Imprenditore di seconda generazione, Marcello Agostino è laureato in Scienze Geologiche presso l’Università di Parma nel luglio 1999; dopo soli quattro giorni dalla Laurea entra ufficialmente in Pinazzi Gestione Calcestruzzi come responsabile logistica e, negli anni, ricopre in azienda numerosi incarichi, dal settore commerciale alla direzione di laboratorio per la qualità aziendale. Nel 2011, dopo l’acquisto del 76% dell’azienda, è amministratore unico di Pinazzi Gestione Calcestruzzi.
Il segreto di un calcestruzzo di qualità? Passione e innovazione continua
Il Gruppo Pinazzi nasce agli inizi degli anni ’70 del secolo scorso; il fondatore, Italo Pinazzi, era una persona molto conosciuta e stimato a Parma, proprietario di magazzini edili e di un’impresa di costruzione.
Il gruppo entra nel settore del confezionamento del calcestruzzo già nel 1973, quando Pinazzi affida a mio padre Mauro (allora il geometra di fiducia) l’incarico di sviluppare il settore, dapprima con un piccolo impianto, poi trasferendosi nell’attuale sede.
La costruzione nel 1974 dell’impianto che oggi ancora utilizziamo, generò davvero molto interesse non solo a Parma; si trattava, per l’epoca, di una tecnologia davvero all’avanguardia, direi quasi fantascientifica.
Nel 1985 il fondatore uscì dalla compagine sociale dell’azienda, lasciandone la gestione a mio padre che ne acquisì contestualmente il 51% delle quote e la continuò a seguire fino al 2011. Dopo essermi laureato in geologia, sono entrato in azienda nel 1999, quando l’azienda fatturava circa 13 miliardi di vecchie lire con una produzione di 80.000 metri cubi di calcestruzzo e ho completato la mia formazione operativa seguendo le varie attività aziendali (laboratorio, logistica, commerciale).
Nel frattempo, il perimetro economico dell’azienda si estendeva, complice anche il boom edilizio e infrastrutturale di Parma, fino a raggiungere produzioni di calcestruzzo che sono arrivate, nel 2003 e nel 2004, a 120.000 metri cubi all’anno. Tale congiuntura positiva è continuata fino al 2013, quando la crisi, seppur in ritardo rispetto ad altre aree del Paese, è arrivata anche a Parma, con un conseguente crollo della produzione (calato a 25.000 metri cubi nel picco più basso) e del fatturato.
Siamo riusciti a superare questa difficilissima congiuntura essenzialmente grazie alla nostra capacità, perseguita con convinzione negli anni, di lasciare le risorse finanziarie in azienda, ma anche perché, già sei anni prima della crisi, avevamo strutturato la consegna del calcestruzzo con una rete di contoterzisti qualificati con cui avevamo costruito un rapporto di solida fiducia.
La terziarizzazione, che comporta anche un efficientamento dei costi fissi di produzione, ci ha consentito di contenere le perdite in prima battuta e di reagire più velocemente di altri nostri concorrenti quando la crisi ha smesso di infierire sul settore.
Da dire che il processo di efficientamento si era ulteriormente evoluto nel 2011 (anche se già dal 2004 l’impianto aveva subito un revamping ed era completamente automatizzato e dal 2008 tracciamo il percorso di tutte le nostra autobetoniere e conosciamo le condizioni di scarico, le eventuali aggiunte d’acqua e il relativo slump in cantiere), quando ho rilevato da mio padre e da altri soci la quasi totalità delle quote sociali dell’azienda, seguendo una ben precisa strategia imprenditoriale.
La terziarizzazione non è stata, infatti, selvaggia, ma impostata su un rapporto di reciproco vantaggio tra i trasportatori e la nostra impresa, tanto è vero che i mezzi della nostra flotta di consegna hanno i colori sociali di Pinazzi e molti sono acquisiti in comproprietà tra noi e chi esegue le consegne.
Questo ci ha consentito di mantenere alto un valore per noi fondamentale, quello della qualità del servizio erogato sul quale abbiamo costruito gran parte del nostro successo sul territorio sia prima sia a crisi finita.
Sulla qualità e sull’innovazione in Pinazzi Gestione Calcestruzzi non abbiamo mai abbassato la guardia; per noi, fin dalla fondazione dell’azienda, sono stati due tratti distintivi, il DNA del nostro lavoro di imprenditori. Il nostro è stato infatti il primo impianto certificato ISO 9001 a Parma e successivamente è arrivata la certificazione F.P.C. (Controllo di Produzione di Fabbrica).
Ed è su questa filosofia che abbiamo costruito il rapporto con Italcementi, iniziato con mio padre e che io ho continuato con convinzione; basta dire che per l’impianto di calcestruzzo non abbiamo mai ritirato un grammo di cemento da un altro produttore.
Con l’azienda di Bergamo (ora parte del colosso HeidelbergCement) c’è stata sempre un’ottima collaborazione sia dal punto di vista commerciale sia da quello dello sviluppo tecnologico di nuovi e più performanti prodotti. Il rapporto è talmente simbiotico che quasi tutte le imprese che lavorano su Parma considerano Pinazzi quasi come un “ramo organico” di Italcementi (pur essendo noi una realtà completamente autonoma).
Torno a sottolineare i motivi alla base di questa collaborazione: innanzitutto la qualità del prodotto che Italcementi ci fornisce che per me è veramente a livelli di eccellenza e mantiene tali valori estremamente costanti nel tempo (altro fattore da non sottovalutare).
La continuità nella qualità è per noi, che ci rivolgiamo a una clientela davvero esigente, un altro fattore essenziale; abbiamo a questo scopo allestito un laboratorio di analisi interno che continua a testare i prodotti alla base dei calcestruzzi che commercializziamo (non solo i cementi, ma anche gli inerti). Non solo, Italcementi ci aiuta anche con i propri laboratori mobili e con le analisi che, per vari motivi, non realizziamo in azienda (come ad esempio l’analisi bimestrale degli aggregati realizzata dall’i.lab, il loro centro di ricerca).
Anche il rispetto delle tempistiche di consegna è un altro valore non banale che in Italcementi non è mai venuto meno; infine, apprezziamo la profondità della loro offerta di tipologie di prodotto, estremamente articolata e in grado di risolvere ogni esigenza per un produttore di calcestruzzo, per quanto questa sia particolare e di nicchia.
L’i.lab è stato un ulteriore passo avanti; dal centro di ricerca, che Italcementi ha realizzato al Kilometro Rosso, sono usciti davvero molti prodotti innovativi, che ci hanno garantito, anche sul territorio di Parma che è da sempre molto esigente, importanti vantaggi competitivi. Il calcestruzzo drenante i.idro DRAIN è senza dubbio il migliore esempio della nostra collaborazione con Italcementi: oggi, su Parma, progettisti e imprese che vogliano utilizzare un calcestruzzo drenante per i loro cantieri si rivolgono a noi.
Tutti questi fattori sono alla base di una collaborazione moderna tra un produttore di calcestruzzi e un fornitore di cemento; non è più solo una questione di prodotto, ma sempre più spesso il servizio diventa predominante. D’altra parte è quasi un’evoluzione obbligata, se si vogliono anticipare le esigenze del mercato. I nostri clienti, infatti, richiedono sempre più spesso una serie di servizi integrati, tra i quali quello della fornitura dei materiali è solo uno degli aspetti da considerare.
Come Pinazzi siamo impegnati costantemente nel qualificare sempre più una tipologia di servizio chiavi in mano che, in casi estremi, può partire dallo scavo per poi erogare un servizio di consulenza tecnica in cantiere per l’individuazione della corretta ricetta di calcestruzzo necessaria, passando ovviamente per la fornitura vera e propria, con anche l’esecuzione di tutte le prove di qualità (siamo stati fra i primi a Parma ad allestire un laboratorio mobile che si muove sui cantieri e esegue ad esempio i cubetti, comprensivi di certificati e stoccaggio per la maturazione, ma anche il cono di Abrams per le prove di slump). Oggi il nostro laboratorio mobile realizza circa 300 prelievi in cantiere all’anno, un risultato di cui andiamo orgogliosi.
In una frase: l’impresa vuole sempre più concentrarsi su quello che è il core business, costruire, delegando a specialisti qualificati, preparati e attendibili tutte le attività collaterali. E, dopo più di 40 anni di storia e di esperienze sul campo, non ho dubbi che il gruppo che rappresento sia il partner giusto per questo tipo di collaborazione, che tra l’altro sarà la chiave di volta per mantenere e incrementare quello che tutte le imprese cercano: la redditività.
Sono ottimista per il 2021 e il 2022, anche se il 2020 ci ha messo a dura prova, come tutti; nonostante la pandemia siamo riusciti a mantenerci quasi sugli stessi livelli di produzione del 2019 (20% in meno rispetto ai circa 40.000 metri cubi) e consideriamo questo un ottimo risultato, anche viste le pessime premesse dovute alla Pandemia. Nel 2021, abbiamo assistito a un importante rimbalzo che, aprile compreso, si attesta su un 30% di crescita rispetto al 2020 sia in volumi sia in fatturato. Se questi dati saranno consolidati anche per il trimestre successivo stiamo pensando di implementare la nostra flotta per le consegne.
Un quadro positivo quindi, parzialmente compromesso dagli aumenti delle materie prime che interessano tutti i componenti dei nostri calcestruzzi (inerti, cementi, additivi, ma anche gasolio per autotrazione). Non riteniamo corretto, a livello commerciale, scaricare completamente questi aumenti sui clienti finali e quindi li assorbiremo per quanto possibile, ma non nascondo che questo trend ci preoccupa.
Per il resto, confermo la mia sensazione positiva sul nostro mercato territoriale di riferimento, una sensazione che non riguarda solo il 2021, ma si estende anche al 2022 e 2023. Siamo di fronte a una congiuntura positiva che non vedevamo da anni, sta ora a noi saperla sfruttare, migliorando la competitività delle nostre aziende e investendo in efficienza e tecnologia (tra l’altro nel 2021 cominceremo il processo di Certificazione CAM).
Per fortuna non ci viene difficile, in Pinazzi lo facciamo praticamente da sempre.
© RIPRODUZIONE RISERVATA