Dopo la laurea magistrale in Global Politics and Society si diploma al master della Rcs Academy "Scrivere e fare giornalismo: il metodo Corriere". Attualmente lavora come giornalista nella redazione di eco.bergamo, inserto mensile del quotidiano L'Eco di Bergamo (con cui collabora dal 2022) sui temi della sostenibilità e della green economy.
Stefano Larotanda, architetto vincitore del premio Bigmat: «Il cemento faccia a vista è un materiale virtuoso»
Stefano Larotonda, 41 anni, è un architetto comasco, profondamente legato alla Svizzera. Infatti, è proprio in Svizzera, all’Accademia di Architettura di Mendrisio, che è cominciata la sua formazione. Il giovane architetto si è trovato fin da subito immerso in un ambiente costellato da docenti e architetti stranieri, contaminato da stimoli e punti di vista nuovi da cui sono nate molte opportunità anche dal punto di vista professionale.
Ha lavorato per importanti studi a Milano (Antonio Citterio and Partners), Londra (East Architecture Landscape Urban Design) e Chiasso (Arquint Hitz Architekten) prima di avviare la sua attività come libero professionista, che si è concretizzata nel 2018 nello studio LAST Architettura di Cantù, in provincia di Como. A conferma della forte connessione con il territorio svizzero c’è la recente apertura di un secondo studio, proprio a Lugano.
«Ho di recente vinto un concorso di progetto per un edificio pubblico in Ticino – spiega Larotonda –, e la mia attività sta continuando a prendere piede anche lì».
Partiamo da qui, dalla sua formazione, in una recente intervista cita l’architetto svizzero Peter Zumthor come uno dei suoi maestri.
«Ricordo che, durante lo stage dopo il primo anno di università, nello studio in cui lavoravo trovai il libro Peter Zumthor Works e da quel momento mi appassionai molto alla sua architettura. Quando tornai in Università, al terzo anno, feci il possibile per studiare con il maestro e riuscii finalmente a entrare nel suo atelier di progettazione che seguii fino alla tesi, nel 2007. Il suo insegnamento è molto lontano dall’approccio italiano/classico: Zumthor lavora con modelli plastici che rappresentano in scala ridotta lo spazio, il materiale, la luce, persino l’odore di un’intenzione concreta. I suoi modelli non sono astratte rappresentazioni di un’idea, ma piuttosto la trasposizione tangibile di un’atmosfera precisa, detta più precisamente in tedesco “Stimmung”, che coglie le emozioni e le sensazioni, legate strettamente allo spazio immaginato. In questo modo l’osservatore e l’oggetto iniziano metaforicamente a conversare».
Questo approccio emerge anche quando dice che la sua parola chiave è “dare valore a un progetto a partire da ciò che esiste”, come lo traduce questo concetto in architettura?
«Nella maggior parte dei casi un’architettura è sempre inserita in un contesto e ciò che già esiste ha un suo carattere e la complessità sta nella sua ricerca e scoperta. Per fare ciò è necessario interagire con esso. Quando si parla di contesto lo strumento della progettazione diventa proprio il modello, che consente di stabilire una relazione con esso. Una volta rappresentato il contesto, si cerca di capire quali sono i rapporti tra ciò che esiste e ciò che si aggiunge».
Considerando anche la sua esperienza all’estero, come è considerata la figura dell’architetto in Svizzera rispetto che in Italia?
«In Svizzera la posizione dell’architetto è molto diversa: rappresenta una figura centrale nel team di progettazione che collabora al fine di costruire un progetto unitario. Al centro di ogni progetto vi è sempre l’architettura».
Se spostiamo il focus della nostra conversazione al tema del cemento c’è un’opera che è valsa a Larotonda un riconoscimento importante. Con il progetto Underground Patio (che letteralmente vuol dire, patio sotterraneo) ha vinto l’anno scorso il premio internazionale di architettura BigMat. Quest’ultimo è leader in Italia e in Europa di punti vendita di materiali per costruire, ristrutturare e innovare nonché cliente di Italcementi (che da novembre 2023 è diventata Heidelberg Materials).
Ci racconta come è stata concepita quest’opera?
«Underground Patio è stato realizzato in cemento armato non per un vezzo, ma perché, come dice lo stesso titolo, è sottoterra e quindi è un tema di coerenza costruttiva, strutturale e architettonica. Infatti, il muro doveva rispondere in primo luogo a un’esigenza tecnica: quella di contenere il terreno».
Quella che l’architetto chiama «una stanza a cielo aperto» risponde alla richiesta del committente privato, proprietario dell’abitazione di Rovagnate, «di ripensare lo spazio del seminterrato della casa per adattarlo alle nuove esigenze della famiglia: un uso più flessibile, un nuovo ingresso e un’interazione più generosa con gli spazi esterni».
«È molto interessante anche il sottotitolo dell’opera, che a volte sfugge: A renovation of an ordinary house (quindi, la ristrutturazione di una casa ordinaria, ndr). La lettura del contesto è passata attraverso un vuoto per creare un contrasto. Non mi sentivo di fare un ampliamento aggiungendo un oggetto all’edifico esistente. Sono partito proprio da un’azione di sottrazione, attraverso lo scavo. Davanti all’edificio esistente si è scavata una porzione di terreno che stata poi delimitata e definita da pareti con una geometria che si apre verso l’alto in modo da far entrare la luce e il paesaggio in questo nuovo spazio a metà tra interno ed esterno. Con questo progetto ci si accorge che l’architettura non è fatta solo di pieni».
Ha scelto poi di utilizzare come unico altro materiale il legno oltre al cemento.
«Anche questa decisione, se vogliamo, è figlia degli insegnamenti di Zumthor. Ho cercato di usare materiali non in maniera forzata ma dandogli il giusto utilizzo e valore. Lo spazio flessibile a pianta centrale è delimitato da partizioni lignee pensate come un grande mobile. Si ispira alle piante dei castelli scozzesi dove in un’unica stanza si svolgevano molte attività diverse. Intorno vi sono tanti piccoli spazi accessori che si aprono e si chiudono in funzione di come viene utilizzato lo spazio principale e di conseguenza cambia la configurazione della stanza. Le pareti flessibili della stanza sono di legno massello impregnato all’acqua per non far perdere la venatura e trama del materiale».
Possiamo dire che il cemento faccia a vista, in Italia, non ha mai goduto di ottima fama ma è senza dubbio un materiale virtuoso, che riflessione si può fare in termini di sostenibilità?
«Per me il concetto di sostenibilità passa attraverso l’impiego specifico di ogni materiale in funzione dell’utilizzo. Significa che, se bisogna costruire uno spazio sottoterra non c’è materiale più sostenibile del cemento armato perché ha caratteristiche tecniche che si prestano al meglio per questo tipo di utilizzo».
A questo punto diventa fondamentale introdurre il concetto di «ibrido» che Larotonda ha riassunto raccontando il progetto (vincitore del primo premio insieme allo studio Baserga Mozzetti Architetti) per la costruzione di una nuova palestra tripla che si inserisce all’interno di una ristrutturazione di un intero plesso scolastico, le scuole medie di Gordola, in Svizzera.
«Per ibrido si intende una costruzione in grado di declinare ogni sua componente costruttiva in funzione dell’utilizzo specifico. Nel caso della palestra tripla il piano interrato è pensato in cemento armato e costituisce il basamento su cui poggia una struttura lignea a telaio, protetta da una membrana tessile che protegge l’involucro. Al tempo stesso però il legno, esposto agli agenti atmosferici, tende a deteriorarsi e quindi si è deciso di “vestire” l’edificio con un sistema di tende, per proteggerlo. Il progetto inoltre è pensato con costruzione a secco, che significa evitare di incollare i pezzi di costruzione tra loro, perché in un’ottica di riuso e sostenibilità, nel caso l’edificio un giorno verrà demolito, sarà possibile riutilizzarne i materiali e gli elementi costruttivi».
Questo anche in un’ottica futura di riutilizzo dei materiali?
«Resta ancora un desiderio, poco praticato anche se il Politecnico Federale di Zurigo sta sviluppando una banca dati di pezzi recuperati che si possono acquistare per costruire nuovi edifici».
© RIPRODUZIONE RISERVATA