Laureata in Architettura all’Università di Firenze, si occupa da 8 anni di organizzazione di viaggi ed eventi culturali per il mondo dell’architettura e del design, collaborando nell’ambito di diverse manifestazioni del settore come la Biennale di Architettura, il Salone del Mobile, Made expo e il Cersaie. È Event Manager per ProViaggiArchitettura e CASABELLA formazione, ha scritto per la rivista CASABELLA e scrive articoli per la rivista online professionearchitetto. La passione per il viaggio la porta a essere anche accompagnatore turistico per viaggi culturali e di avventura in Italia e all’estero.
In viaggio con l’architettura: 10 motivi per alzare lo sguardo lungo le autostrade del Belpaese
“un’automobile ruggente (…) è più bella della Nike di Samotracia”
Così il Manifesto del futurismo di Marinetti del 1909 esalta il mezzo di locomozione che sconvolse un’epoca.
Da sempre affascinati dal movimento e dalla velocità, i futuristi fecero della macchina un emblema della loro arte, raffigurata in molti dipinti come la Velocità d’automobile di Giacomo Balla. All’epoca del Manifesto del futurismo in Italia erano in circolazione 5.000 auto; oggi ce ne sono 50 milioni, diversi zeri in più, che forse superano anche gli auspici più rosei dei futuristi.
Da qui parte il nostro racconto, una trasposizione dell’elogio del mezzo automobilistico in chiave contemporanea. Oggi l’uso dell’auto non è esaltato come all’epoca, anzi è oggetto di dibattito soprattutto se il discorso si inserisce in una costruttiva ricerca legata alle esigenze di riduzione delle emissioni, tema quanto mai attuale e assolutamente da non trascurare.
Al contempo però la situazione sanitaria mondiale, legata all’emergenza COVID-19, ha portato sempre più persone a prediligere l’auto come mezzo di trasporto, e così sarà anche per questa estate, nella quale si parlerà molto di turismo italiano e di prossimità. Milioni di villeggianti dunque si sposteranno sulla fitta rete autostradale che attraversa il Belpaese. E allora approfittiamone, guardiamo fuori dal finestrino, per fare dello spostamento per raggiungere una meta, un viaggio di scoperta.
10 architetture lungo le autostrade italiane
Difficile realizzare una vera e propria mappatura delle architetture lungo le autostrade italiane, anche perché dovremmo valutare e scegliere parametri di ricerca adeguati. E non vogliamo neanche concentrare l’attenzione sulle architetture autostradali per eccellenza – gli autogrill – seppur la storia della loro nascita, con i progetti dall’architetto Angelo Bianchetti, sia molto affascinante. Questo è invece un compendio di 10 opere, che incontreremo da nord a sud, che hanno uno stretto legame formale, dialettico, funzionale e fisico con le grandi vie di percorrenza.
Partiamo dal confine con l’Austria, nei pressi del Passo del Brennero lungo l’autostrada A22, dove nel 2013 è stato inaugurato il Plessi Museum. Un edificio che attira l’attenzione e si propone come luogo di sosta per i viaggiatori che hanno voglia di rilassarsi, immergendosi nell’arte. Situato in prossimità del luogo dove sorgeva la dogana tra le due nazioni – presente fino all’entrata in vigore del trattato di Schengen – il museo è dedicato all’opera dell’artista contemporaneo Fabrizio Plessi, che la definisce “un’opera totale” dove le sue installazioni si fondono con gli allestimenti interni e gli arredi da lui disegnati ad hoc per questo sito, al’interno della scatola architettonica, progetto dell’Ingegnere Carlo Costa per Autostrada del Brennero SpA.
Proseguiamo il nostro viaggio lungo l’autostrada A22 fino a Bolzano, dove la nostra vista è attratta da un’altra architettura che si impone sul paesaggio in prossimità del casello di Bolzano Sud. Si tratta del Salewa Headquarter, la sede dell’azienda leader nella produzione di abbigliamento ed attrezzatura per la montagna e l’alpinismo. Come molte delle dieci architetture che citeremo, anche qui siamo di fronte ad un vero e proprio landmark, non solo per la realtà Salewa, ma per la città ed il territorio. L’edificio – progetto frutto della collaborazione tra l’architetto Cino Zucchi e lo studio Park Associati – è a zero emissioni e presenta in copertura uno degli impianti fotovoltaici più estesi dell’Alto Adige. La forma, il rivestimento, i materiali, le funzioni, la sostenibilità: tutto in questa struttura concorre alla definizione di un simbolo che riesce ad essere in equilibrio con tutti gli elementi infrastrutturali, naturali ed urbani che lo circondano.
Andiamo ancora verso sud, lasciamo l’A22 in favore dell’A4 in direzione Milano. Incastrata tra la tangenziale Nord del capoluogo meneghino, l’autostrada dei Laghi (la prima autostrada a pedaggio d’Italia) e la Torino-Trieste si trova l’area dell’Expo Milano 2015. Anche in questo caso la visibilità dalle strade di grande percorrenza è simbolicamente forte: l’impianto del masterplan è leggibile grazie alla copertura del decumano e dei padiglioni ancora presenti. Per fortuna l’area resterà un simbolo, ma trasformandosi: nascerà infatti il Parco della Scienza, del Sapere e dell’Innovazione, un nuovo quartiere green e smart, su progetto di Carlo Ratti, vincitore del concorso internazionale.
Torniamo indietro ora, sempre lungo l’autostrada A4, ma questa volta in direzione Venezia. Sulla destra, poco prima del casello di Bergamo, il conducente non potrà non notare che la sua corsa è accompagnata da una fiamma rossa che sembra seguirne l’andamento e il movimento: di fianco a lui troverà il Kilometro Rosso. Progettato da Jean Nouvel, si tratta di un muro realizzato con profili in alluminio estruso striato alto 10 metri e lungo appunto un chilometro, che delimita e protegge il parco scientifico tecnologico alle sue spalle. Il colore è un omaggio ad Alberto Bombassei, patron dei freni Brembo – fornitori della Ferrari – promotore della realizzazione del polo.
Ma attenzione non è ancora tempo di volgere lo sguardo; poco dopo la fine del Kilometro Rosso, in testa all’area si trova l’i.lab, il Centro Ricerca e Innovazione di Italcementi progettato dall’architetto americano Richard Meier. L’edificio è un volume dominato dalla trasparenza e dalla purezza del cemento bianco, protetto da una copertura caratterizzante, che fa assumere al Centro la forma di una freccia che sembra trainare metaforicamente il muro rosso. Una tensione fisica e concettuale verso il futuro, la ricerca e il movimento. La piazza coperta che si crea sotto la punta della copertura accoglie il visitatore; la sensazione di spazio pubblico continua nel grande atrio sempre a doppia altezza dove il rapporto esterno-interno sembra annullarsi. Realizzato con tecnologie e materiali innovativi e sostenibili, i.lab racchiude in sé la concezione di Italcementi di innovazione, di sostenibilità e di eccellenza architettonica.
Proseguendo il viaggio, bisogna superare Venezia per incontrare un luogo simbolo e controverso: il Cubo Dardi, emblema di un periodo storico. L’opera si trova alla stazione di servizio Bazzera Sud ed è uno dei pochi esempi realizzati del progetto “Kaaba” con il quale dell’architetto Costantino Dardi vinse il bando di concorso di Agip per una stazione di servizio modello nel 1968. Un grande cubo di tubi metallici con struttura a reticolo, che stava per essere abbattuto dall’Eni nel 2018; demolizione fermata però da una mobilitazione cittadina culminata con l’incontro “Un futuro al Cubo” organizzato e voluto dall’Università di Architettura IUAV di Venezia. Per la cronaca nel momento in cui scriviamo la Soprintendenza veneziana ha tutta l’intenzione di vincolare questo landmark del nord-est.
Il nostro viaggio prosegue sull’Autostrada del Sole, un’arteria simbolo per il Paese. A poca distanza l’uno dall’altra due progetti opposti, uno silenzioso e l’altro molto “rumoroso”. All’altezza della città di Parma nei prossimi anni noterete una sempre più crescente macchia verde; si tratta del KilometroVerdeParma, un piano di riforestazione partito dall’idea del designer Franco Maria Ricci – ideatore del Labirinto del Masone – con l’obiettivo di creare una fascia verde che assorbisse le emissioni di uno dei tratti più inquinati d’Europa. L’iniziativa è pregevole soprattutto per la sua evoluzione: da una fascia verde lungo l’autostrada, infatti, si è ampliata in un progetto articolato di creazione di boschi e aree verdi in tutta la provincia di Parma, grazie alla nascita del consorzio omonimo. Il nome è un riferimento esplicito al Kilometro Rosso che abbiamo incontrato a Bergamo. Il progetto iniziato nel 2019 è dello studio di paesaggio Studio Bellesi Giuntoli, con il coinvolgimento di Stefano Mancuso, Direttore dell’International Laboratory of Plant Neurobiology dell’Università di Firenze e autore di libri di divulgazione scientifica di successo.
Proseguendo di poco verso sud, lo sguardo non potrà non cogliere anche da lontano i tre ponti bianchi progettati da Santiago Calatrava, in prossimità del casello autostradale di Reggio Emilia. I ponti fanno parte di un progetto più ampio di risistemazione di un’intera area, trasformata in uno snodo importante grazie alla presenza della nuova stazione dell’Alta velocità Mediopadana: un’immensa cattedrale anch’essa bianca inaugurata nel 2013, che insieme al ponte centrale è diventato un landmark incontestabile per la città di Reggio Emilia. La stazione è un esempio di perfetta “architettura lungo l’autostrada” perchè ben visibile, dal carattere riconoscibile e indimenticabile, sembra essere in movimento se la si guarda dall’autostrada ed è dominata da luci e ombre in continua evoluzione se si è al suo interno. Peccato che non sia stato ancora completato il progetto di risistemazione urbanistica e soprattutto quello di riqualificazione a verde previsto da Calatrava, che avrebbe sicuramente giovato e limitato la sensazione di essere davanti a una, seppur formalmente accattivante, “astronave atterrata nel deserto”.
Superato l’appennino tosco-emiliano, si arriva a Firenze, e ad accoglierci troviamo un’icona dell’architettura moderna: la Chiesa dell’Autostrada del Sole di Giovanni Michelucci. Il nome ufficiale è Chiesa di San Giovanni Battista; fu realizzata nel 1964 in ricordo delle morti sul lavoro avvenute durante la costruzione dell’Autostrada A1 e per questo posizionata simbolicamente a metà strada tra le due città che unisce. La forma, la copertura, la pietra e il rame che dominano l’esterno sono emblematici e riconoscibili e hanno contribuito alla sua iconicità. Quasi tutti l’hanno vista dall’esterno, in troppo pochi all’interno, per cui fermatevi, fate una sosta e visitate questo capolavoro dell’architettura organica.
Poco più avanti sempre in direzione sud, da segnalare la presenza delle nuove barriere acustiche dell’autostrada A1, progettate dallo studio fiorentino Archea Associati. Un disegno che si avvicina sempre al concetto di movimento e direzionalità con materiali e cromie che addolciscono l’inserimento nel paesaggio e le connotano architettonicamente: le barriere antirumore sono rivestite in corten e terracotta dell’Impruneta.
L’ultima delle 10 tappe – siamo sempre sull’A1 Milano-Roma – è un esempio virtuoso di architettura industriale che riesce non solo a parlare di sostenibilità, ma anche a inserirsi nel paesaggio, in perfetto equilibrio sia con l’autostrada che con la natura circostante. L’architetto Guido Canali ha firmato la progettazione della Sede Prada a Valvigna, in provincia di Arezzo. Una fabbrica-giardino pensata, dove il verde, la luce e l’aria sono protagoniste e l’armonia di queste parti si percepisce anche solo con uno sguardo esterno.
Infine – uscendo dal nostro tracciato – per i viaggiatori diretti a sud segnaliamo il sito autostradadelmediterraneo.it, dedicato alla storia della Salerno-Reggio Calabria, con una serie interessante di itinerari e spunti per una sosta lungo il tragitto.
Questi dieci progetti sono solo uno stimolo per rivolgere maggiore attenzione ai luoghi, anche quelli di passaggio, quasi in controtendenza rispetto alla velocità del mezzo esaltata dai futuristi.
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