Da oltre 20 anni lavora nel marketing e nella comunicazione. Come giornalista, ha curato e cura gli Uffici Stampa di alcune importanti realtà nazionali come l’Unione Camere Penali Italiane e il Consiglio Nazionale Ingegneri. È tra le fondatrici del Green TG, prima web TV italiana dedicata ai temi ambientali.
Rischio sismico: la prevenzione è adesso. Intervista a Fabio Germagnoli, Direttore Generale Eucentre
Spesso le cronache nazionali diventano assordanti solo per aumentare i decibel del dolore e della desolazione. L’Aquila, Arquata del Tronto e tanti altri toponimi disegnano una geografia della memoria annualmente restituita, nella forma di mesti anniversari, al pubblico della penisola. Per fortuna, fuori dai riflettori della ribalta mediatica, agisce la forza costante e mobilitante di network internazionali, centri di ricerca, laboratori e istituzioni in grado di dare una declinazione concreta alla lotta alla vulnerabilità sismica.
Una delle eccellenze del settore più conosciute e dinamiche al mondo è italiana, si chiama Eucentre e rappresenta un prezioso Centro di Competenza del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, un riferimento intercontinentale per la progettazione e la consulenza anti-sismica con sede a Pavia. «Il nostro impegno – ci racconta il Direttore Generale Fabio Germagnoli – è un’azione quotidiana per la predisposizione di scenari di rischio, per il supporto alla progettazione, per la certificazione di dispositivi antisismici, per la definizione di piani d’emergenza e per tutte le attività che rendono sempre d’attualità la parola prevenzione».
Costruire sicurezza, abitare un futuro sicuro. Questa è la missione di Eucentre, punto di eccellenza internazionale in ingegneria sismica. Quando inizia la sua mission?
«Eucentre è stato fondato nel 2003. L’atto di costituzione era stato preceduto e indirettamente influenzato dal terribile sisma di San Giuliano di Puglia del 2002. L’evento ha distrutto, purtroppo, un edificio scolastico causando la morte di ventisette bimbi e dei loro insegnanti. Una vera tragedia che ha condotto a polemiche e discussioni. La naturale eco scaturita da questa triste vicenda ha stimolato una riflessione sull’esigenza di cambiare strategia nella gestione di simili accadimenti. Gli esiti del dibattito condussero in seguito a una revisione organizzativa nella reazione alle emergenze sismiche in grado di coinvolgere la protezione civile. Con l’ordinanza 3274 della Presidenza del Consiglio dei Ministri si è deciso di spostare il fuoco della questione: non soltanto l’interesse rivolto alla fisica della terra e alle meccaniche di generazione dei terremoti ma anche l’esame delle prassi, le tecniche e le modalità di costruzione degli edifici per ridurre i danni e salvare le vite. Così, nel 2003 è stato siglato l’accordo quadro tra quattro soggetti: il Dipartimento della Protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri che era in cerca di uno stakeholder capace di occuparsi di vulnerabilità sismica delle costruzioni, l’Università di Pavia presso la quale operava il Professor Gian Michele Calvi, Ordinario di Tecnica delle Costruzioni e Direttore del Centro di Formazione Post-Laurea e Ricerca in Ingegneria Sismica e Sismologia, all’epoca di rientro da San Diego (California) dove aveva allestito un corso di Ingegneria sismica, lo Iuss di Pavia, celebre eccellenza della ricerca nazionale e internazionale e l’INGV, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Le istituzioni appena menzionate hanno dato vita al centro mettendo a disposizione beni materiali e immateriali, dati, tecnologie, locali e forza lavoro altamente specializzata. Due anni dopo la firma dell’accordo quadro, nel 2005, Eucentre diviene finalmente una realtà operativa».
Come agite concretamente?
«Da 15 anni supportiamo il dipartimento della Protezione Civile e altre istituzioni o enti come, ad esempio, l’RFI (Rete Ferroviaria Italiana), nel “ciclo di gestione del rischio sismico”, intervenendo in modo determinante in alcuni suoi momenti specifici. Il ciclo comprende una serie di operazioni interconnesse. Si parte della valutazione del rischio, per procedere poi alla mitigazione, la pianificazione e, a seguito dell’evento sismico, l’evacuazione, il soccorso, l’immediata assistenza, la valutazione del danno, l’aiuto alla popolazione coinvolta, il ripristino delle infrastrutture, la ricostruzione dell’insediamento, l’attività di ripresa, la valutazione dell’evento accaduto e la formazione. Eucentre interviene ed è intervenuta, nel corso degli anni, principalmente nelle prime tre e nelle ultime quattro fasi.
Operiamo con le nostre piattaforme per valutare scenari di rischio e di danno. Profiliamo tali proiezioni volte a illustrarci la corrispondenza tra un determinato evento sismico a una determinata magnitudo e a una specifica profondità e i possibili livelli di danno. Nella fase successiva del ciclo definiamo prove di laboratorio su materiali, edifici e strutture al fine supportare produttori ed enti nella mitigazione delle conseguenze di un evento sismico, assicurando, tra l’altro, una produzione sempre più all’avanguardia e meno vulnerabile della precedente. Oltre all’attenuazione dei rischi connessi a un ipotetico terremoto, il nostro know-how è direttamente coinvolto anche nella valutazione del danno prodotto da un sisma effettivamente avvenuto. Ad esempio, se consideriamo le scosse che hanno interessato le Marche il 20 novembre 2022 scorso, attorno alle 7:07 circa, il Dipartimento della Protezione Civile ci ha contattati già intorno alle 7:30 per ottenere da noi un supporto nella definizione di scenari di danno non più ipotetici ma concreti volti a individuare le infrastrutture danneggiate, pianificare le azioni di post soccorso e indicare i percorsi utilizzabili e quelli non utilizzabili sulla base dello stato degli edifici. Le nostre piattaforme, che includono dati dei censimenti Istat e altre indicazioni su strutture ed edificazioni, individuano criteri di misurazione del danno che vanno dall’opzione t1 (appena danneggiato) alla t5 (collassato).
Se escludiamo il nostro importante contributo negli ambiti appena citati, l’opera di Eucentre ha avuto esiti davvero straordinari nel supportare il Dipartimento di Protezione Civile nella realizzazione del progetto “C.A.S.E.” che riguarda la fase, inclusa nel già citato “ciclo”, della ricostruzione degli insediamenti abitativi. La nostra attività in questo frangente è stata davvero impressionante perché ha contribuito a realizzare, in 9 mesi, 185 edifici con circa 4.000 appartamenti per un totale di oltre 15.000 posti letto. Un lavoro di proporzioni gigantesche per una progettualità che rimane, ad oggi, dopo 12 anni dalla sua concretizzazione, una delle più riuscite, anche a livello internazionale, per tempestività, efficacia e dimensioni dell’iniziativa».
Più della metà delle costruzioni in Italia – quasi 16 milioni – sono state costruite prima del 1970, quando non era ancora entrata in vigore la nuova normativa antisimica. Che cosa significa questo?
«Certamente la situazione che lei ha descritto nella domanda ha degli elementi di verità che destano grande preoccupazione. Tuttavia non bisogna procedere per generalizzazioni e occorre tener conto che non necessariamente gli edifici costruiti prima di quella data devono considerarsi critici. Inoltre, fortunatamente ci viene in aiuto l’innovazione tecnologica mediante la quale contribuiamo a realizzare soluzioni avanzate, coadiuvati dalla collaborazione con valide aziende giovani, start up e spin-off. Si tratta di realtà che sperimentano presso i nostri laboratori, strumenti nuovi di grande qualità e validi anche per il costruito non particolarmente performante.
Ad esempio una spin off lombarda ha messo a punto uno smorzatore attivo adattivo di sicuro interesse. I test realizzati nei laboratori Eucentre sono serviti a dimostrare il miglioramento del comportamento antisismico della struttura, grazie all’utilizzo di questo dispositivo, simulando un evento sismico reale. Per questo motivo sono state progettate e realizzate due strutture in cemento armato intelaiate e tamponate in laterizio identiche, vincolate allo stesso basamento e posizionate sulla tavola vibrante tra le più grandi d’Europa (per simulare terremoti di intensità crescente). Adottando un approccio comparativo tra l’edificio dotato dello smorzatore e quello sprovvisto dell’impianto è stato possibile analizzare il progressivo danneggiamento delle due strutture, mostrando come la prima avesse più capacità di smorzare e di assorbire le onde sismiche simulate e mostrasse dunque una minore vulnerabilità sismica».
Come può intervenire l’innovazione nel comparto dei materiali edili per rendere le nostre abitazioni meno vulnerabili?
«Per rispondere a questa domanda occorre una considerazione preliminare, di concetto. Fino al terremoto dell’Emilia, nel 2012, si è guardato alla progettazione anti-sismica considerando principalmente le componenti strutturali. Il sisma emiliano ha rappresentato un vero e proprio spartiacque tra questa visione e quella che include nella strategia anti-vulnerabilità elementi non strutturali. Grazie a questa nuova impostazione che ha ispirato studi specifici risalenti a circa dieci anni fa, si sono osservati comportamenti interessanti. Fatto 100 il danno subito da un edificio, ovvero da una struttura, le perdite economiche dovute alla componente non strutturale incidono per circa il 40% per gli edifici a carattere generale, per gli ospedali passa addirittura all’80%, per gli hotel al 70% e per gli uffici intorno al 60%. In questo quadro, è comprensibile che i nostri laboratori diano grande supporto all’innovazione riguardante questo tipo di elementi. Mi riferisco ad esempio a infissi, arredi, impianti, partizioni e scaffalature. In particolare, per le scaffalature stiamo supportando la progettazione di specifici isolatori che assorbono le onde sismiche, nonché di strumenti per agganciare le scaffalature alle strutture in modo “intelligente” al fine di modificare il meno possibile il comportamento delle strutture stesse. Con altre ricerche, stiamo mettendo a punto pavimenti fluttuanti o muri in vetro meno vulnerabili al sisma. Tanti altri esempi si potrebbero citare se pensa che ogni anno gestiamo più di un centinaio tra progetti di ricerca di base e industriale. In questo nostro lavoro, sia dal punto di vista dei processi che dei materiali, l’innovazione sta entrando prepotentemente. La speranza è che questo impegno possa condurre a una diminuzione effettiva della vulnerabilità sismica degli edifici e delle strutture. Più in generale, quotidianamente supportiamo piccole e grandi imprese a introdurre sul mercato prodotti e procedimenti migliori di quelli precedentemente impiegati. In queste settimane, ad esempio, stiamo studiando e testando il rinforzo di cinque travi con una malta particolare. Cerchiamo di monitorare e rendere migliori i materiali da costruzione affinché siano ogni anno più funzionali a salvaguardare il territorio e la sicurezza delle persone».
Come definirebbe il concetto di anti-fragilità?
«La risposta principale al suo quesito è prevenzione. Tuttavia, se mi permette, spesso si fa ampio uso di questa parola soltanto a evento avvenuto, svuotandola di senso e riducendola a un puro ricettacolo di buone intenzioni. Il nostro scopo è quello di batterci per un’idea più attiva, concreta e dinamica di prevenzione che ne consideri i diversi livelli. Per ricavare degli esempi di questa concezione si pensi all’intuizione del Superbonus. Quest’ultimo, a prescindere dal modo in cui è stato applicato, deriva da una buona idea messa a punto nel 2015 da un gruppo di lavoro del quale facevano parte il prof. Gian Michele Calvi di Eucentre, il Prof. Edoardo Cosenza dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, il prof. Mauro Dolce (già Responsabile del procedimento per i lavori del Progetto C.A.S.E.) e l’Ing. Franco Braga dell’Università Sapienza di Roma. Tale gruppo di lavoro fu istituito dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici per la revisione dei Capitoli 2 e 8 delle NTC per la sicurezza sismica. Si trattava di assegnare una fascia oggettiva di vulnerabilità sismica all’edificio associando a quest’ultima il fatto che i benefici fiscali dovessero essere collegati a un salto di classe all’interno di questa catalogazione. Fu l’inizio della discussione su una novità molto acuta: iniziare a discutere di classi di vulnerabilità sismica in analogia alle classi energetiche. L’idea aveva funzionato molto bene ma riguardava soltanto il tema dell’energia, con benefici fiscali connessi ai salti di categoria energetica, non sismica. Definire criteri classificativi delle costruzioni sulla base di aspetti specifici aiuta a considerare in termini dinamici e diversificati una realtà delicata e complessa, calibrando in questa maniera e non attraverso facili slogan la seria questione della prevenzione.
Mi piace inoltre ricordare un vero e proprio sistema capace di fotografare il livello della prevenzione come quello illustrato, in sede europea, dal Dott. Gaetano Vivo Deputy Head of Unit, Disaster Risk Management, del Directorate General for Civil Protection and Humanitarian Operations (DG ECHO). Si tratta di una modalità di analisi preventiva molto interessante e articolata. Riguarda la prevenzione fondata sulla concezione dei tre dividendi. Il primo dividendo è quella cifra che evita le perdite (sia umane sia strutturali sia infrastrutturali) ma avviene post evento. Tuttavia, come è comprensibile, una prevenzione post evento è un ossimoro. Il secondo dividendo è di natura economica, perché la sicurezza territoriale permette di attirare investimenti di aziende indisponibili a porre risorse in una zona se quest’ultima risulta ad alto rischio. In questo caso, la prevenzione abbassa la diffidenza degli investitori verso la zona generando sviluppo economico. Il terzo dividendo riguarda l’insieme dei benefici che una zona può avere se è in linea con le classi energetiche degli edifici e dunque con la produzione di energia. Esso risente anche di altri fattori, dal costo sociale dei danni e dei crolli, alla dispersione di CO2 quando, ad esempio, le distruzioni impongono percorsi alternativi e decisamente più lunghi nel tragitto che i lavoratori di una zona compiono per recarsi, ogni giorno, al lavoro, all’impatto maggiore del climate change in zone ad alto rischio. Di fatto, in questo modo, la prevenzione è un fattore davvero costante perché i dividendi 2 e 3 possono essere verificati anche in assenza dell’evento sismico. Nel primo dividendo questo non accade perché misura le perdite e previene in ragione dei danni già avuti in passato. Si è calcolato che un euro in prevenzione frutta sino a 5 euro per benefici diretti (primo dividendo) e fino a 82 euro per co-benefici (secondo e terzo dividendo). Legare la prevenzione a indicatori e misuratori di questo genere è ciò che deve fare un’istituzione come Eucentre che si occupa di riduzione del rischio».