Laureato in Scienze Naturali e con un Master in Ingegneria Ambientale, lavora in WSP da 25 anni dove si occupa di valutazione di impatto ambientale, biodiversità ed effetti dei cambiamenti climatici. Ha collaborato con l’Università di Harvard, è professore a contratto dell’Università di Torino e membro del Consiglio di Amministrazione del Politecnico di Torino.
Biodiversità e Sostenibilità. Le due facce della mutua dipendenza tra uomo e natura
L’esistenza di un legame dinamico di interdipendenza tra l’uomo, le sue attività e l’ambiente in cui vive è una consapevolezza crescente ma purtroppo non ancora condivisa dalla maggior parte di noi. Per capire le reali implicazioni di questa connessione e la necessità di sviluppare comportamenti sostenibili nei confronti dell’ambiente è importante prendere in considerazione il nostro rapporto con la biodiversità.
Il termine è stato coniato nel 1988 dall’entomologo americano Edward Osborn Wilson ma è durante il summit mondiale della Terra del 1992 a Rio de Janeiro che la biodiversità viene riconosciuta ufficialmente dall’ONU come l’insieme di varietà e variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui essi vivono, includendo la diversità a livello genetico, di specie e di ecosistema.
Sul pianeta vi sono aree che ne sono più ricche ed altre meno. L’Italia, e in generale l’area mediterranea, è un hotspot di biodiversità perché ospita un grande numero di specie ed ecosistemi; in una piccola area della Basilicata, ad esempio, che rappresenta appena lo 0,1% della superficie dell’Italia, abbiamo trovato il doppio delle specie di farfalle di tutto il Regno Unito.
La convenzione sulla biodiversità dell’ONU, che mira a tutelare la diversità biologica e a utilizzare in maniera sostenibile ed equa i servizi ecosistemici che questa fornisce, ha aperto la strada all’adozione di normative per la sua protezione in quasi tutti i Paesi del mondo, ponendo i presupposti perché la biodiversità uscisse dai consessi accademici. Tra queste c’è anche la recente “Legge sulla natura” uno degli elementi cardine del Green Deal Europeo (Il Patto Verde formato dall’insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione Europea con l’obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050. Ndr), che si propone di fermare la perdita di biodiversità e di ripristinare gli ecosistemi in Europa.
Oltre ai governi, anche le aziende in questi anni si sono rese conto sia degli effetti delle loro attività sulla biodiversità che della loro dipendenza dai servizi ecosistemici e alcune si sono attivate per recepirla all’interno dei loro piani di gestione e sviluppo. Le più avanzate poi, si sono dotate di politiche e programmi particolarmente stringenti per diminuire il proprio impatto e contribuire alla conservazione e al ripristino della biodiversità.
Il riconoscimento del legame di interdipendenza tra business e biodiversità, cioè che non solo le attività economiche impattano sull’ambiente ma che anche queste a loro volta dipendono dalla salute della biodiversità, è stato un cambio di passo nelle politiche ambientali delle aziende che, nel cercare di evitare i possibili danni occorrenti da ecosistemi alterati, ne hanno certificato il valore economico.
Caso di scuola è l’impollinazione. Una parte molto grande dell’agricoltura si basa sull’impollinazione da insetti e se questi diminuiscono il servizio ecosistemico dell’impollinazione decade. Il valore economico globale di questo servizio è stimato in 153 miliardi di dollari, dei quali 22 in Europa e 3 in Italia. In California, dove gli impollinatori sono drasticamente diminuiti, per l’impollinazione delle gigantesche piantagioni di mandorli vengono importati ogni anno migliaia di alveari, in alcuni casi persino dall’Australia.
WSP lavora quale consulente tra i più quotati a livello internazionale sul tema della biodiversità a fianco proprio di queste imprese particolarmente esigenti, per aiutarle nel raggiungimento dei loro obiettivi di sostenibilità ambientale, economica e sociale applicando una visione globale a soluzioni definite secondo necessità e caratteristiche locali nei settori delle infrastrutture, dell’industria e dei servizi.
Nata in America 130 anni fa, WSP è una società globale di servizi professionali di ingegneria e consulenza con 557 uffici in tutto il mondo ed oltre 68 mila dipendenti, tra cui circa 15 mila esperti di ambiente che comprendono circa 500 ecologi. Tra i nostri clienti annoveriamo governi di ogni parte del pianeta ma anche la Banca Mondiale, grandi aziende e associazioni come il WWF. In Italia siamo presenti da quarant’anni come una delle principali società di consulenza e ingegneria specialistica del Paese, primi nel settore dell’ingegneria ambientale con oltre 350 professionisti in sette sedi sparse sul territorio nazionale. La nostra esperienza ci ha portato alla consapevolezza dell’importanza delle politiche pubbliche in questo settore e alla presa d’atto della crescente rilevanza dell’azione dei privati.
Quando lavoriamo con le imprese definiamo come prima cosa il perimetro dell’analisi, ovvero l’area nella quale si estendono le relazioni tra le attività aziendali e la biodiversità e i valori di biodiversità presenti, come ad esempio le aree protette, i siti classificati, le specie e gli ecosistemi di interesse conservazionistico. Facciamo poi una valutazione della dipendenza delle attività aziendali dai servizi ecosistemici, quali ad esempio la depurazione dell’acqua, l’assorbimento di CO2, la stabilità dei versanti e qualità del suolo, per soppesare i potenziali rischi che l’azienda corre in relazione a una loro degradazione. Infine, viene effettuata una valutazione dell’impatto che l’azienda ha su questi valori dando raccomandazioni per ridurre impatti e rischi; una lista di interventi stilati da esperti con tempi e azioni realizzabili.
In passato abbiamo lavorato monitorando la biodiversità soprattutto per nuovi progetti ma sempre più spesso ce ne stiamo occupando in relazione a strutture già esistenti. In alcuni casi ci limitiamo alla diagnosi della situazione in essere e alla proposta di piani di intervento, in altri siamo coinvolti nella loro implementazione. Come in Turchia dove stiamo lavorando da 11 anni o nel sud Italia dove da dieci supervisioniamo progetti di ripristino della biodiversità.
Con Heidelberg Materials, e prima ancora con Italcementi, abbiamo realizzato valutazioni di impatto ambientale e piani di gestione della biodiversità in tutta Italia, dalla Basilicata alla Sardegna, dal Trentino alla Calabria ed Abruzzo.
Spesso si è trattato di studiare la biodiversità per cave con cementificio associato, situazioni complesse che vedono la presenza di zone soggette a scavo e zone dove il soprassuolo non verrà mai toccato. Il nostro lavoro ha l’obiettivo di evidenziare le opportunità per gestire l’intera area della concessione a favore della diversità biologica sia durante l’operatività della cava che al termine dell’attività estrattiva in modo da rendere più efficace il ripristino del territorio. Nello svolgere le attività di cava si creano spesso piccoli ambienti favorevoli all’insediamento e al mantenimento della biodiversità, come ad esempio una parete di roccia, laghetti o cumuli di sabbie che attraggono specie che altrimenti non sceglierebbero quelle zone.
La cava di Casalgrasso, in provincia di Cuneo, ne è un esempio. Posta al confine con l’area protetta del Parco del Po, in una pianura alluvionale alla confluenza di due corsi d’acqua, Casalgrasso è una cava di inerti dotata di una draga che estrae sabbia e ghiaia. Per conformazione e localizzazione questo sito è una zona umida che attrae soprattutto uccelli acquatici, che spesso usano i fiumi come vie preferenziali di migrazione. Monitorando l’area si è scoperto che le pareti verticali create artificialmente dall’accumulo di materiale di risulta della cava si sono rivelate ideali per l’insediamento del gruccione, un uccello migratore di origine africana presente in Europa nei mesi estivi che nidifica nella terra facendo delle gallerie in fondo alle quali depone le uova. Lo stesso dicasi per i laghetti artificiali nati a seguito delle escavazioni, divenuti habitat per diverse specie di anfibi.
L’analisi della biodiversità di un territorio avviene a livelli e scale differenti e le misure per la sua conservazione durano tendenzialmente anni. Ci sono attività una tantum, come la piantumazione di specie autoctone che generano nuovi ambienti, ma poi ci sono anche le attività periodiche come lo sfalcio dei prati. Per la cava di Casalgrasso ci siamo focalizzati sugli spazi non cavati e che non verranno cavati in futuro, individuando come prioritari l’eradicamento delle specie invasive, la piantumazione di alberi e arbusti che favoriscano l’insediamento di alcune specie di uccelli e la creazione di spazi favorevoli ad alcune specie acquatiche, di insetti e uccelli. Il tutto invitando anche a realizzare censimenti della fauna e della flora con specialisti, per valutare il successo di queste azioni.
Heidelberg Materials dispone di un protocollo per la valutazione della biodiversità che ci facilita l’azione e che seguiamo e integriamo con la nostra esperienza. Quando lavoriamo con Heidelberg Materials ci relazioniamo sia con il personale di sito, dai direttori di cava fino agli operai, che con il personale responsabile della sostenibilità a livello centrale. Se con questi ultimi la condivisione degli obbiettivi e la sintonia nella visione delle operazioni da compiere è una caratteristica che contraddistingue ormai da anni i nostri rapporti, anche il personale di cava con cui di volta in volta vengono condivisi i risultati attesi e le metodologie, sviluppa un atteggiamento molto collaborativo e spesso curioso sia sul nostro lavoro che sulla biodiversità in generale. In queste occasioni i contributi dati in termini di informazioni utili, soprattutto in tema di fauna locale, si rivelano i migliori per accuratezza e precisione. Un aiuto prezioso per capire prima e meglio i livelli di biodiversità ed agire con più precisione.
Noi raccomandiamo sempre di fare formazione al personale operativo perché gestisca le aree verdi in chiave di biodiversità. Se non istruito, un manutentore opera normalmente secondo finalità estetiche e funzionali che spesso non sono le più indicate per la conservazione ed il miglioramento della biodiversità. Normalmente le indicazioni che diamo cambiano le pratiche comuni in cava, per esempio la gestione dei cumuli di suolo vegetale, ma sono proprio le attività che svolge il personale presente sul posto, messe in pratica correttamente e continuativamente, che fanno la differenza.
La tutela della biodiversità è legata indissolubilmente all’attività svolta da ognuno, a tutti i livelli decisionali ed operativi ed a tutte le scale di grandezza. Capire questo concetto ed agire di conseguenza è la chiave per un futuro sostenibile ed un ambiente più sicuro e sano per tutti.
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