Ha ideato e dirige il portale “Letteretj.it” dedicato all’attualità e alla politica statunitense. Scrive su Domani, Il Foglio, InsideOver, Rolling Stone Italia e altre testate. Si sveglia presto per Good Morning Italia e commenta la politica americana su Rete Uno della Radio svizzera RSI.
L’impatto dell’edilizia. Le parole del Presidente di ANCE Emilia alla vigilia del SAIE
Nel dibattito pubblico ricorre spesso il tema di quanto impatti l’edilizia sulla crescita economica dell’Italia. Si sa che è molto, ma i numeri ci dicono che ha trainato il Pil nell’ultimo biennio oltre ogni più rosea previsione. È stato registrato un aumento degli investimenti del 16,4% su base annua. Si tratta di un risultato superiore anche ai livelli precedenti alla pandemia, con un 9% in più rispetto al 2019. Il settore costruzioni ha contribuito all’aumento del 6,5% del Pil. Nel comparto l’occupazione è cresciuta dell’11,8%.
Non è un quadro comunque perfetto, perché rispetto a quindici anni fa, prima della crisi globale legata ai mutui subprime, gli investimenti sono calati del 28,8%. Anche per quanto riguarda l’anno in corso, si stima che rispetto al 2021 ci sia una frenata dell’8,5%. Il settore insomma è in fermento e cresce l’attesa per le misure a sostegno del settore che varerà il nuovo governo. Un altro tema è quello citato dal premier uscente Mario Draghi nei mesi scorsi: la scarsità di materie prime ha causato forti rialzi anche per quanto riguarda il materiale da costruzione. Nonostante queste difficoltà, i bonus presenti lo scorso anno, a partire da quello che copriva il 110% del costo dei lavori di ristrutturazione, hanno reso possibile agli italiani la scoperta di quanto fossero obsolete alcune coibentazioni, specie in vista di un inverno difficile. Anche per quello che riguarda i posti di lavoro il comparto delle costruzioni occupa 1 milione e 700mila persone, il 7,9% in più rispetto agli anni prepandemici. Fermarsi adesso potrebbe rendere l’incertezza riguardo alla recessione nel 2023 come una certezza. Anche per questo il SAIE, la fiera delle Costruzioni che si tiene a Bologna dal 19 al 22 ottobre, sarà un’occasione per tirare le fila di un intero settore che ha contribuito in modo determinante alla ripresa dell’Italia dopo gli anni delle chiusure e delle restrizioni legate al Covid19.
Per comprendere appieno la realtà e il futuro di questa importante realtà economica abbiamo fatto qualche domanda al Presidente di Ance Emilia Leonardo Fornaciari per aiutarci a tracciare un quadro che fornisce qualche lume sul futuro e dà qualche suggestione al decisore politico. Perché dalle costruzioni passa anche l’erogazione dei fondi del Pnrr per la transizione energetica.
In extremis il governo uscente ha rinnovato i bonus edilizi e la cessione del credito anche per i prossimi due anni. Questo provvedimento quali prospettive dà al settore?
In poco meno di 24 mesi di vita, la misura ha subito 16 modifiche normative, portando al blocco della cessione del credito da parte delle banche e creando una crisi di liquidità per le Imprese coinvolte senza precedenti, con 6 mld di euro bloccati nei loro cassetti fiscali. Ora serve urgentemente riattivare il processo di cessione dei crediti. Nel primo anno di vita del bonus, il 2021, il PIL ha ottenuto una crescita straordinaria pari al 6,6% di cui ben 1/3 grazie al comparto delle Costruzioni spinto dal Superbonus. Siamo consapevoli che la misura debba essere proporzionata in modo che i conti pubblici la possano sostenere, ma deve diventare strutturale, in grado di rappresentare veramente una via efficace non solo per il mondo delle costruzioni, ma per la stragrande maggioranza dei comparti della filiera. Per inciso, al di là delle prospettive di settore, l’Ance Emilia ha condotto uno studio insieme con Nomisma, che dimostra come, senza il 100%, o comunque senza misure strutturali e di lungo periodo di incentivazione fiscale per le ristrutturazioni energetiche, non sarà possibile raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione dei Patti per il Clima.
La scarsità delle materie prime ha portato a un forte rialzo del prezzo del materiale da costruzione. Questo potrebbe portare a un freno nelle nuove ristrutturazioni?
Sicuramente le speculazioni in atto sul caro energia stanno minando il sistema produttivo italiano, con la conseguenza della difficoltà di reperimento di materiali e attrezzature e conseguente aumento dei prezzi. Fattore che sta provocando una situazione di stallo dei lavori: in particolare, nei pubblici, cosa che ha indotto il legislatore a rivedere i prezziari posti a base di gara in quanto le gare andavano deserte.
La necessità del risparmio energetico sarà uno dei temi portanti dei prossimi due anni. Eppure, la maggior parte delle case in vendita nelle grandi città ha ancora una classificazione molto bassa. Come mai?
Il nostro patrimonio esistente conta 12 milioni di edifici, costruiti per l’80% prima della prima legge sul risparmio energetico, edifici che sono responsabili del 40% del fabbisogno energetico e del 40% delle emissioni. L’intervento sul vecchio patrimonio edilizio deve passare attraverso una spinta alla rigenerazione urbana, modificando le attuali obsolete normative, nonché premere con decisione sugli incentivi fiscali per l’efficientamento energetico. Quanto alle nuove costruzioni, requisiti prestazionali elevati sono già richiesti nella maggior parte dei capoluoghi italiani.
Ci sono nuove tecnologie che possano favorire una maggiore coibentazione delle case? Quali sono i trend in questo mercato?
Materiali isolanti particolarmente prestanti, infissi triplo vetro doppia camera, componenti impiantistici come caldaie a condensazione e pompe di calore, supportati da sistemi domotici contribuiscono notevolmente a ridurre il fabbisogno energetico e la riduzione di emissioni.
Il “caro casa” nei maggiori centri urbani sembra una corsa inevitabile. Come mai le pubbliche amministrazioni non costruiscono nuove case ad affitto calmierato?
Il mercato immobiliare dei grandi centri urbani anche se con caratteristiche diverse è in piena ripresa dopo la pandemia e determina anche un investimento sicuro soprattutto in momenti dove l’inflazione si manifesta in modo significativo come ora. Le case di edilizia residenziale sociale vengono regolate nei rapporti fra pubblico e privato all’interno delle convenzioni attuative degli sviluppi immobiliari, che al momento sono fortemente rallentati causa la legge urbanistica in vigore.