Architetto e dottore di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica, si laurea e si abilita all’esercizio della professione a Torino. Iscritta all’Ordine degli architetti di Torino, lavora per diversi studi professionali e per il Politecnico di Torino, come borsista e assegnista di ricerca. Ha seguito mostre internazionali, progetti e pubblicazioni su Carlo Mollino e dal 2002 collabora con “Il Giornale dell’Architettura”, dove segue il settore dedicato alla formazione e all’esercizio della professione. Dal 2010 partecipa attivamente alle iniziative dell’Ordine degli architetti di Torino, come membro di due focus group (Professione creativa e qualità e promozione del progetto) e giurata nella 9° e 10° edizione del Premio Architetture rivelate. Nel 2014 fonda lo studio Comunicarch con Cristiana Chiorino, che, focalizzato sulla comunicazione dell’architettura, fa anche parte del network internazionale Guiding Architects. Co-fondatrice nel 2017 dell’associazione Open House Torino, è attualmente caporedattrice de “Il Giornale dell’Architettura” e curatrice de “Il Giornale dell’architettura, il nostro primo podcast”.
Un nuovo hub culturale nel cuore di Torino Esposizioni: prende forma la nuova Biblioteca Civica di Torino
Nel 2026 la Città di Torino avrà, finalmente, una nuova biblioteca civica. Occuperà parte degli enormi spazi di Torino Esposizioni che, anche grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, avrà, finalmente, una nuova funzione che riuscirà a risignificare e ridare centralità a un capolavoro architettonico e ingegneristico, simbolo del protagonismo torinese nella modernità industriale italiana del Novecento.
Ai margini del Parco del Valentino, il più grande e storico polmone verde della città lungo le rive del fiume Po, Torino Esposizioni si costruisce per addizioni a partire dagli anni Trenta del Novecento sommando un teatro e un ristorante a spazi espositivi e fieristici che ne hanno costituito la funzione principale fino alla dismissione, avvenuta nel 1989. Il progetto coinvolge l’architetto razionalista Ettore Sottsass senior e l’ingegnere Pier Luigi Nervi che, insieme alla Fiat, lo rende emblema della rinascita postbellica e dell’identità industriale e culturale della città, un polo per saloni internazionali, spettacoli e manifestazioni che ne hanno fatto uno degli snodi principali della vita pubblica torinese nel secondo dopoguerra.

Courtesy Pier Luigi Nervi Foundation
Da fine Ottocento agli anni Cinquanta: la nascita di un’icona
La vocazione espositiva del Parco del Valentino ha vissuto una straordinaria evoluzione, riflesso delle trasformazioni culturali, politiche e industriali della fine dell’Ottocento e di tutto il Novecento.
Dal 1884, con l’Esposizione Generale Italiana, al 1902, con l’Esposizione internazionale d’arte decorativa moderna che segna il grande arrivo della breve stagione del Liberty, al 1911, quando l’Esposizione Internazionale dell’Industria e del Lavoro, celebrando i 50 anni dell’unificazione nazionale, vede la costruzione del Palazzo del Giornale, un edificio di stile eclettico-storicista realizzato in cemento armato dall’impresa Porcheddu: sulle sue ceneri, a metà degli anni Trenta si sviluppa il primo nucleo di Torino Esposizioni. Ettore Sottsass progetta la sede dell’Ente Nazionale della Moda, il Palazzo della Moda, un complesso razionalista e innovativo che include teatro, saloni espositivi e ristorante armonizzati attorno a un cortile con la pista da ballo che viene pesantemente danneggiato dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
Torino Esposizioni nasce nel 1947. La Fiat e il mondo dell’industria piemontese si riuniscono in un ente che prende l’ex Palazzo in concessione dal Comune e ne avvia lo sviluppo per realizzare un polo fieristico con nuovi spazi espositivi che stimolino la ripresa economica e realizzino una vetrina internazionale per l’industria torinese e piemontese. L’Ente promuove un appalto-concorso che viene vinto dall’ingegnere romano Pier Luigi Nervi e dalla sua impresa di costruzioni che, partendo da un progetto di Roberto Biscaretti di Ruffia, lo trasformano in quello che solo un anno dopo, a settembre 1948, in occasione del 31° Salone dell’automobile sarà pubblicizzato come “il più bel palazzo che l’Italia abbia mai costruito”.
Torino Esposizioni è un capolavoro dell’ingegneria con copertura a onde, che, anticipando successive sperimentazioni, rende architettura la struttura affermando con le sue linee, i suoi piani e i volumi la funzione estetica del cemento armato. Nervi mantiene le caratteristiche compositive del Palazzo della Moda nei volumi esterni, ma ridisegna completamente la parte espositiva. Il salone di ingresso (A, poi rinominato 1) conduce a un nuovo salone rettangolare con abside vetrato (B e infine 2) dalle dimensioni considerevoli: 95 metri di larghezza e 110 metri di lunghezza che lo rendono una sfida costruttiva senza precedenti.

Courtesy Pier Luigi Nervi Foundation
La progettazione strutturale vede Nervi sperimentare per la prima volta a grande scala la sua personale tecnica del ferrocemento. La volta, ariosa e piena di luce, è costituita da sottili e leggeri elementi in ferrocemento prefabbricati direttamente in cantiere, che si innestano tramite eleganti ventagli su pilastri laterali inclinati di cemento armato gettato in opera, mentre la copertura dell’abside è realizzata in leggere formelle di ferrocemento a losanghe. All’interno, sopravvive, ridimensionata, la corte aperta con giardino che nel 1953 viene sostituita dall’ampliamento di 5 campate di un salone intitolato a Giovanni Agnelli, fondatore della Fiat ritratto nel busto che, opera dello scultore Edoardo Rubino, dal centro del frontone guarda severamente l’interno.
In 10 anni dalla fine della guerra il complesso viene ampliato e ulteriormente trasformato. Nel 1949 il Teatro della Moda diventa il Teatro Nuovo, inaugurato come sede provvisoria del Regio distrutto nel 1936 da un incendio rovinoso e non ancora ricostruito. Sarà poi centro polivalente e, infine, ristrutturato per accogliere un liceo coreutico. Nel 1950, sull’area precedentemente occupata dalla cavea all’aperto del teatro di Sottsass, Nervi realizza il Salone C, poi rinominato 3. Eretto in soli 5 mesi all’interno di un rettangolo di 50×65 metri, è coperto da una volta a padiglione sorretta da quattro grandi ed eleganti arconi. La copertura è composta da elementi prefabbricati in ferrocemento a losanga e permette l’ingresso della luce naturale, realizzando un’unità architettonica concepita e disegnata in un felice complesso di linee, piani e volumi. Utilizzato anche come Palazzo del Ghiaccio, il nuovo padiglione completa il complesso fieristico ospitando saloni annuali e, in occasione delle celebrazioni del Centenario dell’Unità d’Italia nel 1961, anche l’esposizione internazionale di fiori del mondo Flor ‘61. Negli anni Ottanta l’affaccio sul parco viene chiuso da un padiglione provvisorio (3 bis) mai demolito. Nel 1959 viene infine costruito, parzialmente interrato, il padiglione 5, progettato in cemento armato precompresso da Riccardo Morandi e collegato al padiglione Agnelli da una galleria sotterranea.

Courtesy Pier Luigi Nervi Foundation
1989-2021: tra auto e libri
L’attività espositiva tiene in vita il complesso fino al 1989, quando viene trasferita al vicino Lingotto. Chiusa anche la società Torino Esposizioni, l’edificio e le sue enormi superfici ritornano alla gestione comunale con il padiglione 1 destinato all’Università degli Studi di Torino, il 3 impiegato fino al 2001 come palaghiaccio e il 2 che continua a ospitare mostre mercato. Mentre il padiglione 5 diventa un parcheggio interrato prima e uno spazio polivalente poi, nel 2006, i XX Giochi olimpici invernali ristrutturano e completano alcuni lavori: i padiglioni 2 e 3 ospitano le competizioni femminili di hockey su ghiaccio con la pista di allenamento e un nuovo avancorpo vetrato viene costruito verso la città. I Giochi consentono di mettere da parte un “tesoretto” affidato alla Società di Committenza Regionale SCR Piemonte, che, svolgendo a norma di legge il ruolo di stazione appaltante, permette l’utilizzo dei fondi e la prosecuzione di un lento iter di trasformazione di un complesso che, sebbene riconvertito alla funzione espositiva, viene utilizzato in modo discontinuo con spazi, spesso chiusi, in progressivo degrado.
Nel 2017 il raggruppamento guidato da ICIS srl, comprendente, su tutti, il Premio Pritzker Rafael Moneo e i torinesi Isolarchitetti, vince il concorso internazionale bandito da SCR per il primo “Studio per il recupero e riuso del Comprensorio di Torino Esposizioni”. Il 2019 è invece l’anno del grant della Getty Foundation di Los Angeles, che supporta con 200.000 dollari all’interno del programma “Keeping It Modern” la stesura di linee guida per la conservazione delle strutture in ferrocemento da parte di un gruppo multidisciplinare guidato dal Politecnico di Torino e Fondazione Pln Project, presieduta da Marco Nervi nipote di Pier Luigi. Il vero game changer arriva nel 2020 insieme, e grazie, alla pandemia che trasforma temporaneamente Torino Esposizioni in struttura ospedaliera d’emergenza e hub vaccinale.

Fabio Oggero, Courtesy Pier Luigi Nervi Foundation
Nel 2021 il progetto “Torino, il suo parco e il suo fiume: memoria e futuro”, promosso dalla Città di Torino in qualità di proprietaria, ottiene il finanziamento di 100 milioni di euro dal Ministero della Cultura nell’ambito del Piano Nazionale per gli Investimenti complementari al PNRR: entro il 2026 l’enorme padiglione 2 accoglierà la nuova biblioteca civica, a lungo in attesa di una nuova sede, che, grazie a un progetto esteso al Parco del Valentino, al rinnovamento del Teatro Nuovo e ai nuovi spazi per l’architettura del Politecnico di Torino, ritrasformerà Torino Esposizioni in una grande centralità urbana, dalle nuove e importanti funzioni culturali.
L’iter si accelera: a metà 2022 viene aggiudicata la gara per il Progetto di fattibilità tecnico-economica vinta dalla RTP guidata da ICIS srl con Moneo e Isolarchitetti, Onleco, MCM Ingegneria e Giovanni Battista Quirico. A questa segue l’affidamento della progettazione definitiva ed esecutiva all’impresa basata ad Altamura Cobar spa, supportata da ABDR Architetti Associati, MJW Structures e Manens Tifs. Nel 2023 prende avvio, finalmente, un cantiere importante dalle molte sfide gestito da Cobar. Il primo capolavoro nerviano, in cui per la prima volta viene sperimentato il “sistema Nervi” a base di prefabbricazione e ferrocemento, dovrà essere trasformato con nuovi spazi realizzati ex novo, che utilizzano largamente per le parti strutturali i prodotti cementizi di Heidelberg Materials, e restaurato con cura e attenzione, seguendo le linee guida compilate dal Politecnico di Torino, nelle parti originali.

Fabio Oggero, Courtesy Pier Luigi Nervi Foundation
Un nuovo hub culturale, pieno di libri
«Per il Palazzo delle Esposizioni realizzeremo un piano interrato per il deposito dei libri e manterremo intatto il tetto. I visitatori potranno vedere la copertura attraverso lucernari situati al piano terra, dove si troverà una grande sala di lettura. I lati est e ovest, che ospitano i servizi della biblioteca, saranno collegati da una passerella leggera. Il resto dell’edificio resterà invariato, recuperando l’aspetto originario grazie alla rimozione delle facciate aggiunte. È così che immaginiamo la nuova vita del capolavoro di Nervi, mantenendone gli elementi chiave della struttura visibili. La piazza inferiore va intesa come un’oasi, dove le scaffalature colme di libri rivelano la nuova funzione di biblioteca, e le aree paesaggistiche richiamano il ritrovato legame con il Parco del Valentino, nel quale ci troviamo e verso il quale ci apriamo». Le parole di Antonio Torres (Rafael Moneo) e Saverio Isola (Isolarchitetti) sintetizzano efficacemente le linee guida seguite dal progetto architettonico.
Le grandi coperture nerviane racchiuderanno quindi nuovamente uno spazio moderno e aperto, connesso e integrato con il parco e la città, che sarà accessibile da due ingressi, uno verso la città e uno verso il parco, il fiume Po e il Borgo Medievale.

Isolarchitetti/studio Moneo, Render Progetto di Fattibilità Tecnico-Economica, fronte restaurato su corso Massimo d’Azeglio
Ispirato da interventi come la Oodi Library di ALA Architects a Helsinki e la mediateca di Thionville di Dominique Coulon & associés, il progetto sfrutta la monumentale spazialità e le dimensioni mantenendo visibili gli elementi chiave della struttura, le volte e i grandi pilastri inclinati, lavorando al suo interno, dove lascia il piano terra privo di partizioni e scegli di scendere nel terreno. Grande importanza riveste la luce naturale, caratteristica del progetto originario introdotta dai lucernari e dalle aperture vetrate absidali.
Il progetto prevede di realizzare un totale di tre livelli, di cui uno ipogeo in ampliamento dell’interrato preesistente, che realizzano 19.380 mq di superficie aperta al pubblico con oltre 700 posti per la lettura e la consultazione e 760 sedute informali. Altri 3.175 mq distribuiti su più livelli sono invece destinati ad archivio e magazzino, uffici, servizi che rendono possibile distribuire 246.440 libri negli spazi accessibili al pubblico e conservare 678.720 volumi negli archivi, permettendo, finalmente, alla più importante biblioteca pubblica torinese di lasciare l’edificio pluripiano di via Della Cittadella, ormai obsoleto, inaugurato ai margini del quadrilatero romano nel 1960.

Isolarchitetti/studio Moneo, Render Progetto di Fattibilità Tecnico-Economica, area ragazzi nei matronei
Ma il programma funzionale non si esaurisce: laboratori e sala polivalente, maker space, spazi espositivi e per bambini, famiglie, produzione musicale, gaming, formazione permanente e logistica rendono, seguendo gli esempi più aggiornati e moderni, la nuova biblioteca custode di libri e luogo in cui trascorrere il tempo libero e formarsi, discutere, vedere mostre, partecipare a incontri e fare musica, il tutto in un complesso dotato di caffetteria, aggiunta indispensabile, e bookshop.
Centrale è il ruolo del verde, che disegna un nuovo paesaggio fuori e dentro il padiglione Agnelli. Il progetto prevede la realizzazione di 2.379 mq di nuovi giardini e spazi con piante e alberi, all’esterno ma anche dentro il grande patio.
La città, nel 2026, raggiungerà i primi due grandi risultati attraverso una grande operazione di rigenerazione urbana e culturale sostenuta da fondi pubblici: la trasformazione di uno spazio storico nato dall’industria in un centro del sapere e la creazione di un nuovo, innovativo, flessibile e luminoso luogo di incontro e apprendimento, civico e inclusivo, che valorizzerà la storia e l’architettura, la struttura e i suoi materiali e la memoria.

Isolarchitetti/studio Moneo, Render Progetto di Fattibilità Tecnico-Economica, area famiglie nell’abside
In copertina: render del fronte della nuova Biblioteca Civica sul parco del Valentino (Progetto di Fattibilità Tecnico-Economica, © Isolarchitetti/studio Moneo).
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