Paolo Ghiotti è legale rappresentate e direttore tecnico della Ghiotti B. e L. di Paolo e Sereno Ghiotti snc, impresa storica di Trecenta in provincia di Rovigo, attiva sin dal 1926 nel settore edile e specializzata nel restauro, in particolare, nel recupero di monumenti. È inoltre Presidente di Ance Veneto, l’Associazione dei Costruttori Edili.
Il Veneto, come la Lombardia e l’Emilia Romagna, è in prima fila nell’utilizzo del Superbonus 110%, proprio per favorire una ripresa del comparto delle costruzioni che ha affrontato una crisi iniziata nel lontano 2008.
Per altro, prima della pandemia, i segnali di ripresa del 2018 e quelli di crescita del 2019 prospettavano un 2020 sereno. Una previsione di crescita confortata dai dati dei primi mesi dell’anno e annullata, appunto, dal Covid, che, tra marzo e maggio, ha determinato -67% di fatturato e -65% di ore lavoro. Perdite rilevanti appena compensate in parte dalla quantità di lavoro in portafoglio, ma non sufficienti a colmare il gap negativo di fine anno. Finalmente sembra che oggi, grazie anche alla campagna vaccinale, siamo di fronte allo schiudersi di un periodo positivo.
Come dicevo il Superbonus è un’importante opportunità, ma l’elevato numero di pratiche da espletare, che rallenta l’avvio dei lavori, s’incrocia con l’aumento dei costi dei materiali che hanno raggiunto livelli spesso insostenibili.
I condomini che hanno potuto iniziare davvero i lavori sono 500 e un terzo dei 730 milioni utilizzati fino ad ora riguardano 3 regioni del nord (tra cui il Veneto), mentre il sud Italia si attesta solo al 9%, tanto che qualcuno è arrivato a sostenere che il Superbonus sia a favore del nord; in realtà non è così, perché uno dei fattori ostativi all’accoglimento delle domande è la conformità urbanistica, che notoriamente riguarda più il sud che il nord Italia. Il problema della difformità è comunque concreto e deve essere affrontato in maniera pragmatica al più presto, soprattutto perché estensivamente riguarda “abusi” che nulla incidono o modificano le volumetrie degli stabili.
Soltanto nella provincia di Rovigo ci sono un migliaio di pratiche bloccate a causa del difficile accesso agli atti; ci troviamo di fronte a una burocrazia non adeguata alle necessità del cittadino e di uno stato moderno che non ha recepito per nulla le istanze di digitalizzazione che arrivano dal mondo produttivo. Tutto ciò impedisce di progettare oggi il domani ed è foriero d’incertezza.
Senza contare, poi, quando alla dilatazione dei tempi – si pensi al periodo che intercorre tra l’aggiudicazione di un bando e l’avvio del cantiere – si aggiunge l’aumento dei costi delle materie prime tale da bruciare qualsiasi guadagno. I pannelli di legno marino, ad esempio, hanno visto un aumento di 1,20 euro su 3,80 euro a mq, per un totale di 5 euro. Il 30%, ovvero l’azzeramento dell’utile d’impresa.
Noi, in questo momento storico, abbiamo di fronte l’occasione per cambiare il futuro e di trarne un grande beneficio per l’ambiente e la nostra vita. Il nostro sistema economico è fatto di piccole e medie imprese, il 98% delle quali hanno meno di 10 dipendenti. Sono la linfa del paese e lavoro da fare ce n’è: il 28% dei fabbricati del nostro Paese è a rischio idrogeologico e il 54% a rischio sismico. Se colleghiamo questi dati con la necessità di un’edilizia green, un’economia circolare, il minor consumo del suolo, le emissioni zero, si intuisce subito che è necessario che l’edilizia cambi al più presto.
Dobbiamo introdurre concetti finalmente moderni, coraggiosi: più che costruire ex-novo è preferibile demolire e ricostruire. L’80% dei fabbricati è in classe G-F. In pratica, con un paragone automobilistico, sono dei motori a gasolio accesi 24 ore su 24, con consumi e relativo inquinamento ormai insostenibili.
Per questo occorre intervenire al più presto, per trasformare radicalmente il nostro patrimonio costruito. Abbiamo le capacità tecniche, i materiali e le tecnologie per un’edilizia diversa che integri organicamente i principi dell’economia circolare e le esigenze, ormai indifferibili nel nostro Paese, di ridurre al minimo il consumo del suolo.
Ma ci vuole coraggio e il Superbonus è una vera opportunità. Non servono solo le grandi opere (il Recovery Plan è pur sempre uno strumento davvero potente per far ripartire il Paese), ma sono necessarie anche quelle di importo contenuto (distribuite sul territorio) che hanno un effetto immediato e ricadute economiche in tempi brevi.
Siamo di fronte a un bivio epocale: aggiornarsi e cambiare le nostre consuetudini e quindi tornare a crescere oppure scegliere la strada della continuità che, sul lungo periodo, ci condannerà all’irrilevanza come sistema Paese. Mi sembra pleonastico sottolineare quale vorrei che fosse la direzione che l’Italia debba scegliere…
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