La storia del TX Active® inizia nel 1991, quando i ricercatori di Italcementi focalizzano il lavoro di ricerca sulle proprietà auto-pulenti del cemento dedicando un intero decennio allo sviluppo di materiali da costruzione contenenti fotocatalizzatori. Si credeva fermamente che la trasformazione di fatto dell’energia solare sotto altre forme rappresentasse una delle opportunità più rilevanti per la ricerca e l’innovazione tecnologica. Le emissioni e le particelle sporche presenti nell’aria si depositano infatti sulla superficie lasciando macchie scure che richiedono rimozioni lunghe, rese possibili solo grazie all’impiego di prodotti chimici aggressivi e costosi. Diverse tecnologie – come i rivestimenti in silicone idro-repellente – sono state applicate nel tentativo di evitare di dover incorrere in tale processo di detersione. Nondimeno, anche queste si sono rivelate soluzioni costose che tendono a perdere efficacia nel tempo.
Convinti che ci dovesse essere una soluzione più efficace atta a preservare le proprietà estetiche del calcestruzzo, i ricercatori, coordinati dall’allora Direttore R&S Luigi Cassar, decisero di intraprendere una strada completamente diversa, sfruttando l’energia solare per scomporre le sostanze dannose prima che queste potessero formare residui sulle superfici e modificarne l’effetto estetico. Per raggiungere questo obiettivo, il team di ricercatori creò una miscela di cemento contenente sostanze conosciute come “fotocatalizzatori” che utilizzano la luce del sole per ossidare gli inquinanti e le sostanze tossiche (Pm10, ossidi e biossidi di azoto, aromatici policondensati, benzene e ossido di carbonio) che si depositano sugli edifici, e trasformarli in elementi meno dannosi e tossici, quali carbonati, nitrati e solfati, che vengono in seguito rimossi dall’acqua piovana.
La svolta giunse quando, proprio per soddisfare le richieste di costruttori e architetti di realizzare un intonaco che oltre a essere bianco e resistente fosse anche in grado anche di mantenersi candido e brillante, alcuni minerali di un particolare tipo di ossido di titanio vennero aggiunti alla miscela di cemento. Tale accoppiamento fu straordinariamente vincente e restituì benefici superiori ad altri materiali, portando all’invenzione di un nuovo materiale che, irradiato dalla luce, sorprese gli stessi ricercatori in primis per la sua brillantezza. L’introduzione dell’ossido di titanio aveva fatto sì che le superfici fossero di un bianco splendente quando esposte alla luce, risultando più brillanti e pulite e, di conseguenza, capaci di garantire una qualità estetica che perdura nel tempo, grazie alle proprietà autopulenti e all’effetto antisporcamento (de-soiling effect).
In seguito, alcune prove eseguite presso l’Università di Ghent (Belgio) hanno dimostrato che le superfici fotocatalitiche realizzate con questo tipo di cemento, infatti, sono in grado di decomporre i microrganismi che intaccano le superfici, inibire il deposito e la proliferazione di alghe, prevenire il conseguente deterioramento delle stesse.
Nel 1996 la spettacolare costruzione della chiesa romana “Dives in Misericordia” progettata dall’archistar americana Richard Meier – con le sue vele di calcestruzzo bianche, enormi e scintillanti – testò l’efficacia del prodotto messo a punto dal prof. Cassar, diventando la prima testimonianza evidente della sua efficacia. Per una struttura di tale prestigio architettonico e significato simbolico si richiedeva l’uso di un calcestruzzo straordinario, che fosse non solo in grado di fornire elevate prestazioni di resistenza e durevolezza, ma anche caratterizzato da un colore bianco di impareggiabile brillanza.
Durante la costruzione della chiesa si poté constatare che l’aria circostante la nuova struttura era effettivamente più pulita di prima. L’ossido di titanio presente nel cemento, infatti, aveva accelerato l’ossidazione degli inquinanti nell’aria, rendendoli innocui per l’ambiente e per l’uomo. «Durante la costruzione della chiesa abbiamo potuto constatare che l’aria circostante la nuova struttura era effettivamente più pulita di prima. L’ossido di titanio presente nel nostro cemento infatti aveva accelerato l’ossidazione degli inquinanti nell’aria, rendendoli innocui per l’ambiente e per l’uomo» spiegò Luigi Cassar.
Appurato che non si trattasse di pura casualità, ma del risultato di un’azione innescata dal cemento, il materiale è stato così brevettato come “mangia smog”. Naturalmente l’esito positivo non è stato frutto del solo puro caso, ma anche del lavoro e della collaborazione instaurata da Italcementi con diversi partner per i test di valutazione, come ISOF-CNR, l’Università di Ferrara, il centro di ricerche della Comunità Europea di Ispra. Altri test scientifici hanno in seguito confermato tale capacità mangia-smog, che acquisì immediatamente un posto di primo piano nelle strategie di sviluppo e marketing della società. In base a uno studio effettuato, le superfici rivestite con il prodotto di Italcementi riducono di circa l’70% l’ossido di azoto contenuto nell’aria. L’ossido di azoto costituisce il componente dannoso che contribuisce alla formazione delle polveri sottili ad altezza piuttosto bassa.
Il nuovo materiale, quindi, era in grado non solo di favorire la pulizia del manufatto, ma al tempo stesso di assicurare un disinquinamento dell’aria circostante: un sottile strato di rivestimento cementizio fotocatalitico e la luce del sole sono quindi gli unici elementi necessari per iniziare un’autopulizia duratura delle facciate degli edifici e dell’atmosfera circostante. Un utilizzo costante ed esteso del prodotto all’interno della cerchia urbana migliorerebbe considerevolmente la qualità dell’aria.
Dal 2006, l’invenzione di Luigi Cassar è disponibile sul mercato e viene venduta con il nome di TX Active. Da allora, la ricerca, lo sviluppo e i progressi di Italcementi riguardo a questo tipo di cemento sono stati incessanti. In particolare, per la ricerca di TXActive® Italcementi ha investito circa 5 milioni di euro. Altrettante risorse sono arrivate da finanziamenti dell’Unione Europea nell’ambito di programmi di ricerca e innovazione.