Laureata in Ingegneria Civile con un Dottorato di Ricerca in Meccanica delle Strutture, ha perfezionato i propri studi presso il dipartimento di Scienza delle Costruzioni dell’Università di Bologna e l’Imperial College di Londra, dove ha svolto attività di ricerca nel campo della dinamica delle strutture e della meccanica della frattura. Da diversi anni collabora regolarmente con le principali riviste tecniche di ingegneria e architettura, efficienza energetica e comfort abitativo, come autrice di articoli e approfondimenti tecnici. Instancabile viaggiatrice, attualmente risiede a Verona.
Certificazione CSC per la cementeria di Matera: una garanzia di trasparenza e sostenibilità
La cementeria Italcementi di Matera ha ottenuto la certificazione internazionale CSC del Concrete Sustainability Council per l’intera filiera di produzione del cemento. Il Concrete Sustainability Council è un’associazione creata dai maggiori produttori mondiali di cemento e di calcestruzzo all’interno della Global Cement and Concrete Association per promuovere i valori di sostenibilità dell’industria e del prodotto. Sostenibilità, economia circolare, innovazione e sicurezza, sono gli elementi che hanno permesso alla cementeria Italcementi di Matera di conseguire la certificazione CSC.
Un riconoscimento che certifica nei fatti il percorso intrapreso con i lavori di ammodernamento dell’impianto di Matera, oggi uno degli stabilimenti più avanzati d’Europa dal punto di vista delle performance produttive e ambientali, a garanzia di trasparenza per clienti, imprese, progettisti e committenze, sia pubbliche che private. «La certificazione è un riconoscimento per l’impegno dell’impianto in tema di sostenibilità, economia circolare e controllo delle emissioni di CO2, specialmente se riferito a un periodo difficile come quello causato dalla pandemia da Covid-19, nel quale tuttavia i 104 dipendenti dello stabilimento hanno contribuito a mantenere alto il livello di attenzione nei confronti di questi aspetti», dichiara Giovanni Catucci, Direttore della cementeria di Matera, sentito in occasione del conseguimento della certificazione CSC. Nel solo 2021, circa il 56% della produzione totale dell’impianto materano è costituita da cementi a elevato grado di sostenibilità e oltre un terzo dei materiali utilizzati per la produzione è costituita da materie prime prevenienti da altri cicli di produzione, in un’ottica di economia circolare. Ciò che residua da altri cicli produttivi, per Italcementi diventa una risorsa. Le performance ambientali dei cementi di Matera sono, poi, riportate in specifiche Dichiarazioni Ambientali di Prodotto (EPD) utili per misurare la reale sostenibilità di un prodotto e di conseguenza degli edifici. «Questi risultati – prosegue Catucci – sono frutto di un impegno e un’attenzione costanti, che ci consentono di essere all’avanguardia a livello europeo, grazie a un impianto molto moderno».
La cementeria è presente a Matera in località Trasanello da oltre quarant’anni: i lavori di costruzione risalgono all’inizio degli anni Settanta e il forno è entrato in esercizio nel dicembre 1974. Nel 1997 la cementeria ha conseguito la certificazione di qualità ISO 9001. A testimonianza degli impegni profusi da Italcementi in termini di sviluppo sostenibile, nel gennaio 2003 la cementeria ha ottenuto la certificazione ambientale ISO14001. Tante le iniziative della cementeria a favore della salvaguardia del territorio e della cultura locale: negli anni 2006 e 2007 i dipendenti della cementeria hanno recuperato una cisterna a tetto a Trasanello e l’antica fontana Cilivestri, restituendole al patrimonio storico e architettonico del territorio, mentre nel 2014 ha contributo al recupero di Casa Noha, sede della locale sezione FAI.
Nel 2008 è iniziato il revamping dell’impianto e nel maggio 2010 è stato avviato il nuovo forno. Nel 2011 è stato siglato un protocollo di monitoraggio della qualità dell’aria con Regione, Provincia e Comune di Matera. Nel corso del 2013 sono state installate due centraline di monitoraggio della qualità dell’aria ambientale in località Trasanello e nella sede del CEA (Centro Educazione Ambientale del parco della Murgia Materana) e una centralina di rilevazione del rumore. Nel 2017 sono stati investiti 1.200.000 euro per una gestione delle acque ancora più sostenibile, con la realizzazione di un sistema di vasche per il recupero dell’acqua piovana che viene riutilizzata nel ciclo di produzione del cemento, riducendo l’uso di risorse idriche locali.
Tutti i lavori eseguiti hanno permesso di migliorare sempre più non solo le prestazioni produttive e ambientali dell’impianto, ma anche le condizioni di lavoro dei dipendenti, tutelando così la loro salute e sicurezza e garantendo una continuità di esercizio a favore anche dell’occupazione locale, come conferma Agostino Rizzo, Direttore Tecnico Italcementi. «La cementeria di Matera rappresenta a pieno l’impegno di Italcementi per un’industria che sia efficiente nella produzione, trasparente nelle informazioni e sempre più sostenibile nei confronti dell’ambiente, delle risorse e dei prodotti messi a disposizione del mercato. Il riconoscimento da parte del Concrete Sustainability Council certifica nei fatti il percorso di sostenibilità che abbiamo intrapreso da diversi anni. Grazie agli importanti lavori di ammodernamento della cementeria che l’hanno vista protagonista nel corso degli anni – prosegue Rizzo – è oggi uno degli stabilimenti più avanzati d’Europa dal punto di vista delle performance produttive e ambientali. Continueremo a destinare importanti investimenti per renderla sempre più efficiente e rispettosa dell’ambiente, tutelando la sicurezza dei lavoratori e garantendo una continuità delle attività a favore dell’occupazione locale».
La certificazione CSC
L’obiettivo della certificazione CSC è quello di validare l’intera filiera di processo di produzione del cemento, dalla catena di fornitura delle materie prime all’organizzazione aziendale, alla produzione vera e propria con attenzione agli impatti economici, sociali e ambientali sul territorio. Si tratta di una certificazione piuttosto articolata che riguarda l’azienda nel suo complesso e valuta in profondità l’intero operato aziendale. Per capire meglio di cosa si tratta, abbiamo sentito Giovanni Pinto, Direzione Tecnologie e Qualità di Italcementi, al quale abbiamo rivolto alcune domande sull’argomento.
Come funziona la certificazione CSC?
«Lo schema del CSC viene applicato per certificare una filiera responsabile, mediante una valutazione che guarda alla sostenibilità nelle sue tre dimensioni principali – economica, sociale e ambientale – e consente di definire un punteggio complessivo, in base al quale viene individuata una specifica classe di rating crescente: bronze, silver, gold, platinum. In analogia ad altri schemi multi-criteriali impiegati per valutare la sostenibilità in altri ambiti, quello del CSC presenta dei prerequisiti che non forniscono un punteggio, ma il cui rispetto è obbligatorio, e altri requisiti (crediti), perseguibili o meno, utili al calcolo del rating finale», spiega Pinto.
«I prerequisiti – continua Pinto – sono suddivisi in quattro macro-aree: management, environment, social, economical. Ciascuna area contiene a sua volta una serie di requisiti specifici, che valutano una molteplicità di tematiche, tra cui: le politiche e le modalità di approvvigionamento, la presenza di sistemi di gestione (qualità, ambiente, sicurezza), che afferiscono all’area management; gli impatti ambientali valutati nel ciclo di vita del prodotto, l’uso dell’energia e l’impatto sul clima, gli impatti sull’aria-acqua-suolo, l’uso di materiali e di combustibili secondari, gli impatti dei sistemi di trasporto impiegati, che rientrano nell’area environment. L’area social, invece, è legata alle interazioni e sinergie con la comunità locale e all’attenzione alla salute e sicurezza dei lavoratori e degli utilizzatori, mentre nell’ultima area, economical, rientrano le politiche etiche di business, sia nei confronti dei clienti che del personale interno, la comunità locale e tutti gli stakeolders, e la presenza di elementi tecnologici innovativi».
A cosa serve la certificazione CSC e come viene assegnato il punteggio?
«Questo schema, studiato appositamente per i prodotti da costruzione, – risponde Pinto – può essere applicato per la valutazione degli impianti che producono calcestruzzo (preconfezionato o prefabbricato), aggregati o cemento. Solo per il calcestruzzo realizzato in uno specifico impianto la valutazione effettuata conduce anche alla possibilità di ottenere il certificato del CSC, mentre i certificati acquisiti dai fornitori di aggregati, o di cemento, possono contribuire a stabilire il valore per la certificazione del calcestruzzo, nella misura in cui il fornitore certificato CSC contribuisce con il proprio cemento o aggregato alla realizzazione di quel calcestruzzo. Il contributo della filiera del cemento può arrivare fino al 25% del punteggio complessivo, mentre per la filiera dell’aggregato fino ad un massimo del 15%. Si tratta di una certificazione molto selettiva perché oltre al punteggio, per alcuni livelli, è necessario conseguire obbligatoriamente dei crediti specifici. Ad oggi, Italcementi ha certificato tre impianti. Il primo è stato quello della cementeria di Calusco d’Adda (BG), il secondo quello di Rezzato Mazzano (BS) e il terzo è appunto quello di Matera, tutti con il rating bronze. In realtà il punteggio ottenuto sarebbe già idoneo a conseguire il livello silver, che tuttavia non è stato ancora riconosciuto proprio per la mancanza di alcuni crediti obbligatori, tra i quali, ad esempio, quello relativo alla biodiversità che non è ancora gestita perfettamente in linea con il rating. Tuttavia, il punteggio di ciascuna cementeria è superiore all’80%, quando il minimo per la certificazione silver sarebbe circa il 70%. Ad esempio, la cementeria di Matera ha conseguito un punteggio pari a 82,5%, ma l’obiettivo futuro è colmare i gap e ottenere un rating più elevato».
Quindi i livelli di rating possono essere incrementati?
«Certamente, l’intento del Concrete Sustainability Council è di dare vita a un sistema virtuoso valido per tutta la filiera, quindi la certificazione consente di aumentare i livelli di rating per step successivi, man mano che vengono raggiunti i criteri necessari per ciascun livello. I punteggi acquisiti per il cemento, infatti, possono essere trasferiti alla certificazione CSC del calcestruzzo, consentendo agli impianti di ottenere punteggi più elevati valutando la sostenibilità su tutta la catena di valore. Ad oggi, le due società, Italcementi e Calcestruzzi, hanno 3 impianti certificati CSC per il cemento e 9 per il calcestruzzo, di cui 2 con il rating gold e 7 con il silver. Gli impianti Calcestruzzi certificati sono quelli di Peschiera Borromeo (MI), Cologno Monzese (MB), Genova Chiaravagna, Campomorone-Isoverde (GE), Napoli Casalnuovo, Bari Industriali a cui si sono aggiunti di recente Palermo 1, Roma Flaminio e Roma Tiburtina. Siamo in procinto di ottenere la certificazione gold per l’impianto di Taranto, che viene fornito proprio dalla cementeria di Matera. La stessa cosa è fatta per gli impianti di Peschiera Borromeo (MI) e Cologno Monzese (MI) che hanno potuto sommare al proprio punteggio quello della cementeria di Calusco, acquisendo così il rating gold».
La cementeria di Matera ha ottenuto un punteggio molto alto. Quali sono stati gli elementi determinanti?
«Nel caso di Matera, gli elementi che hanno concorso al conseguimento di un punteggio così elevato, pari a 82,5%, sono un notevole utilizzo di materie prime seconde, provenienti da altri settori industriali e dal settore edile e impiegate nella produzione di cementi a elevato grado di sostenibilità. Lo stesso clinker viene prodotto con un notevole risparmio di risorse naturali perché la cementeria è autorizzata all’uso di combustibili solidi secondari, nel rispetto di una serie di prescrizioni ambientali fondamentali per il conseguimento dei requisiti ambientali del CSC. Inoltre lo stabilimento è provvisto di un sistema di monitoraggio continuo della qualità dell’aria, del rumore, delle acque sotterranee, delle acque superficiali e dei sedimenti del suolo e sottosuolo, condiviso con l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata (ARPAB) e il Comune di Matera, per un controllo sia interno che esterno delle emissioni di CO2. L’iniziativa fa parte di una serie di azioni finalizzate a informare e a mettere a disposizione documentazione e dati ambientali in un’ottica di trasparenza e comunicazione con la popolazione locale. Negli ultimi anni, l’impianto ha subito un processo di revamping molto importante che l’ha reso uno dei più efficienti a livello europeo e allo stesso tempo più rispettoso dell’ambiente. Non a caso, le tre cementerie attualmente certificate sono state anche le più efficienti dal punto di vista del ciclo produttivo a seguito dell’impianto di nuove tecnologie che hanno permesso una riduzione delle emissioni di CO2, di polveri e di ossidi di zolfo (SOx) e di azoto (NOx). L’impianto è stato migliorato anche dal punto di vista del risparmio idrico, mediante la realizzazione di una serie di bacini di contenimento che lo rendono un sistema quasi chiuso, senza scaricamento delle acque all’esterno, e di un sistema di vasche per il recupero dell’acqua piovana che viene riutilizzata nel ciclo di produzione del cemento, riducendo l’uso di risorse idriche locali.
Adiacenti alla cementeria, inoltre, ci sono due cave, una di argilla e una di calcare, la cui ubicazione consente il trasporto su nastri delle due materie prime, eliminando l’uso di automezzi e contribuendo alla riduzione dell’impatto delle emissioni relative ai trasporti sul processo produttivo. Diverse sono state anche le iniziative che la cementeria di Matera ha avviato nel tempo per contribuire alla salvaguardia del territorio e della cultura locale, in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni archeologici della Regione e l’Ente Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano (Parco della Murgia Materana), che confina con il sito.
Da sottolineare, infine, che il cemento certificato di Matera è stato utilizzato per la produzione di calcestruzzi sostenibili impiegati per la realizzazione del nuovo ospedale Sud-Est Barese (Fasano-Monopoli), del nuovo Ospedale S. Cataldo a Taranto, della prima scuola certificata LEED della Puglia a Bitetto e dei massi frangiflutti utilizzati per il TAP (Trans Adriatic Pipeline). Oltre a Calcestruzzi, principale cliente della cementeria, sono molte le richieste di cementi sostenibili che vengono da clienti e operatori edili della zona, in virtù dei vantaggi che tali prodotti offrono nella partecipazione alle gare di appalto e nella produzione di prodotti finali a migliore impatto ambientale».
Quali sono i tempi per ottenere una certificazione CSC?
«Nella fase iniziale, trattandosi di una certificazione nuova sia per gli operatori che per i certificatori, i tempi si aggiravano intorno agli otto mesi, anche perché in Italia, anche adesso, c’è un solo organismo italiano di terza parte indipendente riconosciuto dal CSC per il rilascio della certificazione, che svolge il ruolo del verificatore. Attualmente, invece, i tempi sono contenuti entro quattro o cinque mesi, potendo applicare una procedura concordata con l’Ente di certificazione con una riorganizzazione della verifica dei criteri specifici dei singoli impianti (crediti plant) e dei criteri generali validi a livello di Società/Gruppo (crediti company). Tutti i siti produttivi di Italcementi e Calcestruzzi si avvalgono dei livelli company del Gruppo Heidelberg di cui fanno parte.
Tuttavia, come ho già sottolineato, resta una certificazione piuttosto articolata, che riguarda l’azienda nel suo complesso, valuta in profondità l’intero operato aziendale e richiede molto lavoro, in gran parte, funzione degli obiettivi che l’azienda si prefigge. Nel caso, ad esempio, del conseguimento del rating bronze con il punteggio minimo potrebbero essere sufficienti i crediti company della Società di riferimento e pochi crediti plant, ma questo obiettivo non rientra nella politica aziendale del Gruppo, il cui scopo è quello di ottenere fin da subito il massimo punteggio possibile».
Qual è l’ente di certificazione per l’Italia e qual è il compito di Federbeton?
«ICMQ svolge il ruolo del verificatore per il rilascio della certificazione ed è, attualmente, l’unico organismo italiano di terza parte riconosciuto dal CSC e impegnato attivamente in Italia per il rilascio della certificazione con il ruolo di verificatore. Federbeton, invece, svolge il ruolo di Regional System Operator (RSO), con il compito di diffondere lo schema, adattarlo alla realtà italiana e supportare le aziende nella sua applicazione. Il CSC, infatti, permette ai Program Operator di definire degli adattamenti dello schema a livello nazionale. In particolare, per quanto riguarda l’Italia, sono stati approfonditi quegli aspetti che per il mercato e la normativa italiana sono ritenuti strategici per misurare la sostenibilità, dando risalto ai temi della legalità, tracciabilità, soprattutto relativamente al trasporto del calcestruzzo, e coinvolgimento dei dipendenti nelle politiche aziendali. In questo processo di adattamento nazionale è stato fondamentale il contributo di tutti gli attori coinvolti: imprese, Associazioni ed Organismi di certificazione attivi per questo schema. La certificazione CSC è una garanzia di trasparenza per clienti, imprese, progettisti e committenze, sia pubbliche che private. Inoltre Federbeton, a livello nazionale, raccoglie eventuali osservazioni rilevate dai partecipanti ai Gruppi di Lavoro, in merito ad alcune criticità presenti sul territorio, per meglio adattare lo schema al contesto nazionale e semplificare e velocizzare la sua applicazione. Federbeton funge anche da ente di collegamento tra l’ente di certificazione e l’Associazione del Concrete Sustainability Council, cui spetta la decisione finale in merito all’assunzione delle proposte di miglioramento presentate.
Ad esempio, la possibilità di valutare i livelli company della società sulla base di criteri generali con relativa estensione del rating ai siti produttivi è nata da un’iniziativa di Italcementi e Calcestruzzi. Grazie a questi aggiornamenti e alle migliorie apportate al fine di rendere l’applicazione dello schema ancor più chiara ed efficace, il sistema è arrivato alla versione 2.1 del protocollo che, per esempio, prevede l’inserimento delle betoniere elettriche tra le Exemplary Performance, cioè i crediti premianti. È stata anche approvata come Exemplary Performance la partecipazione ai Rapporti di Sostenibilità Federbeton per lo sviluppo sostenibile del settore cemento e, recentemente, per quello del calcestruzzo. Tutte le certificazioni del Gruppo Italcementi e Calcestruzzi hanno viste confermate le Exemplary Performances in campo LCA/EPD, a conferma del percorso di sostenibilità intrapreso da tempo».