Presidente dell’Associazione Infrastrutture Sostenibili e Presidente e Direttore Generale di ICMQ, organismo di certificazione accreditato negli schemi di sistema di gestione qualità, ambiente ed Emas, sicurezza, prodotto, Epd e ispezioni operante nel settore delle costruzioni e nei settori ad essi collegati. Dal 2011 al 2018 Presidente Conforma Associazione organismi certificazione ispezione prove e taratura, per questo designato a Membro del Consiglio direttivo di Accredia dal 2015, Membro dell’Osservatorio sul calcestruzzo armato presso il Consiglio superiore dei Lavori pubblici del Ministero Infrastrutture e Trasporti dal 2011. Dal 2001 è rappresentante ICMQ in Eurocerbuilding, Federazione Europea degli Organismi di Certificazione nel settore delle costruzioni e nel Consiglio Direttivo di CISQ, Federazione Italiana Certificazione Sistemi Qualità Aziendali.
La sostenibilità delle infrastrutture passa per l’utilizzo di prodotti green
Il contesto in cui viviamo si è andato sempre più caratterizzando per l’affermazione di nuovi principi condivisi, dei veri e propri paradigmi sociali ed economici. Tra questi un rilevo particolare lo rivestono la sostenibilità e la digitalizzazione. Molti dei nostri comportamenti individuali e collettivi si stanno adeguando a questi nuovi modi di considerare ciò che ci circonda come la nostra vita. Da loro dipende sempre più il nostro benessere. Tra i due il fattore più pervasivo dal punto di vista culturale è sicuramente la sostenibilità. Ma sempre di più ad essa si ispirano le scelte degli investitori, così come le politiche e di conseguenza la normativa. La sostenibilità non è più una propensione verso il futuro, ma un fattore indispensabile del nostro presente. Ed è con questa consapevolezza che nell’estate del 2020 un gruppo di imprenditori, rappresentanti di aziende attive nel mercato delle costruzioni, hanno deciso di creare un’Associazione volta a sostenere un reale e documentabile processo di transizione Green anche per quanto riguarda le infrastrutture. La nostra vita e il nostro benessere dipendono sempre più dall’efficienza e dalla qualità delle infrastrutture non solo di mobilità, ma anche quelle legate alla produzione e alla distribuzione di energia, così come di acqua e nel riciclo e nella trasformazione dei rifiuti. Porti e aeroporti, oltre a strade e ferrovie, così come acquedotti o reti digitali sono opere essenziali per assicurare competitività e che incidono sulla qualità della nostra vita. Guardare a loro in una logica di sostenibilità può fare per noi e per le generazioni future la differenza. Da qui la scelta di mettere a valore esperienze e modelli in grado di far cambiare colore al nostro patrimonio infrastrutturale, per usare lo slogan che sta caratterizzando la nostra campagna di adesioni. Con AIS si intende contribuire concretamente a modificare l’intero processo che caratterizza la pianificazione, la progettazione, la costruzione e la gestione di queste opere. Come? Sensibilizzando le istituzioni, i decisori, le committenze pubbliche e private, ma anche favorendo processi di conoscenza e di formazione da parte dei professionisti, delle imprese, della molteplicità degli attori coinvolti. Per noi e per il Paese il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), nell’ambito della strategia europea della Next Generation, costituisce una straordinaria occasione per passare dalle parole e dalle dichiarazioni di principio alla concretezza del fare, mettendo in campo modelli, strumenti e valorizzando la ricerca di soluzioni, tecnologie e prodotti in grado di rendere le opere sempre più sostenibili.
L’impatto dei prodotti Green
Quando si parla di sostenibilità uno degli aspetti di maggiore rilevanza ed impatto riguarda le emissioni di CO2. Basti pensare a tutto quello che comporta la decarbonizzazione con l’implementazione dei sistemi di alimentazione e di mobilità elettrica o a idrogeno. E dove diventa essenziale l’utilizzo di strumenti e metodi per misurare il quantum di riduzione di emissioni di CO2, come ad esempio la certificazione della Carbon Footprint. Così come è molto importante guardare all’impatto che possono avere i prodotti. Molto spesso si fa l’errore di pensare che un prodotto sia più green di un altro, solamente basandosi su delle percezioni. Un materiale che, a prima vista, potrebbe sembrare più sostenibile rispetto a un altro magari non lo è perché viene da lontano e quindi il trasporto finisce per incidere molto, in termini di inquinamento, rispetto a un altro materiale che può essere prodotto in loco. Ecco allora che per avere una valutazione corretta ed oggettiva è necessario sviluppare uno studio di analisi del ciclo di vita ovvero di LCA, Life Cycle Assessment. Questa metodologia offre la possibilità di analizzare tutto il processo di produzione, utilizzo e dismissione del prodotto e molto spesso offre dei riscontri che consentono di ottimizzare anche il costo di realizzazione del prodotto stesso. Dallo studio LCA deriva la Dichiarazione Ambientale di Prodotto, nota come EPD, una vera e propria carta d’identità del prodotto verificata e garantita da una valutazione di terza parte indipendente. L’EPD oggi permette di rispettare requisiti di legge, come i CAM, nonché l’accesso a nuovi mercati. Per quanto riguarda le infrastrutture vi sono prodotti che hanno un’importanza maggiore di altri, per le loro caratteristiche, come nel caso del calcestruzzo, sicuramente il più utilizzato quando si tratta di grandi opere, ma non solo.
L’importanza dei calcestruzzi sostenibili
L’esempio del cemento e del calcestruzzo costituisce un riferimento oggi per chiunque abbracci una scelta di sostenibilità sia nella produzione che nella progettazione e nelle scelte realizzative di una infrastruttura. Lo è in quanto i maggiori produttori di cemento e di calcestruzzo stanno sposando quello che possiamo considerare il protocollo di riferimento il CSC (Concrete Sustainability Council). Una certificazione che abbraccia i tre pilastri della sostenibilità: ambientale, sociale ed economico. Attraverso di essa è possibile risalire la filiera dei componenti utilizzati e dei servizi, primo tra tutti il trasporto in autobetoniera. Egualmente consente di disporre di una visione complessiva dell’azienda produttrice, valutandone l’organizzazione, le procedure e i sistemi di controllo interno. Sostenere e favorirne la diffusione può realmente contribuire a premiare i comportamenti virtuosi, diventando un vero strumento di garanzia per le committenze così come per l’utente finale. Promosso a livello mondiale e poi diffusosi anche in Europa non è casuale che il CSC abbia preso piede nei paesi con maggiore tradizione e una particolare attenzione qualitativa, come ad esempio l’Olanda, dove esistono numerose buone prassi. È con questo spirito che come AIS abbiamo costituito un gruppo di lavoro specifico sui calcestruzzi sostenibili, al quale partecipano non solo le maggiore aziende produttrici, ma anche importanti committenze come ASPI e alcune delle principali società di ingegneria e di progettazione attualmente associate. Con questa iniziativa intendiamo valorizzare le buone pratiche, definire un piano di informazione e di comunicazione per far conoscere la certificazione e i suoi effetti nel processo produttivo di un’opera infrastrutturale e, allo stesso tempo, avanzare delle proposte normative e di incentivazione da parte delle istituzioni e delle committenze.
Misurare la sostenibilità per garantirci un’efficace Green Transition
Una sempre maggiore conoscenza e utilizzo di calcestruzzi con caratteristiche oggettive di sostenibilità, ovvero certificate, può dare un contributo rilevante al raggiungimento degli obiettivi previsti dal PNRR per quanto riguarda le infrastrutture, consentendo di attuare gli indirizzi indicati dalla Commissione europea e quindi di rispondere alla richieste necessarie per la concessione delle straordinarie risorse finanziarie previste. Del resto i programmi individuati nel Piano sono essenziali per colmare il gap infrastrutturale dell’Italia rispetto agli altri Paesi europei. È però evidente che questo sviluppo infrastrutturale deve essere realizzato con i migliori standard disponibili sul mercato, non solo da un punto di vista tecnologico e progettuale, ma anche con particolare attenzione agli aspetti di sostenibilità. E oltre all’attenzione all’ambiente è necessario guardare agli impatti sociali ed economici. Considerare aspetti come gli impatti sulla qualità della vita dei cittadini, la generazione di occupazione, la valorizzazione degli aspetti culturali e caratterizzanti la comunità sono elementi ormai imprescindibili per garantire il successo di un investimento infrastrutturale. Ed ecco che allora anche in questo caso, come per i prodotti, si pone il problema di “misurare” la sostenibilità di un’infrastruttura. Se non forniamo riscontri oggettivi, per esempio utilizzando i sistemi di rating disponibili sul mercato, rischiamo di fare del greenwashing e di non dare delle garanzie certe ai cittadini e agli investitori sulla reale sostenibilità dell’opera. Così come avviene per gli edifici, per i quali si fa riferimento a protocolli di sostenibilità come Leed o Breeam, appare ineludibile ricorrere all’applicazione di sistemi di rating analoghi, come ad esempio il protocollo Envision, che è già stato applicato in diverse opere in Italia, ad iniziare dalla Napoli – Bari. Così facendo ecco che allora, potendo contare su misure oggettive di “guadagno ambientale”, diventa possibile anche nel nostro Paese perseguire un processo di Green Transition 4.0. Perché ormai appare chiaro che, richiamando il payoff della nostra associazione, o saremo sostenibili o non saremo.
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