Architetto, fondatore di NeXt-City Lab, all’attività professionale con lo studio PBeB Architetti di Bergamo affianca quella didattica al Politecnico di Milano dove è stato docente nel Corso di Laurea in Architettura Ambientale e di Architettura, Urbanistica e Ingegneria delle Costruzioni, occupandosi delle tematiche relative alla progettazione del paesaggio e del rapporto tra costruito e ambiente naturale. È stato professore invitato all’Università Tecnica di Riga, alla Scuola di Design e Architettura ELISAVA di Barcellona, all’Accademia di Architettura di Mendrisio, alla Bilgi University di Istanbul, alla Scuola di Architettura di Toledo, alla Scuola di Architettura di Salonicco e alla Scuola Nazionale di Architettura e di Urbanistica di Tunisi.
La progettazione come leva per paesaggi urbani e infrastrutture sostenibili
Ambiente, green economy, riduzione dell’impronta di carbonio, tutti termini entrati nell’uso comune, non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per il grande pubblico e per i cittadini in generale. Si sta sviluppando una sensibilità importante e diffusa verso questi temi che sono posti anche alla base del mondo dell’edilizia e delle costruzioni: ormai è impossibile progettare e costruire senza tenere in conto le conseguenze e gli impatti sull’ambiente delle proprie azioni. Anzi, molti dei progetti più interessanti e innovativi sono pensati per ricucire strappi o risanare ferite a livello urbano e territoriale causate in passato.
Entrando più nello specifico, è ormai consapevolezza di tutti un aspetto che fino a poco tempo fa veniva considerato un argomento trattato solo da pochi specialisti e cioè il fatto che Architettura e Paesaggio costituiscono un binomio imprescindibile nei progetti di trasformazione della città e del territorio alle differenti scale.
Dalla pianificazione e rigenerazione urbana al progetto di prodotto l’approccio deve porre un’attenzione importante al concetto di sostenibilità. Un approccio maggiormente rispettoso delle risorse del pianeta e del rapporto con il mondo naturale non costituiscono solo un dovere ormai improrogabile per limitare gli effetti che a livello globale rischiano di compromettere irrimediabilmente l’equilibrio, la sopravvivenza e la qualità di vita delle future generazioni ma costituisce un’opportunità per cogliere e utilizzare al meglio le risorse che sono messe a disposizione dall’Unione Europea e dall’Italia per il Green New Deal che dovrà guidare gli indirizzi politici e decisionali nei prossimi anni.
Maggiore attenzione al contenimento dell’inutile spreco di materiali, di energia, una maggiore attenzione alla durabilità degli edifici e degli oggetti e al progetto del loro ciclo di vita e politiche per una mobilità ripensata in molti suoi aspetti costituiscono le parole chiave di questa trasformazione.
Il Recovery Fund determinerà la realizzazione di interventi massicci che trasformeranno in modo significativo i nostri territori, dalle città alle infrastrutture. Questa opportunità rischia di trasformarsi in un vero disastro se non si pone l’accento sulla “qualità” di questi interventi, si sente parlare troppo spesso di quantità, di numeri, di processi, di ingegnerizzazione ma non dobbiamo dimenticare che ciò che ci rende orgogliosi della nostra storia è la qualità artistica, compositiva, estetica di ciò che è stato realizzato in passato.
Un’infrastruttura, per esempio, una linea ferroviaria, un’autostrada, un viadotto, dovrebbero essere pensate innanzitutto come opere d’arte nel territorio mentre troppo spesso vengono gestite attraverso processi di ingegnerizzazione guidati da professionisti di altissimo livello tecnico ma che non hanno nessuna formazione specifica in tema di progettazione paesaggistica e artistica. Può sembrare un paradosso ma la realizzazione di un’infrastruttura è la più potente occasione di progettazione artistica che la nostra società possa avere e non va sprecata.
Ciò che abitualmente viene realizzato è sotto gli occhi di tutti e se si vogliono ottenere risultati diversi non si può procedere con i medesimi criteri di accreditazione professionale. Diventa sempre più importante, quindi, affiancare le società di engineering, le amministrazioni e le società di gestione in questi processi, tra i quali occupa un posto principale ovviamente la rigenerazione urbana.
È sotto gli occhi di tutti, infatti, che le nostre città non hanno più necessità di espansione. L’occupazione e il consumo di suolo sono processi che devono appartenere al passato e che sono giustamente limitati da una normativa molto chiara ma che sembra non produrre i risultati attesi. Il consumo di suolo continua a caratterizzare la modalità di progettazione dei nostri territori basti pensare al proliferare dei poli per la logistica nelle nostre campagne.
È necessario quindi intervenire sulle aree già costruite e dismesse per riqualificare intere aree oggi degradate ed è necessario intervenire negli spazi interstiziali del costruito per riqualificare luoghi che diventino occasione di riqualificazione (o rigenerazione appunto) urbana.
Tali interventi possono andare dal semplice ridisegno delle aree pedonali alla realizzazione di progetti di intervento paesaggistico che hanno potenzialità enormi. Non sempre demolire è la migliore soluzione anzi direi che la demolizione dovrebbe essere l’ultima delle risposte.
Ogni volta che si autorizza una demolizione, percorrendo la scorciatoia del cammino più semplice, si perde un pezzo di storia e la possibilità di produrre qualcosa di veramente unico e specifico di quel luogo. Le nostre città sono fatte di processi di stratificazione più che di sostituzione.
Demolire per sostituire con brani di città pensati ex-novo produce quasi sempre spazi asettici, impersonali e nei quali è difficile percepire la ricchezza e la storia di un luogo. Il progetto di riqualificazione della High-line di New York è un esempio di successo universalmente riconosciuto.
I comitati di quartiere si erano battuti per evitare la demolizione di quella linea sospesa di metropolitana dismessa, abbandonata e degradata. Quella battaglia ha prodotto uno degli spazi pubblici di maggiore successo a livello mondiale, un’idea potente e al contempo molto semplice che ha determinato la riqualificazione anche economica di interi quartieri che lungo quella linea si erano sviluppati.
Non dimentichiamo inoltre che demolire vuol dire portare in discarica migliaia e migliaia di metri cubi di macerie e lo spreco di materiali e di risorse naturali, oltre che di energia produce un bilancio inevitabilmente negativo dal punto di vista ambientale ed energetico.
Anche il concetto di Paesaggio, soprattutto nei centri urbani e nelle aree urbanizzate meno dense, si evolve: non dimentichiamo che Paesaggio non è pura natura, ma è il risultato tra mondo naturale e azione dell’uomo. L’approccio alla costruzione di questo binomio è fondamentale e anche in questo caso la storia ci insegna molto. Alla grande scala, gli acquedotti romani, le mura difensive delle nostre città storiche, i castelli o gli eremi abbarbicati sulla vetta di una montagna rocciosa, ma anche le dighe di alcune centrali idroelettriche, le modalità con le quali gli edifici di montagna assecondavano l’orografia del luogo sono esempi che ci insegnano che non dobbiamo avere paura di costruire e non dobbiamo neppure avere paura di farlo in modo coraggioso ma è necessario farlo con grande sapienza e sensibilità progettuale.
Del resto, i signori rinascimentali sapevano bene a chi dovessero affidarsi per realizzare la bellezza delle opere che ci hanno lasciato. Ora quella consapevolezza e la presenza di una Committenza, pubblica e privata, consapevole e colta mi sembra non essere una qualità così diffusa e questo è uno dei problemi principali. Tendono a prevalere le valutazioni quantitative e misurabili rispetto a quelle soggettive più discrezionali ma sicuramente più importanti per ottenere risultati di qualità.
Per raggiungere la qualità, però, occorre percorrere strade ben precise, in cui la progettualità sia faro per un’azione concreta e ben articolata. Proprio per questo nasce NeXt-City Lab, un progetto sviluppato e finanziato da Comune di Bergamo, Banca Intesa e Cesvi nell’ambito del Progetto Rinascimento.
Parliamo di un laboratorio di idee per la costruzione dei luoghi dell’abitare per la città delle prossime generazioni, alle varie scale del progetto, attraverso un approccio fortemente indirizzato ai temi della sostenibilità, nelle molteplici forme nelle quali questo termine può essere inteso.
Un laboratorio che si propone come interlocutore e consulente privilegiato per Amministrazioni Pubbliche e Operatori privati che intendano affrontare il progetto con questo sguardo privilegiato di attenzione. Non solo: siamo fermamente convinti che la cooperazione sia uno strumento importante per migliorare il nostro Pianeta e vogliamo essere partner per un’attività di consulenza e supporto alle associazioni ed entità istituzionali o private che intendano sviluppare progetti per interventi umanitari nei paesi in via di sviluppo.
NeXt-City Lab si occupa infine anche di product green design avendo al suo attivo un’importante esperienza nella progettazione di oggetti di illuminazione e di apparecchiature per la ricarica elettrica di autoveicoli.