Dopo la formazione in architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito l'abilitazione professionale, si è occupata per anni di allestimenti museali, per mostre e fiere presso studi di architettura e all’ICE - Istituto nazionale per il Commercio Estero. In seguito si è specializzata frequentando il "Corso di alta formazione e specializzazione in museografia" della Scuola Normale Superiore di Pisa. Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale di Firenze, sua città d'adozione. I suoi articoli sono stati pubblicati su Abitare, Domus, Living, Klat, Icon Design, Grazia Casa e Sky Arte. Oltre all'architettura, ama i viaggi e ha una predilezione per l'Estremo e il Medio Oriente.
Marco Polo nel capolavoro di Italo Calvino visitava città sì invisibili in quanto frutto dell’immaginazione dello scrittore italiano ma non per questo meno reali e tangibili, capaci di porre e sciogliere interrogativi, offrire nuovi punti di vista sul senso del vivere urbano e sulle trasformazioni che con il tempo si sostanziano in maniera quasi naturale e fisiologica. Come quelle stesse città di Calvino – Leandra, Ipazia, Armilla, Zobeide o Eufemia – a Calusco d’Adda esiste un tunnel anch’esso sì invisibile, ma decisamente non per questo meno reale: dalla cava di Colle Pedrino a Palazzago (BG) crea un collegamento altrettanto tangibile con il deposito delle materie prime di Monte Giglio direttamente nella cementeria del comune bergamasco. La recente sostituzione del nastro trasportatore al suo interno fornisce invece l’occasione per fare luce sul più articolato iter costruttivo che dai primi anni Duemila a oggi ha reso la cementeria di Calusco d’Adda uno degli impianti più avanzati dell’intero sistema produttivo di Italcementi. In un’area della Lombardia, in provincia di Bergamo, dalla solida identità industriale, l’impianto in questione vanta oltre cento anni di storia e lavoro. Fondata nel 1907 e dal primo dopoguerra inclusa nella rete Italcementi, la cementeria ha subito un primo intervento di rinnovamento a cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta, un processo di ammodernamento cui ha fatto seguito, all’inizio degli anni Duemila, un profondo revamping dell’impianto adeguandolo alle migliori tecnologie (BAT) associate alla realizzazione di un’infrastruttura strategica tanto per il funzionamento dell’impianto quanto per le dirette ricadute sul territorio circostante: il tunnel sotterraneo e invisibile appunto.