Laureata a pieni voti in Lettere Moderne ed Editoria all’Università degli studi di Milano, è giornalista pubblicista dal 2010. Affronta i complessi meccanismi della comunicazione pubblica e istituzionale come Responsabile della Comunicazione per l’Assessorato alla Mobilità e Ambiente del Comune di Milano, ruolo che ricopre per alcuni anni. Nel 2010 entra in Azienda, un passaggio importante, che le permette di completare il proprio profilo professionale nell’ambito della comunicazione di un grande Gruppo internazionale. Oggi per Heidelberg Materials si occupa principalmente di comunicazione corporate, stakeholder engagement e organizzazione di eventi.
L’illustratrice Ylenia Manzoni firma l’immagine della Magut Race 2024
La nostra azienda, prima con lo storico marchio Italcementi e oggi con il nuovo brand Heidelberg Materials, è da anni main sponsor della manifestazione Magut Race, una sfida unica che vede atleti, “magut” e amatori sfidarsi sui pendii montani con in spalla un sacco di cemento Tecnocem 32.5 da 25 kg, il più venduto in Italia.
È ormai nostra tradizione sostenere questa particolarissima competizione anche con la realizzazione ad hoc di una maglietta che viene inserita nel pacco gara per gli atleti. Non si tratta però di una “semplice” t-shirt sportiva. Ogni anno, infatti, commissioniamo a un’artista l’illustrazione – in versione uomo e in versione donna – che rappresenti con la sua visione e stile l’atleta che sale la montagna con il sacco in spalle. Abbiamo quindi creato, negli anni, una vera e propria collezione di t-shirt uniche e molto diverse tra loro. Quest’anno abbiamo voluto coinvolgere nel nostro progetto Ylenia Manzoni, chiedendole di interpretare con il suo personalissimo stile il tema della gara.
«Amo la genuinità di queste manifestazioni, perciò sono molto contenta che mi abbiano chiesto quest’anno di creare l’illustrazione per la Magut Race». A parlare è Ylenia Manzoni, artista bergamasca che da circa un anno vive e lavora a Mira, in provincia di Venezia.
Sono la sua creatività e il suo talento a caratterizzare l’immagine della Magut Race 2024, la corsa dei muratori, in programma il prossimo 13 luglio a Selvino. Con uno stile inconfondibile, capace di attingere alla tradizione e a un certo gusto vintage pur restando totalmente originale, Ylenia Manzoni ha dato vita, forma e colore ai suoi atleti: un uomo e una donna che corrono in salita in un ambiente montano, portando sulla spalla l’iconico sacco di cemento griffato Heidelberg Materials.
Una gara unica
Un percorso lungo 230 metri con 70 metri di dislivello e, non meno importante, obbligati a trasportare fino al traguardo un sacco da 25 chili di cemento. Sono questi gli elementi della Magut Race, la corsa dei muratori che quest’anno giunge alla sua ottava edizione. La corsa, una cronometro individuale con partenze distanziate di 20 secondi, è organizzata dal runner Mario Poletti di Fly Up, in collaborazione con il Gruppo Selvino Sport e con il patrocinio del Comune di Selvino. E proprio Selvino, con i suoi sentieri in salita e i suoi percorsi è il contesto ideale per questa competizione che unisce la passione per la montagna alla tradizione di una provincia. «Bergamasca terra di muratori» si dice – e allora – cemento in spalla e correre. È questo lo spirito da cui nasce questa iconica competizione, divertente per il pubblico, ardua per chi decide di mettersi alla prova. Ci vuole forza fisica, resistenza e determinazione, oltre a una sana dose di follia.
La gara si svolge nel pomeriggio e si conclude con l’immancabile festa serale. Lo scorso anno la “Magut” ha registrato oltre 200 partecipanti, con una presenza femminile in crescita anno dopo anno. Il sacco di cemento portato in spalla da atleti e atlete è il Tecnocem “32.5”, il cemento più usato in Italia, prodotto a Calusco d’Adda da Heidelberg Materials, da anni main sponsor della manifestazione.
Due atleti unconventional
E come ogni anno, da tradizione, nel pacco gara gli atleti trovano una maglietta disegnata appositamente per l’evento. Per l’edizione 2024, Heidelberg Materials ha chiamato l’artista Ylenia Manzoni che a Bergamo ha le sue origini: «Sono nata e cresciuta a Cisano Bergamasco, poi ho vissuto 15 anni a Bergamo e la città è ancora ciò che chiamo casa». Da circa un anno Manzoni si è trasferita in Veneto, a Mira, dove lavora in uno studio di tatuaggi, professione che svolge da quando aveva 19 anni. Ma il legame con il territorio d’origine continua a essere forte, come racconta: «Amo le cose senza troppi fronzoli e queste manifestazioni semplici, trovo che, in un mondo che corre veloce verso il futuro, facciano bene».
Hanno un sapore tradizionale anche le illustrazioni che Manzoni ha creato per la gara, frutto di uno stile personale che attinge a una memoria visiva nutrita in anni di costante esercizio, con una dedizione quasi artigiana.
Una passione che viene da lontano
«Ricordo che i miei genitori dovevano lasciarmi all’asilo un’ora prima degli altri per andare al lavoro e io mi mettevo a disegnare. Ho sempre avuto questo modo di comunicare». Ylenia Manzoni, classe 1988, pare nata con la matita in mano e quando ricorda da dove arriva questa passione non può che tornare con la memoria ai disegni di bambina: «Ricordo che a fine anno la mia cartelletta dei disegni era il triplo di quella degli altri bambini». La strada verso il liceo artistico sembra scontata, ma anche in quel caso la scelta non è così banale: «Ho frequentato il liceo tradizionale, di quattro anni, a Lecco. Era uno degli ultimi corsi con questa possibilità, ma volevo farlo perché sentivo che era la strada corretta per me».
La scoperta dei tatuaggi e un nuovo modo di disegnare
«Negli anni dell’artistico e nel periodo in cui ho frequentato l’Accademia di Brera a Milano ho scoperto di essere molto brava nella copia dal vero e nel disegno realistico, ma soffrivo il fatto di non avere una lettura mia». L’esperienza in accademia dura un anno e mezzo, poi per l’artista inizia una nuova strada. A 19 anni inizia a lavorare come assistente in uno studio di tatuaggi, impara una professione e un nuovo modo di esprimersi: «Grazie allo studio del tatuaggio sono riuscita a passare dalla fase di mera copiatura a una rielaborazione personale. Avevo la necessità di realizzare l’immagine usando meno linee e dettagli possibili e ho lavorato a lungo per arrivare alla sintesi che oggi caratterizza il mio modo di disegnare».
Sempre al mondo del tatuaggio appartengono anche i suoi riferimenti e gli artisti a cui si ispira maggiormente sono due tatuatori e illustratori di fama internazionale: «Ne cito due, Amanda Toy e Peter Aurish». La prima è un’artista genovese che da tempo vive e lavora a Milano. Amanda Toy, racconta la realtà con colori vivaci e vibranti e uno stile giocoso, pop e un po’ disubbidiente. Il secondo è un tatuatore tedesco con uno studio a Berlino dal 2011. Aurisch combina linee audaci e forme umane contorte ispirate a Gustav Klimt ed Egon Schiele, con una geometria dinamica influenzata dal cubismo di Pablo Picasso.
Dipingere per evadere, entrando in un’altra epoca
«Amo dipingere e fare illustrazioni. Di fronte a una tela, con degli acrilici, raggiungo uno status mentale di completa rilassatezza, qualcosa che non puoi ritrovare con il disegno digitale che comunque uso per le illustrazioni e i tatuaggi. Ma toccare il materiale è una cosa diversa» spiega Ylenia Manzoni mentre è in studio e racconta quello che per lei è un esercizio costante. «I primi anni facevo fatica a portare su carta quello che pensavo, tutto è arrivato col tempo, lavorando giorno dopo giorno».
L’arte è anche un modo per vivere epoche diverse, come spiega Manzoni: «A volte penso che non sono figlia del mio tempo, perché ho un gusto più legato al passato. Amo, per esempio, le pubblicità degli anni Cinquanta, quelle linee e quei colori e inevitabilmente le riporto nei miei lavori».
«Ogni tanto penso che vorrei riprovare a fare una copia dal vero, ma credo non ne sarei più capace» conclude.
Dopo la “Magut” nuovi progetti
«Mi piace lanciarmi in nuovi progetti, soprattutto fare cose che non ho mai fatto prima. Per reinventarmi – racconta Ylenia, – Quest’anno per esempio ho avuto l’occasione di studiare delle divise da ciclismo, è stata la prima volta, ho imparato cose nuove, mi sono confrontata con i materiali, ma soprattutto mi sono divertita».
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