Collabora con diverse riviste di settore e scrive di architettura, edilizia e ambiente (Abitare, Il Giornale dell’Architettura, Luce, Infobuild, goWEM!). È autore del libro "Fare Resilienza" (Altreconomia, 2020) e co-autore, con Piero Pelizzaro, del libro "La città resiliente" (Altreconomia, 1996)
MIND, da Palazzo Italia allo Human Technopole
È stato, con l’Albero della Vita, l’edificio icona della presenza italiana all’Esposizione universale di Milano 2015. Per i sei mesi di Expo, Palazzo Italia è stato il padiglione vetrina del nostro Paese: una struttura espositiva al cui interno sono state esposte le bellezze e la creatività italiana.
Oggi, a distanza di alcuni anni da quell’importante evento, l’edificio progettato dagli architetti di Nemesi & Partners è il fulcro di uno tra i più importanti centri di ricerca internazionali: lo Human Technopole.
Lo Human Technopole oggi
Si tratta di decine di uffici e laboratori racchiusi in un oggetto architettonico geometricamente complesso: un solido cavo, di 35 metri di altezza, sospeso su una piazza e ancorato a terra per mezzo di grandi basamenti e da quattro grandi stecche. È l’unico tra gli edifici dell’Esposizione a essere rimasto in piedi dopo il semestre internazionale. Oggi i suoi cinque piani e la terrazza panoramica, ristrutturati in tempi rapidi, ospitano scienziati e ricercatori di tutto il mondo.
Il campus occupa una superficie di circa 30mila metri quadrati. È composto da tre edifici (Palazzo Italia, Padiglione Nord, Padiglione Sud), dagli Incubator Labs e da un fabbricato di nuova costruzione, il South Building, che sarà completato per il 2026 (progetto Park Associati). Insieme ospiteranno vari centri di ricerca e facilities scientifiche per una superficie totale di 25mila metri quadri di laboratori interdisciplinari.
A regime, nel campus lavoreranno fino a mille scienziati di differenti discipline tra cui biologia, bioinformatica, chimica, ingegneria, fisica, matematica, scienze della salute, studi computazionali e informatica. Attualmente vi lavorano oltre 100 tra ricercatori e personale di supporto. Si tratta di professionisti di 22 nazionalità diverse. Il 60% dei ricercatori arriva dall’estero. La struttura è gestita da una fondazione, che vede tra i promotori i ministeri dell’Economia e delle Finanze, della Salute e dell’Università e Ricerca.
Mind e la partnership di Arexpo e Lendlease
Il campus è solo uno dei tasselli del puzzle che sta ridando vita a un progetto ancora più ambizioso, che ha preso il nome di Mind, Milano Innovation District: il distretto dell’innovazione nato dalla partnership tra Arexpo, società a maggioranza pubblica proprietaria dell’area, e Lendlease, importante sviluppatore internazionale specializzato nel real estate e nella rigenerazione di aree urbane.
Pubblico e privato lavorano insieme alla gestione di Mind secondo un modello innovativo nello scenario italiano, basato su una collaborazione a lungo termine messa a punto per rendere sostenibile l’intervento. Arexpo partecipa all’operazione con un investimento di due miliardi di euro, Lendlease, responsabile della progettazione e dello sviluppo privato del distretto, con 2,5. Nel 2017 il gruppo australiano si è aggiudicato la concessione dell’area per una durata di 99 anni e si occuperà della trasformazione di 480mila metri quadrati ad uso misto.
Il masterplan di Mind
Oltre ad Arexpo e Lendlease, Mind beneficia della presenza e dell’impegno congiunto delle funzioni pubbliche che hanno sostenuto e promosso il progetto sin dall’inizio: oltre allo Human Technopole, l’ospedale Galeazzi, la Fondazione Triulza e l’Università degli Studi di Milano. La superficie di Mind occupata dagli edifici che ospitano le attività pubbliche vale 335mila metri quadrati.
Il nuovo Galeazzi è un moderno ospedale di 16 piani, polo per la sanità del 21° secolo. La Cascina Triulza ospita invece il Lab-Hub per l’innovazione sociale, con la Social Innovation Academy e Fondazione Triulza, network di realtà del terzo settore e dell’economia civile. Stanno infine per iniziare i lavori di costruzione del terzo campus della Statale di Milano, dove verranno ospitate alcune delle più importanti facoltà scientifiche dell’università milanese, ora presenti in Città Studi, e su cui convergeranno, dal 2025, più di 18mila studenti (il progetto è di Carlo Ratti Associati).
Mind Village e West Gate
Le aree di sviluppo privato in capo a Lendlease, Mind Village e West Gate, avranno destinazioni miste.
Mind Village è il primo nucleo di strutture aperto già dallo scorso anno a imprese private e soggetti dell’innovazione. È posizionato sui due lati del Decumano: su una parte dell’area troverà spazio il quartier generale di Federated Innovation, il network di aziende – a oggi sono 37 – che lavoreranno assieme per sviluppare progetti innovativi. Nell’elenco figurano nomi importanti dell’economia italiana: Eni, Novartis, Cisco, A2A, Eni, Enel X, Eon e Bracco.
West Gate è invece il cuore dello sviluppo privato di Mind, che comprenderà infrastrutture per il lavoro, unità abitative, spazi commerciali e per l’ospitalità in un disegno unitario, tenuto insieme dal Common Ground progettato da Mario Cucinella Architects.
Si tratta di cinque lotti di 150mila metri quadrati in totale, che saranno pronti alla fine del 2024. Qui, troveranno posto residenze, hotel, uffici, un hub della mobilità e l’Innovation Hub.
Su questa prima area, parte di un comparto di 300mila metri quadrati di superficie collocato in prossimità dell’hub ferroviario e metropolitano milanese, Lendlease costruirà un quartiere che punta all’innovazione e alla sostenibilità. Nel nuovo quartiere non è previsto l’impiego di combustibili fossili e l’alimentazione sarà al 100% da energia rinnovabile. West Gate sarà anche la sede di nuove aziende, tra queste Eon, il colosso energetico internazionale che con Lendlease ha siglato una joint venture per dotare il quartiere di infrastrutture energetiche all’avanguardia.
Gli edifici del West Gate
Per dare coralità allo sviluppo del quartiere, Lendlease ha affidato a diversi studi la progettazione dei singoli fabbricati. I primi edifici che verranno realizzati si collocano sulla via principale di accesso a Mind e al Decumano di Expo, con affaccio su una grande piazza, giardini e i canali d’acqua esistenti.
Zenith e Horizon sono i due fabbricati destinati a uffici, che in superficie valgono 50mila metri quadrati. Sono due palazzi gemelli, progettati a quattro mani da Piuarch e dallo studio inglese Waugh Thistleton Architects, specializzato nella progettazione di edifici pluripiano in legno. Con i suoi 13 piani fuori terra e i 56 metri di altezza, Zenith sarà l’edificio in legno più alto d’Italia e tra i più alti in Europa.
Il Mobility Hub (o MoLo) è un edificio mixed-use, che in tremila metri quadrati di retail ospiterà laboratori, uffici e un parcheggio multipiano da 1.500 posti auto tra pubblici e privati. È progettato da Andrea Nonni, MAD architects, Open Project e Progeca. Si tratta di un’architettura-infrastruttura a servizio del sito: oltre al parcheggio, l’edificio prevede una centrale impiantistica a servizio del West Gate, un’area supermercato al piano terra, uffici nella parte a sud e laboratori all’ultimo piano.
L’Innovation Hub sarà il primo edificio che si vedrà arrivando in West Gate. Disegnato dagli architetti Paolo Brescia e Tommaso Principi di OBR, l’edificio è stato pensato come il manifesto di una rinnovata sensibilità ambientale e sociale carbon zero, riunendo attività educative, creative, culturali e di ricerca.
Le residenze, progettate dallo studio Peluffo & Partners Architettura, si svilupperanno su 400 appartamenti, pensati per rispondere alle nuove esigenze del vivere: diverse aree e spazi comuni a disposizione degli utenti, luoghi d’incontro, aree verdi, un nuovo modo di abitare la casa che diventa sempre più luogo ibrido del fare.
Il cemento biodinamico di Palazzo Italia
In occasione di Expo2015, la capacità di ricerca e di produrre innovazione da parte di Italcementi ha portato all’ideazione di un materiale per l’architettura innovativo e sostenibile: il cemento biodinamico. Un prodotto unico per proprietà e caratteristiche, con cui sono realizzati l’intera superficie esterna e parte degli interni di Palazzo Italia.
Il progetto architettonico dello studio Nemesi & Partners ha previsto la realizzazione di una struttura complessa, che richiama nel suo aspetto esteriore e in alcuni spazi interni le forme di una foresta ramificata.
L’intera superficie esterna e parte degli interni sono costituiti da pannelli di cemento biodinamico i.active BIODYNAMIC, realizzati con tecnologia Styl-Comp, utilizzando il nuovo materiale concepito in i.lab, il centro di ricerca di Italcementi.
La componente bio è data dalle proprietà fotocatalitiche del nuovo cemento, ottenute grazie al principio attivo TX Active brevettato da Italcementi. A contatto con la luce del sole, il principio attivo presente nel materiale consente di catturare alcuni inquinanti presenti nell’aria, trasformandoli in sali inerti e contribuendo così a liberare l’atmosfera dallo smog. La malta, inoltre, prevede l’utilizzo per l’80% di aggregati riciclati, in parte provenienti dagli sfridi di lavorazione del marmo di Carrara, che conferiscono una brillanza superiore ai cementi bianchi tradizionali.
La dinamicità è invece una caratteristica propria del nuovo materiale, che presenta una fluidità tale da consentire la realizzazione di forme complesse come quelle che caratterizzano i pannelli di Palazzo Italia. Grazie alla sua particolare lavorabilità, i.active BIODYNAMIC può penetrare nei casseri – progettati singolarmente – fino a formare il disegno finale del pannello.
Il nuovo materiale ha caratteristiche di lavorabilità e resistenza di molto superiori se confrontato con le malte classiche: ha una fluidità iniziale di tre volte maggiore (300 millimetri contro 100), è due volte più resistente alla compressione (oltre 60 MPa a fronte di 30 delle malte classiche) e due volte più resistente alla flessione (oltre 10 MPa a fronte di 5MPa delle malte classiche).
Per i novemila metri quadrati di superfici esterne di Palazzo Italia sono stati predisposti 750 pannelli tra piani e curvi, diversi l’uno dall’altro, di dimensioni ragguardevoli: 4 metri per 4,20 centimetri. Sono state infine utilizzate duemila tonnellate di cemento biodinamico e 12mila e 500 sono state le ore di ricerca lavorate da parte di un team di 15 ricercatori.