Il sentiero di Papa Giovanni a Sotto il Monte

È un sentiero davvero speciale, non tanto per la sua lunghezza, ma perché era nel cuore di una persona non comune, al punto da essere proclamata santa. E lo si è visto dalla cura che tutta la comunità di Sotto il Monte, il paese natale del Papa bergamasco San Giovanni XXIII, ha dedicato a questi 270 metri che da Ca’ Maitino raggiungono la Torre di San Giovanni. In tutto 236 gradoni, lastricati con circa 250-300 ciottoli. Dagli alpini in congedo agli altri volontari, dalla parrocchia al Comune, dai singoli alle associazioni e alle aziende, come per esempio la società Italcementi, da sempre legata a Sotto il Monte, nessuno ha fatto mancare il suo contributo a questo cantiere che ha richiesto 11 mesi e qualcosa come 12.000 ore di lavoro. Sì, perché a questo colle Angelo Roncalli era davvero molto affezionato al punto che, diventato Papa Giovanni XXIII, in un’udienza a Castel Gandolfo disse al capogruppo degli alpini di Sotto il Monte, Pier Carlo «Carleto» Carissimi: «Non fate crollare San Giovanni», riferendosi proprio al luogo che gli era tanto caro.

Sotto il Monte nell’aprile 2017 ha quindi deciso di rimettere in sesto il sentiero da Ca’ Maitino alla Torre. Ci sono voluti undici mesi di lavoro e la missione è stata compiuta, quasi alla vigilia dell’arrivo delle spoglie del Santo Pontefice, nella Bergamasca dal 24 maggio al 10 giugno. Un lavoro certosino, che ha cambiato aspetto alla «Via degli alpini».

Proprio le penne nere bergamasche sabato 24 marzo 2018 hanno invaso Sotto il Monte per l’inaugurazione dell’opera: ne sono stati contati più di 500 nel lungo corteo con 70 gagliardetti da tutta la provincia e da fuori, il gonfalone del Comune e i labari delle varie associazioni al momento del taglio del nastro da parte del sindaco Maria Grazia Dadda e del parroco, monsignor Claudio Dolcini. Tra loro il presidente provinciale dell’Ana, Giovanni Ferrari, il capogruppo di Sotto il Monte, Pietro Bolognini, e tanti alpini, compreso il decano locale, Luigi Belotti, classe 1921 e reduce di Russia. Commosso Pietro Mazzoleni, alpino di Villa d’Adda: lui il sentiero lo ha percorso tutto in ginocchio, durante il cantiere, perché è stato tra i più assidui nella posa dei ciottoli.

Insomma, gli alpini hanno mantenuto la parola data a Papa Roncalli in quell’udienza di molti anni fa: la Torre di San Giovanni non soltanto non è crollata, ma oggi ha un bellissimo sentiero che la collega al paese. «Un’impresa che rimarrà ai posteri – aveva detto il sindaco in occasione del taglio del nastro –. San Giovanni XXIII tornerà nella sua terra e benedirà questo colle e questa strada». «È un sentiero ancora più bello perché è il frutto della gratuità di tante persone», aveva aggiunto il parroco, per poi continuare: «Il cuore di Sotto il Monte, ripeto sempre, non è nemmeno Papa Giovanni XXIII, ma il cuore di Papa Giovanni XXIII, cioè Cristo crocifisso, è Gesù. Ecco perché i nostri volontari sono sempre impegnati ad accompagnare i pellegrini nei luoghi giovannei per fare conoscere la figura di Angelo Roncalli, per approfondire la sua spiritualità che ha appunto al centro Gesù Cristo, il suo Vangelo e, come diceva sempre Papa Giovanni, nel Vangelo particolarmente il Padre Nostro».

Con momenti di raccoglimento e di vicinanza al Santo Pontefice anche lungo la «Via degli alpini». «Indubbiamente, è stato pensato così – ha aggiunto monsignor Claudio Dolcini –. La gente di Sotto il Monte ricorda che Roncalli quando veniva in vacanza, come Nunzio apostolico o come Patriarca di Venezia, amava molto girare tra le vie del paese e ogni tanto saliva sul colle di San Giovanni. E quindi, come disse Papa Giovanni Paolo II in visita nel 1981 a Sotto il Monte, ci sembra di vederlo passeggiare per queste strade. Ecco, i pellegrini che raggiungono questo monte possono godersi questo panorama e questo ambiente, immaginandosi Papa Giovanni XXIII che cammina al loro fianco, ma insieme a questo anche pregando. Stiamo parlando di un luogo naturale di preghiera, perché immerso nel verde, accompagnato dalle 14 stazioni della Via Crucis. Un contesto che favorisce il raccoglimento, la preghiera e la meditazione»

Nel recupero del Sentiero di Papa Giovanni XXIII hanno avuto un ruolo fondamentale gli alpini in congedo dei gruppi della sezione di Bergamo. «Sono stati impegnati dai 120 ai 130 volontari – ha spiegato il presidente Giovanni Ferrari – per 12.000 ore di lavoro. Avevamo previsto di impiegarci un anno, invece siamo riusciti a finirlo in meno di 11 mesi grazie agli specialisti alpini che, veramente, si sono dedicati giorno per giorno, anche con il maltempo, alla realizzazione di quest’opera. Sono molto soddisfatto del comportamento dei nostri volontari». Una dedizione e un attaccamento che hanno colpito quanti hanno visto i volontari al lavoro sul sentiero del Colle di San Giovanni a Sotto il Monte. «La nostra – ha aggiunto Ferrari – è una famiglia alpina. Tanti, ma davvero tanti volontari che sono venuti qui a lavorare l’hanno fatto per devozione a Papa Giovanni XXIII. Lo hanno anche dichiarato apertamente. È stato un lavoro faticoso, non dimentichiamo che i 236 gradoni sono stati realizzati uno a uno mettendosi in ginocchio».

Alleata con i volontari in campo nell’operazione, come tante realtà locali, non solo gruppi e associazioni, è stata la società Italcementi, tradizionalmente legata a questi luoghi e in particolare alla figura di Papa Giovanni XXIII, contribuendo anche alla realizzazione di alcune strutture a Sotto il Monte. Alpini e volontari, nel caso del sentiero, hanno messo ore di lavoro, competenza e passione, recuperando anche quando possibile le pietre e il materiale già presente. Da Italcementi invece è arrivato il sostegno per il cemento, tra l’altro prodotto nella vicina cementeria di Calusco d’Adda.