Ricercatore universitario, si occupa di ecologia e ambiente. Nel tempo libero ama avventurarsi in montagna e viaggiare in bicicletta, mezzo che usa anche per gli spostamenti quotidiani. Scrive di montagna, problematiche ambientali e mobilità dolce.
Milano: in bicicletta dall’Ortica all’Idroscalo, la prima direttrice super ciclabile del progetto Cambio
In bici all’idroscalo
Ora che le giornate iniziano ad allungarsi e fa capolino la bella stagione sono moltissimi i milanesi che vogliono trascorrere qualche ora del tempo libero all’aria aperta, per praticare sport o fare un pic-nic con famigliari e amici. Ma dove andare senza per forza prendere l’automobile e restando a portata di pedale? Una meta molto ambita a pochi chilometri dal centro di Milano è l’Idroscalo, un’oasi di benessere per famiglie, bambini e sportivi raggiungibile sulle due ruote grazie a una comoda ciclabile inaugurata l’estate scorsa.
Si tratta della ciclovia che dal quartiere Ortica in circa 5 km porta al “mare dei milanesi”. In via Tucidide imbocchiamo la ciclabile che stando sul marciapiede lato sud della strada prosegue in via Angelo Corelli passando sotto la tangenziale est e attraversando il fiume Lambro. Qui passiamo sul lato opposto della carreggiata dove imbocchiamo la nuova ciclabile che costeggia la Rivoltana superando le rotonde di via Novegro e via Dante fino alla zona del Luna Park. Prendiamo quindi il sottopasso che ci consente di attraversare il provinciale e accediamo all’idroscalo tramite l’ingresso nord-ovest
Il percorso ciclabile nel tratto via Corelli-Idroscalo si snoda per circa 3,2 km stando sul lato nord della Rivoltana e comprende due corsie, separate dalla sede stradale mediante un cordolo spartitraffico che garantisce la massima sicurezza ai ciclisti. La separazione con il marciapiede, che corre sul lato opposto della carreggiata, garantisce inoltre maggior agio alle diverse tipologie di utenti e permette lo scorrimento veloce delle biciclette. La pavimentazione della ciclabile è stata realizzata con il calcestruzzo i.idro DRAIN di Calcestruzzi-Heidelberg Materials, un materiale innovativo dal punto di vista tecnico, ambientale e della prestazione ciclistica. Esso infatti, al contrario dell’asfalto, lascia passare l’acqua e riflette una percentuale maggiore di radiazione termica permettendo il drenaggio in falda e limitando la sensazione di calore nelle afose giornate estive. Infine, l’elevata porosità conferisce al fondo una maggiore elasticità aumentando così il comfort della pedalata.
Il progetto Cambio
La ciclabile in questione è il tratto iniziale della linea 6, la linea rosa del biciplan “Cambio” che in futuro collegherà Milano con la provincia di Bergamo a Caravaggio passando per Segrate, Pioltello, Rodano, Vignate, Liscate e Truccazzano. È inoltre il primo tratto ciclabile della vasta rete di mobilità dolce che consentirà di muoversi in bicicletta in tutta l’area metropolitana milanese. Il biciplan “Cambio” è un ambizioso progetto di mobilità sostenibile che punta a collegare il capoluogo lombardo con i 133 comuni dell’hinterland tramite un’infrastruttura ciclabile che si estende per 750 km. Essa sarà costituita da 16 linee radiali che da Milano si dispiegano in tutte le direzioni per 20-30 km fino a toccare le provincie limitrofe alle quali si aggiungono 4 ciclabili circolari concentriche che permettono di spostarsi tra un raggio all’altro e 4 greenways che lambiscono la provincia sui vari lati. Tali corridoi ciclabili andranno a integrarsi con la rete ciclabile secondaria in parte già esistente collegando scuole, presidi sanitari, musei, fermate del trasporto pubblico e poli commerciali. L’infrastruttura rappresenta il mezzo attraverso la quale la città Metropolitana di Milano intende cambiare l’intera società in ottica di tutela ambientale, sviluppo economico e benessere collettivo. Nello specifico Cambio si propone di migliorare la qualità dell’aria, incentivare l’attività fisica quotidiana dei cittadini e aumentare la sicurezza sociale incentivando la ciclabilità urbana e rendendo le due ruote il mezzo più ovvio per spostarsi. Il progetto, avviato l’anno scorso, è a circa l’1% dell’opera e la conclusione è fissata per il 2037; il costo stimato per la realizzazione ammonta a 225 milioni di euro e avrà un impatto socioeconomico positivo pari a 1,1 miliardo di euro grazie ai mancati danni legati all’inquinamento, agli incidenti e alla riduzione dell’impatto climatico ed ecologico causato dal traffico automobilistico.
Un progetto in prospettiva europea
Ad aprire la strada alle due ruote, letteralmente parlando, sono stati i Paesi Bassi che a partire dagli anni ‘70 hanno invertito la tendenza di motorizzazione crescente e incontrollata creando piste ciclabili urbane. L’avvio non fu dettato da motivazioni ambientaliste quali il miglioramento della qualità dell’aria e la decarbonizzazione bensì dall’enorme numero di morti in strada (più di 3000/anno) e dalla crisi del petrolio del 1973. Da allora, grazie alla realizzazione di una vasta rete di ciclabili per lo più indipendenti dalla carreggiata principale e alla rimozione di strade e parcheggi, il numero di biciclette è via via aumentato costituendo il mezzo principale per gli spostamenti urbani (circa il 40-60% a seconda delle città mentre erano il 20% negli anni ‘60). Attualmente ad Amsterdam vi sono 0,8 bici/abitante (a Milano sono 0,08) e 400 km di piste mentre il tasso di motorizzazione è di 257 veicoli/1000 abitanti (a Milano è di 495 veicoli/1000 abitanti).
Sulla scia dei Paesi Bassi diverse città si sono dotate di una vasta rete di ciclabili e di politiche di disincentivazione del traffico; tra queste le più eccellenti sono alcune capitali europee, tra cui Copenaghen, Oslo, Helsinki, Parigi, Berlino e Vienna ma vi sono anche città dell’Europa meridionale quali Siviglia, Barcellona e Tolosa e città extra-europee quali Bogotà, Tokyo, New York, Montréal e Vancouver. L’Italia arranca un po’ dal punto di vista della ciclabilità e nonostante i notevoli investimenti fatti in città quali Reggio Emilia, Mantova, Ferrara, Padova, Trento e Bolzano, non è al passo con gli stati del centro-nord Europa. Milano potrebbe essere la prima città italiana a dotarsi di una rete ciclabile utilizzabile per gli spostamenti urbani a lunga percorrenza, aprendo così la pista anche al resto del paese.
L’importanza dei corridoi super ciclabili
Uno dei problemi principali che limitano lo sviluppo ciclabile delle grandi città, e la conseguente riduzione del traffico automobilistico, è la frammentazione e la discontinuità dei percorsi, che non risultano funzionali alla mobilità interurbana. L’area metropolitana di Milano attrae milioni di persone, sia per studio (vi sono 8 università per un totale di circa 190000 studenti) che per lavoro (vi sono circa 300000 imprese con circa 1,7 milioni di addetti) oltre ad avere una forte attrattività turistica (16 milioni di presenze/anno nel 2019). La mobilità principale è pertanto costituita dalle persone che entrano ed escono dal comune di Milano e le politiche di mobilità devono tenere conto dei diversi utenti e delle distanze percorse, per esempio favorendo l’intermodalità bici+treno o bici+bus. Si stima che il 44% degli spostamenti avviene all’interno del comune, il 30% tra comuni e il 26% tra provincie diverse con un totale di quasi 4 milioni di spostamenti quotidiani.
La bicicletta rappresenta un mezzo idoneo per la mobilità inter e intra comunale ma non tra provincie e risulta particolarmente competitiva, in termini di tempo e di soldi, soprattutto per distanze inferiori a 15 km. Per questo è importante che ci siano percorsi ciclabili continui e indipendenti dal traffico che seguano le direttrici urbane a maggior frequentazione, collegando i diversi comuni.
La realizzazione di tali direttrici, ovvero dei 16 corridoi super-ciclabili radiali previsti dal biciplan, ha una duplice funzionalità: l’incentivazione degli spostamenti quotidiani casa-lavoro e casa-scuola e il raggiungimento dei maggiori percorsi cicloturistici lombardi quali le ciclovie fluviali (navigli, Adda, Ticino e Po) e le ciclabili dei laghi (Brianza, Lecco-Como, Varese) per un rilancio del turismo lento. Da tali percorsi beneficerebbero anche i cicloamatori e i cittadini lombardi che potrebbero partire direttamente da casa per effettuare scampagnate o per raggiungere i luoghi di cultura. Il tragitto che collega Segrate con Milano, per esempio, oltre a rappresentare la direttrice che in assoluto ospita il maggior flusso di traffico in entrata e uscita dal centro città, intercetta la ciclabile dell’Adda, 3 musei e 107 beni culturali.
Nonostante tale linea sia stata completata solamente nel tratto iniziale è già parecchio frequentata, con circa 500 utenti giornalieri nelle giornate di sole. Certo, non è ancora possibile arrivare a Segrate e Caravaggio ma per il momento ci accontentiamo di raggiungere l’Idroscalo, sulle due ruote e non più con “i scarp de tennis sul stradun”.