tradurre la sostenibilità in un requisito misurabile e prescrivibile, la PdR 176 mette a disposizione due strumenti complementari che affiancano resistenza, classe di esposizione, consistenza e Dmax nelle voci di capitolato. Il primo è il metodo delle classi di efficienza (Exx), basato sull’indicatore GWP/MPa; il secondo è il metodo del reference (GWRxx), che misura la riduzione del GWP rispetto ai GWP.REF per ciascuna classe di resistenza, assicurando confrontabilità e tracciabilità in coerenza con EN 206 e UNI 11104:2025.
Metodo delle classi di efficienza (Exx): indicatore GWP/MPa
Il metodo correla l’impronta carbonica del calcestruzzo (GWP, kg CO2/m3, riferita almeno ad A1–A3 secondo UNI EN 15804) con la resistenza caratteristica cubica Rck (MPa) della classe Cxx/yy, ottenendo un indice di efficienza espresso in kg CO2 m3/MPa.
In pratica, per classificare le prestazioni ambientali del calcestruzzo vengono proposte dalla norma delle classi di GWP, espresse come limiti massimi di CO2 per m3, e verificate attraverso l’EPD del calcestruzzo (Prospetto 4). Le classi di GWP proposte sono messe in relazione con le classi di resistenza, ovvero è diviso il limite massimo della classe di GWP per la resistenza caratteristica cubica Rck (secondo valore della classe di resistenza), ottenendo un valore convenzionale che indica i kilogrammi di CO2 emessi in fase di produzione per m3/Mpa, il cosiddetto CO2 embedded (Prospetto 5). L’efficienza GWP aumenta al diminuire del valore del rapporto kilogrammi CO2 m3/MPa.
La PdR definisce inoltre classi di efficienza progressive (da E03 a E20) con soglie che consentono di confrontare soluzioni diverse a parità di prestazione richiesta. I valori derivati da EPD sono arrotondati al primo decimale; ad esempio, per la classe E08 il limite da rispettare è < 8 kg CO2 m3/MPa: un valore di GWP/MPa di 7,6 è tecnicamente conforme.
Il metodo delle classi di efficienza Exx può essere utile in fase progettuale, per confrontare alternative con uguale funzione e durabilità, o per introdurre criteri premiali in gara grazie alla neutralità tecnologica dell’indicatore. È tuttavia fondamentale valutare la disponibilità territoriale di cementi a basse emissioni (Low carbon), per evitare di prescrivere classi di efficienza non realisticamente raggiungibili nel contesto locale di approvvigionamento.
Nota operativa: la PdR riporta esempi di voce di capitolato già allineati a EN 206/UNI 11104:2025, con l’aggiunta della classe Exx o della classe GWRxx, per semplificare l’adozione.
Esempio di prescrizione: voce di capitolato per un calcestruzzo destinato alla realizzazione di strutture esterne esposte alla pioggia in zone a clima temperato “Calcestruzzo a prestazione garantita, in accordo alla EN 206 + UNI 11104:2025; C32/40, XC4, Classe di consistenza S5, Dmax 32 mm, Cl 0,4, classe di efficienza E08”.
Metodo del reference (GWRxx): riduzione vs GWP.REF
Nel low-carbon procurement le prestazioni ambientali si valutano sull’intero ciclo di vita dell’opera, utilizzando reference (basi di riferimento) di prodotto. Tali reference non sono universali: il calcestruzzo varia per mix design, classe prestazionale e condizioni locali (materie prime, energia, logistica), quindi i valori devono riflettere il contesto geografico e d’uso. Per questo motivo spetta a ciascun Paese, tramite le associazioni di categoria dei produttori, costruire e aggiornare basi di riferimento nazionali fondate su dati LCA solidi sulle emissioni di carbonio dei calcestruzzi lungo l’intero ciclo di vita.
Anche con questo metodo nelle voci di capitolato, in aggiunta alla classe di resistenza, la classe di consistenza, il diametro massimo dell’aggregato e la classe di esposizione si può introdurre il concetto di riduzione percentuale rispetto al GWP.REF.
Come da UNI 11104:2025, per ogni classe di resistenza è definito un GWP.REF nazionale (es. C25/30: ~330 kg CO2/m3; C32/40: ~380 kg CO2/m3; C35/45: ~410 kg CO2/m3, con valori specifici per varianti quali aerati ecc.). Nel prospetto 8, il prodotto reale è classificato in base alla riduzione percentuale conseguita rispetto al GWP REF, sulla base delle classi di resistenza meccanica (Cxx/yy) del calcestruzzo: GWR0 (X<10%), GWR10 (10 ≤ X < 20%), …, GWR90 (90 ≤ X ≤ 100%). Per esempio: un calcestruzzo con classe di resistenza C25/30 avente una riduzione del 55% del GWP rispetto al reference (330 kg CO2/m3) è indicato con classe GWR 50.
Il metodo del reference GWRxx risulta particolarmente adatto in ambito di fornitura e procurement, ad esempio per la definizione di accordi quadro o per effettuare benchmark tra produttori. È inoltre indicato quando si desidera esprimere obiettivi di riduzione delle emissioni rispetto al “portafoglio medio” disponibile. Affinché il metodo sia efficace e robusto, è però fondamentale garantire la coerenza territoriale nella scelta del reference e la trasparenza degli scenari LCA utilizzati come base di confronto. Il paradigma del confronto rispetto a valori di riferimento è già presente sul piano internazionale, soprattutto nei contesti di acquisto pubblico e nelle linee guida per il low-carbon procurement, dove si utilizzano metriche ambientali comparate rispetto a basi di riferimento di mercato — in linea con la logica GWRxx.
Esempio di prescrizione: Voce di capitolato per un calcestruzzo destinato alla realizzazione di strutture di fondazione a contatto con terreni non aggressivi “Calcestruzzo a prestazione garantita, in accordo alla EN 206 + UNI 11104:2025; C25/30, XC2, S5, Dmax 32 mm, Cl 0,4, classe di riduzione GWR20”.

Roberto Conte
Sistemi di verifica e tracciabilità
La Dichiarazione Ambientale di Prodotto (EPD) è lo strumento di prova per entrambi i metodi. Per i prodotti da costruzione, l’EPD si redige secondo UNI EN 15804 (PCR di settore) ed è conforme a UNI EN ISO 14025 (dichiarazioni di tipo III), con verifica indipendente. In ambito CAM edilizia e infrastrutture, sono ammessi Program Operator accreditati (Reg. CE 765/2008; in Italia Accredia).
Le EPD rappresentano per i produttori, oltre che un potente strumento di comunicazione finalizzato alla valorizzazione dei propri prodotti, un sistema affidabile e credibile per trasmettere informazioni ambientali lungo la catena del valore e per ingegneri, architetti e sviluppatori un valido strumento per effettuare scelte più consapevoli in termini di sostenibilità.
L’adesione a ECO Platform e il marchio ECO EPD aggiungono garanzie sulla conformità a EN 15804 e sulla robustezza del dato, spesso disponibile anche in formato digitale (machine-readable) per facilitarne l’integrazione nei software LCA.
Confini di sistema e indicatori.
Gli indicatori delle EPD sono normalizzati e riportati con unità convenzionali per garantire un linguaggio uniforme e confronti corretti tra prodotti. Tra questi, il più utilizzato è il GWP-tot (Global Warming Potential totale) che esprime il contributo al riscaldamento globale dell’unità dichiarata di prodotto, riferito al potenziale di 1 kg di CO2 su un orizzonte di 100 anni; si misura in kg CO2eq. Poiché la produzione di cemento è intrinsecamente emissiva, il GWP è l’indicatore più discriminante per distinguere un calcestruzzo “reference” da uno con profilo ambientale migliorato.
Ai fini della classificazione del materiale, il GWP è riferito almeno ad A1–A3; per l’opera, quando disponibili, è opportuno includere A4–A5. Oltre al GWP, le EPD rendono disponibili altri indicatori (es. WDP per lo stress idrico, NFW per il consumo netto d’acqua) e possono considerare la carbonatazione del calcestruzzo, soprattutto nelle fasi d’uso e di riciclo e demolizione (moduli B/C della UNI EN 15804), utile a una lettura più completa del profilo.
EPD tools per progettazione e ottimizzazione.
La PdR ammette l’uso di EPD tools (algoritmi validati sul medesimo modello LCA del Program Operator) per progettare/ottimizzare le ricette e condurre pre-valutazioni. Tali strumenti non sostituiscono la dichiarazione verificata: la conformità alle classi Exx e GWRxx deve poggiare su EPD verificate.
Tracciabilità di filiera e controlli.
L’inserimento di Exx o GWRxx nelle prescrizioni abilita un flusso informativo tracciabile: dal produttore (EPD) al progettista (capitolato e validazione), fino alla stazione appaltante (verifica fornitura, audit). Il processo tipo prevede le seguenti fasi operative:
- prescrivere la classe ambientale (Exx o GWRxx) accanto alle prestazioni tecniche;
- richiedere EPD conforme (EN 15804/ISO 14025) da PO accreditato;
- verificare confini LCA (≥ A1–A3), coerenza dei dati e calcolo della classe;
- archiviare i dataset (anche machine-readable) per LCA d’opera, audit e rendicontazione (ESG/CSRD, CAM).
Come cambia la prescrizione: dall’idea alla voce di capitolato
La PdR sposta la sostenibilità dal piano delle dichiarazioni generiche a quello delle prescrizioni misurabili. Nella pratica:
- prima: “Calcestruzzo C32/40, XC4, S5, Dmax 20 mm, Cl 0,4”;
- dopo: la stessa voce è arricchita con un vincolo ambientale misurabile:
– opzione Exx → “… classe di efficienza E08 (GWP/MPa < 8; unità: kg CO2 m3/MPa)”;
– opzione GWRxx → “… classe di riduzione GWR20 (−20% vs GWP.REF della stessa classe)”.
Questo consente di premiare miscele più efficienti (senza imporre un mix design), mantenendo neutralità tecnologica e concorrenza tra produttori. In gara, i criteri ambientali possono essere modulati come requisiti minimi (soglia Exx/GWRxx obbligatoria) o criteri premiali (punteggi progressivi al miglioramento della classe), con un impianto di verifica basato su EPD.
Per il progettista, la possibilità di prescrivere Exx è utile quando si confrontano soluzioni strutturali alternative a parità di Rck e classe di esposizione, perché valorizza chi ottiene la stessa prestazione con minor GWP per MPa. La logica GWRxx è ideale nel procurement (accordi quadro, benchmark tra fornitori) e quando si vuole comunicare un target di riduzione rispetto al contesto medio di mercato.
Operativamente, è opportuno coordinare i vincoli ambientali con le esigenze di durabilità (UNI 11104/EN 206), di lavorabilità (reologia) e con i vincoli esecutivi (pompe, getti difficili, stagionalità). La PdR invita a contestualizzare i livelli minimi ammissibili (ad es. classi Exx molto “spin¬te” possono richiedere tecnologie non uniformemente disponibili sul territorio) e a documentare le scelte in relazione al ciclo di vita dell’opera (manutenzioni attese, vita utile di progetto).

Roberto Conte
Il valore delle performance misurabili
L’innovazione della PdR sta nell’aver reso la sostenibilità un parametro progettuale con unità di misura e classi: Exx (GWP/MPa misurato in kg CO2 m3/MPa) e GWRxx (riduzione vs GWP.REF).
Questo si traduce in effetti concreti:
- per i progettisti: possibilità di ottimizzare le scelte tra materiali e soluzioni strutturali usando un indicatore tecnico (non meramente descrittivo), di giustificare le decisioni in validazione e di alimentare con dati coerenti gli studi LCA d’opera;
- per committenti e stazioni appaltanti: criteri oggettivi e trasparenti per gare e appalti, riduzione del rischio di greenwashing, migliore comparabilità tra offerte;
- per i produttori: valorizzazione degli investimenti in EPD e innovazione di miscela, differenziazione competitiva tramite classi ambientali misurabili, accesso a criteri premiali;
- per la rendicontazione (ESG/CSRD, CAM): dati tracciabili e auditabili per attestare risultati di decarbonizzazione a livello di classe merceologica e di opera.
La presenza di confini LCA chiari (A1–A3 per il materiale; A4–A5 quando richiesti a livello d’opera) e di EPD verificate riduce le ambiguità metodologiche e consente decisioni informate. L’effetto sistemico è la costruzione di un linguaggio comune tra progettisti, produttori e committenti, con ricadute sulla qualità delle opere: meno risorse sprecate, maggiore durabilità, meno manutenzioni e, in definitiva, minori impatti lungo il ciclo di vita.
Heidelberg Materials e la nuova gamma evoBuild®
Per dare continuità operativa a quanto descritto, Heidelberg Materials dal 2025 ha reso disponibile un’intera gamma di prodotti evoBuild®, cementi e calcestruzzi sostenibili, disponibili in tutte le cementerie e centri di betonaggio in Italia, in grado di rispondere alla norma UNI/PdR 176:2025, a condizione che siano corredati da EPD verificate e che rispettino i criteri di efficienza ambientale definiti dalla UNI PdR 176.
In questa logica, evoBuild® identifica cementi e calcestruzzi che si distinguono per le caratteristiche di sostenibilità: a basse emissioni di CO₂ e/o a contenuto circolare. Ogni prodotto incluso nella gamma deve soddisfare specifici requisiti tecnici predefiniti. I cementi possono contenere sottoprodotti industriali, quali la loppa d’altoforno, le ceneri volanti e la pozzolana, che contribuiscono a ridurre il contenuto di clinker dei prodotti; i calcestruzzi possono essere confezionati con miscele contenenti i cementi evoBuild, con una notevole riduzione delle emissioni di CO2, oppure con aggregati riciclati, riducendo così l’utilizzo di materie prime naturali, come la sabbia e la ghiaia.
Nel percorso di decarbonizzazione del Gruppo, evoBuild affianca la traiettoria verso prodotti net-zero (es. evoZero®), offrendo soluzioni già disponibili per centrare obiettivi ambientali prescrivibili e verificabili lungo la filiera. Oltre alla gamma evoBuild, Heidelberg Materials Italia propone al mercato prodotti in grado di soddisfare le richieste dei CAM (Criteri Ambientali Minimi) ovvero calcestruzzi con un contenuto minimo di riciclato del 5%. Sono in grado di massimizzare l’uso di materie prime seconde e massimizzare l’impiego di materiali locali, secondo i principi dell’economia circolare.
Heidelberg Materials Italia è inoltre in grado di fornire la Life Cycle Assessment (LCA) e l’Environmental Product Declaration (EPD) dei suoi prodotti al fine di comunicare in modo trasparente gli impatti dei propri prodotti e di consentire una loro valutazione nell’ambito dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) per le gare di appalto pubbliche e negli schemi di rating per la valutazione della sostenibilità delle costruzioni: LEED (Leadership in Energy and Environmental Design), GBC Italia, ITACA, ENVISION e BREAAM.
Conclusioni
La UNI/PdR 176:2025, in coerenza con la UNI 11104:2025 e la EN 206, mette a disposizione della filiera strumenti tecnici, misurabili e tracciabili per orientare domanda e offerta verso calcestruzzi a minore impatto ambientale, senza compromessi in termini di prestazioni e durabilità. La combinazione tra classi di efficienza (Exx), classi di riduzione (GWRxx), EPD e prescrizione prestazionale trasforma la sostenibilità da dichiarazione d’intenti a requisito progettuale verificabile, al pari delle altre prestazioni strutturali.
Il percorso condiviso tra UNI e ATECAP garantisce aderenza industriale e applicabilità concreta negli appalti e nei cantieri, favorendo una transizione misurabile verso un’edilizia più responsabile.
In questo contesto si inserisce anche l’impegno di Heidelberg Materials, che contribuisce attivamente al cambiamento attraverso lo sviluppo di soluzioni a ridotto impatto ambientale, l’adozione di metriche trasparenti e il supporto a strumenti di valutazione ambientale in linea con i principali riferimenti normativi e volontari, dai CAM ai sistemi di rating per le costruzioni sostenibili.
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