Architetto e Ingegnere, Docente presso la facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Brescia. Laureato in Ingegneria all’Università degli Studi di Brescia e in Architettura al Politecnico di Milano. Con il proprio studio di architettura svolge attività di progettazione e di ricerca occupandosi prevalentemente di tematiche legate all’involucro dell’edificio, all’efficienza energetica e all’innovazione tecnologica nell’architettura, sia per nuovi edifici che nell’ambito della riqualificazione architettonica. È stato membro del comitato scientifico e autore di articoli per diverse riviste di architettura.
Costantino Nivola e il Sand Casting: quando l’Arte abbraccia il Calcestruzzo
Nel vasto universo dell’arte moderna, pochi artisti hanno saputo fondere così intrinsecamente la tecnica industriale con la sensibilità scultorea come Costantino Nivola. Nato in Sardegna e affermatosi negli Stati Uniti, Nivola non è stato solo un artista prolifico, ma un vero e proprio innovatore. La sua visione ha dato vita a una tecnica che, pur affondando le radici nel mondo della metallurgia, ha trovato nel calcestruzzo la sua espressione più compiuta e distintiva: il sand casting.
Un artista tra due mondi: Sardegna e America
Costantino Nivola (1911-1988) è stato un artista dalla traiettoria unica e affascinante. La sua formazione, iniziata in Italia e influenzata dalla corrente del razionalismo e dalle arti applicate, si è poi fusa con la vibrante e dinamica scena artistica di New York, dove si trasferì nel 1939. Questo incontro tra la sua terra natale, ricca di tradizioni artigianali, e la modernità pulsante della metropoli americana, ha plasmato la sua visione. A New York, Nivola entrò in contatto con figure del calibro di Le Corbusier, con cui strinse un profondo e duraturo legame di amicizia e collaborazione professionale, e il celebre illustratore Saul Steinberg.
Fu proprio in questo contesto di stimolante ricerca e sperimentazione che Nivola iniziò a esplorare nuove possibilità espressive. Cercava un modo per dare vita a sculture e bassorilievi di grandi dimensioni che potessero essere integrati armoniosamente in facciate architettoniche e spazi pubblici, mantenendo al contempo una texture organica e una risonanza emotiva. L’obiettivo era creare opere d’arte che fossero non solo belle, ma anche accessibili e parte integrante dell’esperienza quotidiana.
L’Intuizione del sand casting: dalla fonderia all’espressione artistica
Il sand casting, o colata in sabbia, era una tecnica consolidata nell’industria metallurgica da secoli, utilizzata per produrre oggetti e componenti in metallo attraverso la creazione di stampi temporanei nella sabbia. L’intuizione geniale di Nivola fu quella di non limitarsi al metallo fuso, ma di sperimentare con un materiale più accessibile, versatile e con tempi di presa diversi: il calcestruzzo. Questa è stata la chiave di volta che ha trasformato una tecnica industriale in una forma d’arte unica e riconoscibile.
Il processo, nella sua semplicità, era rivoluzionario per l’applicazione artistica:
- Preparazione del letto di sabbia: Nivola stendeva un letto di sabbia umida, accuratamente livellato e spesso su una base rigida o un telaio. Questo strato di sabbia diventava la sua “tela” tridimensionale, pronta ad accogliere la sua visione creativa.
- Modellazione diretta: con le mani, spatole, bastoncini e altri strumenti improvvisati, l’artista incideva, scavava, modellava e scolpiva direttamente la sabbia. Questo era il momento della pura creazione, un dialogo intimo tra l’artista e la materia. Qui prendeva forma il negativo dell’immagine desiderata: figure umane stilizzate, spesso legate alla sua infanzia in Sardegna o ispirate alla vita urbana, motivi astratti, o textures organiche che riflettevano la natura. Questa fase permetteva una libertà e un’immediatezza impossibili con stampi rigidi e predefiniti.
- Colata del calcestruzzo: una volta completato lo stampo in sabbia, il calcestruzzo liquido veniva colato con estrema cura al suo interno. La scelta della miscela di calcestruzzo era fondamentale: Nivola sperimentava con diverse granulometrie degli aggregati, additivi e talvolta pigmenti per ottenere effetti cromatici e tattili specifici, capaci di esaltare la profondità del bassorilievo.
- Essiccazione e rilascio: dopo un periodo di essiccazione e maturazione, il calcestruzzo si solidificava all’interno dello stampo. Con delicatezza, lo stampo di sabbia veniva rimosso, rivelando l’opera finita. Il risultato era un pannello di calcestruzzo con una superficie decorata da bassorilievi che recavano l’impronta esatta, e spesso sorprendente nella sua delicatezza, della modellazione sulla sabbia. La texture granulosa della sabbia non solo creava un’estetica unica, quasi fossile, ma conferiva all’opera una ricchezza visiva e tattile ineguagliabile, una sorta di “memoria” del processo creativo.

Courtesy Fondazione Nivola. Al lavoro sui rilievi della facciata della Mutual of Hartford Insurance Company, Springs, East Hampton, estate 1957.

Courtesy Fondazione Nivola. Al lavoro sui rilievi della facciata della Mutual of Hartford Insurance Company, Springs, East Hampton, estate 1957.
Il calcestruzzo come medium: un dialogo tra materiale e forma
La scelta del calcestruzzo come medium principale non fu affatto casuale. Nivola lo vedeva come un materiale intrinsecamente democratico, accessibile e con un potenziale espressivo enorme, spesso sottovalutato. L’aspetto “grezzo” e industriale del calcestruzzo, che per molti era un limite, venne trasformato da Nivola in una sua forza, capace di conferire alle sue opere una monumentalità e una sincerità materica che pochi altri materiali avrebbero potuto eguagliare.
Il sand casting con calcestruzzo permise a Nivola di:
- Creare opere su larga scala: i pannelli in calcestruzzo potevano essere prodotti in dimensioni considerevoli, rendendoli ideali per l’integrazione architettonica.
- Esplorare la texture e la superficie: la sabbia non era solo uno stampo, ma un elemento attivo che contribuiva alla texture finale del bassorilievo, donando una profondità, una vivacità e un’organicità uniche, impossibili da ottenere con altre tecniche.
- Ridurre i costi e i tempi: rispetto alla scultura tradizionale in pietra o bronzo, che richiedeva lunghi processi di scolpitura o fusione complessa, il sand casting in calcestruzzo offriva un metodo più rapido ed economicamente vantaggioso per la produzione di opere d’arte di grandi dimensioni, rendendole più accessibili.
- Integrare l’Arte nell’Architettura: le opere di Nivola sono spesso pensate come parte integrante dell’architettura stessa, non semplici aggiunte. Questa fusione tra arte e costruzione crea un dialogo armonico tra forma, funzione e materiale, esaltando entrambi gli elementi.

Courtesy Fondazione Nivola. Ruth Nivola incide su uno dei pannelli per la facciata della Mutual of Hartford Insurance Company i nomi della squadra dei collaboratori, Springs, East Hampton, estate 1957.
Costantino Nivola e l’icona di design: l’Olivetti Showroom a New York
Tra le collaborazioni più significative di Costantino Nivola spicca senza dubbio quella con lo studio di architettura italiano BBPR (Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers) per la realizzazione dell’Olivetti Showroom a New York, inaugurato nel 1954 sulla prestigiosa Fifth Avenue. Questo spazio non era solo un negozio, ma un vero e proprio manifesto del design e dell’innovazione italiana, pensato per stupire e dialogare con il pubblico americano.
Il ruolo di Nivola in questo progetto fu cruciale e rappresentò una delle applicazioni più spettacolari e riuscite della sua tecnica del sand casting. All’interno dello showroom, Nivola creò un gigantesco murale in calcestruzzo che dominava lo spazio principale, lungo circa 30 metri. Questo non era un semplice elemento decorativo, ma un’opera d’arte che integrava magistralmente la visione artistica di Nivola con l’architettura di BBPR e il messaggio di modernità ed eccellenza di Olivetti.
Il murale, realizzato ovviamente con la sua tecnica della colata in sabbia, presentava figure stilizzate e organiche, tipiche della sua estetica, che sembravano emergere direttamente dalla superficie del calcestruzzo. La texture unica e le leggere imperfezioni lasciate dalla sabbia conferivano all’opera una vibrante materialità, un contrasto affascinante con la precisione tecnologica delle macchine da scrivere e calcolatrici Olivetti esposte. Questo approccio non solo dimostrava la versatilità del calcestruzzo come materiale artistico, ma elevava l’intero ambiente, trasformandolo in un’esperienza sensoriale che andava oltre la semplice esposizione di prodotti. L’opera di Nivola all’Olivetti Showroom divenne rapidamente un punto di riferimento, celebrata per la sua audacia e la sua capacità di far dialogare arte, architettura e industria. È un esempio lampante di come il calcestruzzo, nelle mani di un visionario come Nivola, possa diventare un veicolo per l’innovazione estetica e un elemento narrativo potente, capace di definire l’identità di un luogo e di un marchio.

Courtesy Fondazione Nivola. Rilievo dello showroom Olivetti di New York: dettaglio della grande figura femminile, 1954, foto Hans Namuth.
Eredità e rilevanza: Nivola come fonte di ispirazione
L’opera di Costantino Nivola e la sua tecnica del sand casting rappresentano un esempio straordinario di come il calcestruzzo, materiale da costruzione per eccellenza, possa essere elevato a strumento di espressione artistica di altissimo livello. Per Heidelberg Materials, azienda leader nella produzione di materiali da costruzione innovativi e sostenibili, la storia di Nivola è particolarmente rilevante e fonte di ispirazione:
- Dimostrazione di versatilità e potenziale: il sand casting di Nivola sottolinea l’incredibile versatilità del calcestruzzo, capace di adattarsi non solo a esigenze strutturali di estrema complessità, ma anche a espressioni estetiche e artistiche di profonda sensibilità. È una testimonianza del suo potenziale inesplorato.
- Spirito di innovazione e creatività: l’approccio pionieristico di Nivola incarna perfettamente lo spirito di innovazione e la capacità di pensare “fuori dagli schemi”, valori fondamentali anche per un’azienda come Heidelberg Materials, che mira a sviluppare soluzioni sempre più sostenibili, performanti e adattabili alle esigenze future dell’edilizia e della società.
- Sostenibilità artistica e circolarità: l’uso di un materiale “comune” come il calcestruzzo, in combinazione con una tecnica che valorizza la semplicità, la materia prima e un processo a basso impatto (se pensiamo alla modellazione diretta sulla sabbia), risuona con i principi di sostenibilità e di economia circolare che oggi guidano l’industria.
- Ponte tra arte e industria: la sua opera crea un ponte ideale e ispiratore tra il mondo dell’arte e quello dell’industria, mostrando come la collaborazione, la ricerca e l’ispirazione reciproca possano generare risultati inaspettati, di grande valore culturale e pratico.

Courtesy Fondazione Nivola. Bozzetto per una delle figure del rilievo per lo showroom Olivetti, 1953, sandcast, gesso, sabbia, tempera, 104 x 84,5 x 6 cm, Orani, Museo Nivola.
Conclusioni: il calcestruzzo, materiale del futuro e dell’arte
Costantino Nivola ci ha lasciato un’eredità non solo di opere d’arte tangibili, ma anche di un approccio. Ha dimostrato che il calcestruzzo non è solo robustezza, funzionalità e durabilità, ma può essere anche bellezza, espressione e innovazione. La sua tecnica del sand casting, nata da una intuizione brillante e quasi naif, continua a ispirare e a ricordarci che i confini tra arte, architettura e industria sono fluidi. La storia di Nivola è una potente riprova che un materiale come il calcestruzzo è pronto a rivelare infinite possibilità nelle mani di chi sa guardare oltre la sua apparente semplicità, proiettandolo verso un futuro in cui è protagonista sia nella costruzione che nella creatività.
Immagini courtesy Fondazione Nivola
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