Ha ideato e dirige il portale “Letteretj.it” dedicato all’attualità e alla politica statunitense. Scrive su Domani, Il Foglio, InsideOver, Rolling Stone Italia e altre testate. Si sveglia presto per Good Morning Italia e commenta la politica americana su Rete Uno della Radio svizzera RSI.
Il prontuario del PNRR: che cos’è e come le costruzioni sono diventate protagoniste
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è lo strumento su cui l’Italia punta per cancellare definitivamente le ferite e le lacerazioni economiche avvenute negli anni della pandemia da Covid19.
Sei Missioni, sedici componenti e quarantotto linee di intervento, il Piano si sviluppa su tre assi strategici: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. Ideato dal Consiglio Europeo straordinario del luglio 2020, ha avuto sicuramente un iter complesso, grazie anche al cambio di ben tre governi da allora. Partiamo dalle cifre che verranno assegnate all’Italia nell’ambito del programma Next Generation Eu, comunemente chiamato Recovery Fund, ossia un fondo per finanziare un programma di investimenti e riforme che non conosce eguali e che sovrintende a tutti i programmi di ripresa dei vari paesi europei: sui 750 miliardi di euro complessivi, sono stati assegnati all’Italia 191,5 miliardi di cui 70 – il 36,5% – in finanziamenti a fondo perduto e 121 miliardi – il 63,5% – in prestiti.
All’interno di questo scenario le costruzioni diventano protagoniste, tanto che secondo il Governo rappresentano il settore che maggiormente beneficerà del Piano con una fetta importante delle risorse destinata proprio a loro, considerate sempre più centrali nei progetti di sviluppo e ammodernamento del Paese. Parliamo infatti di 108 miliardi di euro, ossia il 49% delle risorse complessive che saranno in grado di determinare un incremento degli investimenti in costruzione sia pubblici che privati.
Restringendo il focus, la quota principale di queste risorse in grado di produrre attività edilizia è assegnata all’interno della Missione 2 “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica” e della Missione 3 “Infrastrutture per la mobilità sostenibile”. Queste mission del PNRR si pongono più nel dettaglio obiettivi ben precisi. La prima si occupa in particolare della riqualificazione energetica di edifici pubblici e privati, infrastrutture idriche, messa in sicurezza sismica e idrogeologica degli edifici, oltre al sostegno delle imprese edili. La seconda invece riguarda le opere ferroviarie ad Alta Velocità per rafforzare le distanze Nord-Sud ed Est-Ovest, l’innalzamento degli standard tecnologici e di sicurezza delle stesse, e gli investimenti sul sistema portuale.
All’interno di questa ideale to do list sicuramente la riqualificazione energetica degli edifici occupa un ruolo fondamentale ed è forse una delle misure più importanti, prevedendo la ristrutturazione di 60 mila edifici pubblici e privati entro il 2026, il sostegno a progetti di efficienza energetica per le piccole e medie imprese, il finanziamento di progetti di efficientamento energetico degli edifici pubblici e la promozione di tecnologie avanzate per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Per quanto riguarda invece i disastri naturali, si prevede la messa in sicurezza sismica degli edifici quale misura essenziale per la sicurezza dei cittadini italiani con la realizzazione di interventi di consolidamento sismico su edifici pubblici e privati, grazie all’adozione di strumenti per la prevenzione e la riduzione del rischio costituito dai terremoti. In più si prevede il sostegno alle imprese edili attraverso la creazione di un fondo di garanzia per l’accesso al credito e la promozione di investimenti nel settore. Prioritaria all’interno della Missione 2 è inoltre la cosiddetta “cura del ferro” che ha visto lo stanziamento di 23 miliardi di euro in favore degli interventi sulle reti ferroviarie per la loro transizione ecologica. Altri investimenti fondamentali e che occupano una fetta importante del Piano sono destinati in maniera diffusa su tutto il territorio nazionale: circa 49 miliardi di euro, ossia il 45% delle risorse destinate all’edilizia, prevede il coinvolgimento diretto degli enti territoriali.
Questo piano ambizioso ed estremamente dettagliato però corre il rischio di incagliarsi con gli ingranaggi della burocrazia: le tempistiche ordinarie di una gara d’appalto per la realizzazione delle varie opere rischiavano di rallentare la realizzazione della rigida tabella del PNRR.
Incertezza che era dovuta alla fine improvvisa del cosiddetto Superbonus 110% legato ai lavori di ristrutturazione e che adesso è stato bloccato con un decreto del governo che dovrebbe fare entrare in vigore il PNRR per la realizzazione di quegli interventi che finora sono stati realizzati grazie al precedente regime fiscale di cessione del credito, che fino a ieri aveva trainato la ripresa post pandemica. Nelle intenzioni del governo, tramite il decreto denominato PNRR 3 si punta a una maggiore semplificazione delle procedure d’appalto. Il cosiddetto appalto integrato si potrà basare sul progetto di fattibilità tecnica ed economica, a condizione che il progetto sia redatto secondo le linee guida che il Consiglio Superiore dei Lavori pubblici ha messo a punto nel 2021 sulla base del Decreto Governance, PNRR e Semplificazioni. Sui progetti la Conferenza di servizi si svolgerà in forma semplificata e al termine verrà dichiarata la pubblica utilità dell’opera. Eventuali pareri di dissenso devono essere motivati e proporre delle misure per mitigare gli effetti della realizzazione dell’opera stessa.
Ci sono delle novità anche per l’edilizia scolastica: Il Decreto PNRR 3 eleva a 215 mila euro la soglia per l’affidamento diretto dei servizi di ingegneria e architettura. La soglia precedente era stata fissata a 139 mila euro dal Decreto PNRR Governance e semplificazioni del 2022. Per quanto riguarda le procedure del concorso “Scuole Innovative”, ai vincitori dei concorsi di progettazione potrà essere affidata la direzione dei lavori con procedura negoziata.
Arrivano cambiamenti anche sul tema dei ribassi d’asta, a cui si potrà ricorrere per i progetti già iniziati, in modo da porre un rimedio al caro materiali nell’edilizia, sbloccando risorse per 350 milioni di euro. Proprio il costo delle materie prime, già evidente nel corso del 2022, è il cuore delle preoccupazioni degli addetti ai lavori del settore, che non riguarda solo il tema dei bonus fiscali.
Le dinamiche inflazionistiche sui prezzi delle materie prime impiegate nel settore delle costruzioni e sui prodotti energetici hanno infatti sofferto sicuramente delle tensioni geopolitiche per il conflitto russo-ucraino. Per fare alcuni esempi pratici, nei primi nove mesi del 2022 il bitume ha visto un aumento del +445,5%, il calcestruzzo stesso è stato oggetto di questa dinamica, il gas naturale ha registrato ugualmente un importante aumento del suo prezzo del 337%, ripercuotendosi poi sull’energia elettrica che sempre nello stesso periodo ha visto un aumento di +275%. Costi che sono ricaduti chiaramente sia tra i consumi delle famiglie ma anche in quelli delle imprese.
Secondo un report dal titolo “Il settore delle costruzioni nel 2022 tra PNRR, bonus fiscali, tassi d’interesse, capitale umano e sfide ESG”, realizzato dal Centro Studi Argenta Soa – una delle più importanti società Organismo di Attestazione a servizio delle imprese che sono intenzionate a ottenere bonus edilizi – il cuore dei pensieri delle imprese edilizie vertono principalmente su tre aspetti: l’aumento del costo dell’energia, la carenza di personale qualificato che possa lavorare nei cantieri oltre alla già citata carenza delle materie prime. Anche sul tema delle detrazioni fiscali però, gli imprenditori chiedono una rimodulazione di questi su un periodo lungo almeno dieci anni, perché, così si legge nel rapporto «le imprese hanno bisogno di essere ancora sostenute per poter restare sul mercato» visto che il costo dei materiali è ancora superiore di tre o quattro volte rispetto ai livelli precedenti al Covid. Non sfugge all’indagine di Argenta anche una limitata propensione ai nuovi investimenti: il 75% dei rispondenti ha dichiarato di non volerne fare di nuovi. Nonostante queste premesse, si registra un certo anche se cauto ottimismo per quanto riguarda la realizzazione del PNRR, con un sostanziale consenso riguardante la realizzazione dei lavori nei tempi previsti. Ci si aspetta però dagli enti pubblici una riorganizzazione e una velocizzazione delle procedure anche grazie all’assunzione di nuovo personale dedicato alla realizzazione dei progetti in questione.
Il probabile anno di completamento del PNRR è previsto per il 2026 e si spera che vedrà uno scenario economico e sociale trasformato, guidato dalle guide line del futuro: transizione ecologica, innovazione e inclusione sociale anche e soprattutto nel mondo delle costruzioni.