Dopo aver conseguito il titolo di laurea a livello magistrale in Scienze e Tecnologie Chimiche all’Università di Milano Bicocca nel 2020, lavora come analista chimico presso il dipartimento di Ambiente e Salute dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri a Milano nel 2021. A gennaio 2022 intraprende il percorso di Dottorato di Ricerca in Technology for Health presso l’Università degli Studi di Brescia e i laboratori di Italcementi studiando il sequestro di CO2 tramite scarti industriali e il riutilizzo dei prodotti nei materiali edili.
La reazione di carbonatazione è un processo naturale: infatti la CO2 presente in atmosfera entra in contatto con le rocce basaltiche presenti sul nostro pianeta e reagisce con le specie più reattive, ioni di calcio e magnesio, a formare composti stabili e insolubili in acqua, i carbonati di calcio e magnesio. Questa reazione è in grado di rimuovere la CO2 dall’atmosfera, sebbene a un ritmo molto lento rispetto alle attuali emissioni di gas serra. Tuttavia, la carbonatazione naturale delle rocce basaltiche è stata studiata come possibile metodo di cattura e immagazzinamento di carbonio (CCS), in cui l’anidride carbonica viene catturata da fonti di emissione, come le centrali elettriche, e iniettata in giacimenti di rocce basaltiche sotterranee per accelerare il processo di carbonatazione naturale e quindi rimuovere la CO2 dall’atmosfera. Ed è proprio sulla velocità di reazione, ovvero la cinetica, che è fondamentale intervenire al fine di rendere il processo vantaggioso a livello industriale. La ricetta di carbonatazione alla base del sequestro di per sé è molto semplice, gli ingredienti principali sono lo scarto, l’acqua e la CO2. Nello specifico, gli scarti, prevalentemente di grossa pezzatura, sono macinati fino alla riduzione in polvere fine, ad essa viene aggiunta l’acqua per formare una “fanghiglia”. Questa fanghiglia fluida e la CO2 gassosa sono poi inseriti nel reattore, che lavora a pressioni elevate e temperatura ambiente. Queste condizioni di lavoro permettono di poter accelerare la reazione in maniera importante a tal punto che dopo solo 24 ore è già possibile studiare il comportamento del processo, l’influenza dei parametri e le prestazioni dei materiali testati. Trovare il giusto equilibrio tra i molteplici fattori che influenzano il processo è la sfida più stimolante ma anche la parte più difficile di questo lavoro.