Laureata in economia e commercio all’Università Cattolica di Milano, è giornalista professionista dal 2004. Nei primi anni della sua carriera ha lavorato per tv locali e nazionali sviluppando le tecniche video. Successivamente, ha collaborato con differenti testate online e agenzie di comunicazione specializzandosi nel linguaggio SEO. È esperta in temi economici, legali e immobiliari, con particolare focus sui nuovi modelli produttivi sostenibili. Le sue passioni? Il pianoforte e i puzzle.
Bankitalia: dalle scuole più belle escono studenti più bravi
È la prima volta che viene compiuta in Italia una ricerca che mette in correlazione lo stato edilizio delle scuole con il rendimento degli studenti. Lo ha fatto la Banca d’Italia e ciò che si legge nel rapporto non è per nulla confortante. L’analisi parte dal presupposto che il processo educativo possa essere considerato “alla stregua di un processo produttivo” e che, quindi, sia possibile associare gli input a un determinato output il quale è “misurabile in termini di apprendimento”. L’originalità dello studio, infatti, consiste proprio nel considerare come input, al posto di quelli solitamente considerati (come il capitale e le risorse umane e i fattori organizzativi), il “capitale fisico”, ovvero la struttura edilizia delle scuole.
Il risultato è una correlazione tra la sicurezza delle aule, la salubrità degli ambienti e la presenza di spazi ricreativi con la capacità di concentrazione degli alunni, il tempo trascorso a scuola, la motivazione nello studio e la continuità didattica. Risultato: dove ci sono carenze edilizie strutturali, l’apprendimento scolastico è scarso e inadeguato al mondo del lavoro. In tale contesto, un apporto importante potrebbe arrivare dai 12 miliardi messi a disposizione dal PNRR, dei quali parleremo più avanti, a patto che ci sia una governance degli investimenti organizzata a livello statale, regionale e locale.
I dati sull’edilizia scolastica: il grande divario tra Nord e Sud
I ricercatori della Banca d’Italia hanno analizzato i dati di tutte le scuole italiane e di ogni ordine e grado (dalla scuola dell’infanzia fino alle superiori) presenti nell’Anagrafe dell’edilizia scolastica, aggiornati all’anno scolastico 2021-2022 sottolineando soprattutto tre aspetti: la dimensione degli istituti scolastici e lo spazio a disposizione per ciascuno studente, la presenza di servizi, come la mensa e la palestra, e il periodo di costruzione delle scuole.
Ebbene: la superficie scolastica complessiva a disposizione di ogni alunno, dalla scuola materna alla scuola secondaria di secondo grado, è in media di 23,6 metri quadri ma tra le diverse macroregioni ci sono forti differenze. Al Nord Est si arriva a 29,4 metri quadrati per studente (il 25% in più rispetto alla media italiana), mentre al Sud e nelle Isole sono 20,8 (il 12% in meno rispetto alla media). Le differenze sono particolarmente ampie se si esaminano le scuole materne, dove i bambini avrebbero più bisogno di spazi: a fronte di un dato nazionale di 33 metri quadrati a testa, gli alunni del Nord Est ne hanno 48 e quelli del Mezzogiorno 26. Cifre simili, seppur in lieve miglioramento, si trovano nelle scuole elementari dove il gap tra Nord e Sud è di circa il 61%. Le stesse dinamiche si rilevano se si considerano le superfici verosimilmente destinate alla didattica. A livello nazionale troviamo una media di 10 metri quadrati per studente, ma i più svantaggiati sono sempre i ragazzi del Sud, che dispongono di spazi inferiori di circa il 35% nella scuola dell’infanzia e del 23% in quella primaria rispetto ai loro coetanei che vivono nelle regioni del Nord Est.
Spostando l’attenzione sui servizi scolastici si scopre che solo quasi un terzo delle scuole italiane ha una mensa e solo quasi sei istituti scolastici su dieci hanno una palestra. L’assenza di una mensa limita fortemente il tempo pieno, soprattutto alla materna e alle elementari, e questo non può che incidere negativamente sul rendimento scolastico, mentre la mancanza di una palestra impedisce lo sviluppo di attività extrascolastiche. Concentrandosi sulle sole mense delle scuole dell’infanzia e della primaria, troviamo una media nazionale rispettivamente del 53,5% e del 52,2% ma anche questa volta, il Sud appare svantaggiato: solo il 37,9% delle scuole materne ha una mensa, contro il 69,1% di quelle del Nord Ovest. Va anche peggio per le elementari: nelle stesse macroregioni il confronto è tra il 28,3% e il 68,3%. Per quanto riguarda la palestra la situazione sembra più omogenea, con una media nazionale del 58,8% e un gap massimo tra il 51,4% nelle regioni del Sud e un 67,1% in quelle del Nord Ovest.
Come incidono le carenze strutturali sull’istruzione
Ma c’è un altro aspetto da considerare ed è quello sullo stato degli edifici. Solo il 53,6% delle scuole, ovvero poco più della metà, è stata costruita da meno di cinquant’anni, ma il dato più preoccupante è quello sulle certificazioni: nonostante il nostro Paese abbia svariate zone ad alto rischio sismico, a livello nazionale solo una su cinque ha adeguate certificazioni (tra cui quella relativa all’agibilità dell’edificio) e al Sud poco più di una su dieci. Più attenzione, invece, è stata data all’efficientamento: quasi due terzi delle scuole hanno effettuato interventi per ridurre il consumo energetico, con il maggiore gap registrato tra il Mezzogiorno e le regioni del Nord Ovest, rispettivamente con il 52,5% e il 73,2%.
L’analisi di Bankitalia mette in relazione lo stato dell’edilizia scolastica e l’apprendimento degli studenti. Per farlo sono stati analizzati i risultati ottenuti in italiano e in matematica registrati dall’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione (Invalsi). Secondo i dati del 2022, gli studenti delle scuole medie che non hanno raggiunto un livello sufficiente sono stati il 39% degli studenti in italiano e il 44% in matematica. Ma anche su questo aspetto si notano nette differenze tra il Nord e il Sud. Di qui, la correlazione della Banca d’Italia: se nelle regioni settentrionali solo un terzo degli alunni delle scuole medie è risultato impreparato in entrambe le materie scolastiche, nel Mezzogiorno sono stati insufficienti il 49% degli alunni in italiano e addirittura il 60% in matematica. Al secondo anno delle scuole superiori la percentuale degli studenti non adeguatamente preparati sale al 44% per l’italiano e al 46% per la matematica, con un divario ancor più netto: in italiano, al 26% della media delle regioni settentrionali si contrappone il 43% del Mezzogiorno e in matematica sono insufficienti circa un terzo al Nord contro quasi due terzi nel Sud e Isole. Nell’ultimo anno delle superiori le percentuali nazionali crescono ancora (48% in italiano e il 50% in matematica), con un gap consolidato (il 37% nelle regioni settentrionali contro il 62% nel Mezzogiorno in italiano e un 45% contrapposto a quasi due terzi in matematica.
Il PNRR riuscirà a compensare il gap dell’istruzione con l’edilizia scolastica?
Ristrutturare e adeguare gli edifici scolastici è un’urgenza, ma la programmazione dei lavori è estremamente complessa. Basti pensare che ai Comuni spetta il compito di costruire e di manutenere le scuole materne, elementari e medie, ma alle Province competono le scuole superiori anche se la programmazione degli interventi la decide la Regione e lo Stato, attraverso il Ministero dell’Istruzione e del merito (MIM), secondo una logica bottom-up. È evidente che, se la programmazione non viene programmata in maniera coerente ed efficiente tra i vari livelli, si rischia di non concentrare le risorse laddove servono di più.
Il Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza “ha aperto una nuova stagione per gli investimenti in infrastrutture scolastiche, riconoscendone il valore strategico”, si legge nell’analisi della Banca d’Italia. Al mondo della scuola, infatti, sono state dedicate sei diverse linee di investimento, mirate a:
- potenziamento dell’offerta educativa di asili nido e scuole dell’infanzia
- estensione del tempo pieno
- disponibilità di mense scolastiche
- aumentare la disponibilità di palestre
- mettere in sicurezza gli edifici e realizzare nuove scuole
- adeguare sotto il profilo tecnologico gli spazi didattici
Le risorse stanziate per questi obiettivi sono importanti: quasi 12 miliardi di euro. Purtroppo, però, l’analisi di Bankitalia sottolinea che i “finanziamenti finora effettivamente assegnati agli enti territoriali mostrano un parziale disallineamento rispetto ai fabbisogni locali”, anche a causa di una governance molto complessa. La soluzione per un riequilibrio delle misure previste nel Piano, si legge sempre nell’analisi, potrebbe derivare “da una mappatura granulare e ad ampio spettro dei gap infrastrutturali”, ovvero da un’indagine più approfondita dello stato di fatto degli edifici scolastici, da Nord a Sud.
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