Laureata in Architettura all’Università degli Studi Roma Tre, è attualmente dottoranda presso la School of Advanced Studies dell’Università di Camerino, dove indaga la relazione architettura-arte attraverso lo studio delle mostre di architettura. Dal 2013 scrive di architettura per la carta e per il web. Ha lavorato a progetti editoriali e di comunicazione collaborando con istituzioni come il museo MAXXI e il Lithuanian Council of Culture. Vive a Londra.
A subire il fascino delle costruzioni dell’antica Roma non sono solo appassionati e curiosi: sopravvissute a terremoti, incendi, invasioni, queste straordinarie strutture in opus caementicium sono oggetto di studio di scienziati e tecnici del settore delle costruzioni di tutto il mondo. Per affrontare molte delle domande ancora senza risposta sulle caratteristiche di durabilità del calcestruzzo romano, e più in generale per espandere la comprensione della sua storia e della sua tecnologia, è nato, all’inizio degli anni Duemila, il progetto di ricerca ROMACONS. Promosso dall’architetto Christopher J. Brandon e dai professori Robert L. Hohlfelder della University of Colorado e John P. Oleson della University of Victoria, lo studio ha visto Italcementi in prima linea per le sue competenze in qualità di partner. A spiegare le motivazioni di questa partecipazione è il dottor Enrico Borgarello, già Direttore Ricerca e Sviluppo di Italcementi e Direttore Innovation Hub di Heidelberg Materials: «Crediamo nella ricerca come base fondamentale per migliorare i nostri prodotti: solo attraverso la conoscenza abbiamo potuto e possiamo oggi affrontare sfide sempre più grandi. Abbiamo visto in questo progetto di ricerca sul calcestruzzo romano un’opportunità per arricchire le nostre conoscenze sul materiale, e in particolare sulla sua longevità, da sempre un nostro obiettivo».