Claudio Bassanetti, piacentino, è amministratore del gruppo omonimo, che ha sede a Monticelli d’Ongina. Attualmente è anche vice-presidente di Confindustria Piacenza, organizzazione nella quale, negli anni, ha ricoperto numerosi incarichi. Dallo scorso 25 settembre 2020 è presidente dell’associazione nazionale dei produttori ed estrattori di lapidei e affini aderente a Federbeton Confindustria.
Cave sempre più sostenibili: ricerca e innovazione a favore dell’economia circolare
Non vogliamo più essere considerati i nemici del territorio. Il mio nuovo compito è testimoniare la fase nuova che stiamo vivendo, il nuovo volto del mondo dell’escavazione. Un mondo che sta pienamente dentro la green economy, impegnato a ridurre i consumi di energia e le emissioni di CO2. Un settore produttivo che innova e sta al passo dell’evoluzione tecnologica della filiera delle costruzioni. Spesso le nostre iniziative in questo senso si arenano di fronte a percorsi autorizzativi lenti e contraddittori, che ostacolano lo sviluppo nostro e del Paese più in generale.
Nel settore, specie nel comparto degli aggregati di recupero, le aziende hanno avuto un’evoluzione incredibile: praticamente tutte le imprese, grazie anche alle modifiche normative, hanno sposato l’innovazione e sono state protagoniste di un profondo cambiamento. Più lento invece si presenta il percorso degli aggregati del calcestruzzo, anche se gli esempi positivi anche qui non mancano. Ricerca e innovazione hanno invece sfondato nel campo degli aggregati naturali e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Il mio riferimento è al lavoro delle imprese del comparto che, grazie alla ricerca mineralogica realizzata nei giacimenti attraverso l’uso di tecnologie di alto livello, oggi producono per il ramo produttivo ceramico con forniture sostitutive dei materiali di miniera provenienti dai paesi del Nord Africa e del Mediterraneo. Noi oggi lavoriamo con macchine di grande qualità e precisione, in un mercato in forte crescita. Ma anche qui ci scontriamo con una normativa che non tiene il passo dell’innovazione.
Il cambio di passo ce lo ha imposto la pesante crisi del 2008. Da quel momento in poi abbiamo iniziato a verificare i costi di produzione, mettere in atto controlli sul processo produttivo, ridurre i costi energetici e il contributo delle fonti fossili.
Sono i nostri clienti (a loro volta stimolati dal mercato) che ci chiedono prodotti evoluti. La lunga crisi ha selezionato l’offerta: oggi si sono consolidate alcune posizioni, che devono però trovare una sponda nel rinnovamento del processo autorizzativo. Noi viviamo e possiamo fare investimenti se certi sono i tempi e le procedure. Dobbiamo investire sul lavoro e sulle imprese per garantire reddito e occupazione.
Cerchiamo con convinzione il dialogo con la filiera produttiva che sta a monte e a valle. Un confronto che negli anni si è andato sempre più a irrobustire. Uno di questi tavoli aperti è con il mondo della produzione di cemento. I grandi gruppi multinazionali hanno spinto il nostro mondo a una forte evoluzione. Penso ad esempio alla novità rappresentata dall’introduzione del cemento bianco.
Fatti nuovi che hanno portato i cavatori di inerti tradizionali a sviluppare produzioni con alto tenore di ossido di silicio, quindi alla valorizzazione mineralogica del prodotto, attraverso impianti dedicati. Si tratta di prodotti di nuovissima generazione, finalizzati a produrre per quel mondo che fa dell’evoluzione tecnologica la sua leva potente, per rispondere alle specifiche esigenze di mercato. Tra l’altro, questo è il comparto delle costruzioni che più di altri ci chiede il ricorso ai Certificati minimi ambientali e alle certificazioni ambientali.
Collegati al mondo del cemento ci sono anche i produttori di aggregati riciclati, anch’essi facenti parte del mondo Anepla; imprese che hanno in corso lavorazioni sulle materie prime dedicate all’end of waste destinate alle cementerie, con processi che si pongono a pieno titolo all’interno dell’economia circolare.
Il cambiamento investe pure il mondo della produzione di calcestruzzo: anche questo è un comparto in forte evoluzione. Da tempo infatti stiamo lavorando con le principali imprese sulle curve granulometriche dedicate.
Da parte dei produttori di calcestruzzo, per quanto riguarda il mix di design finalizzato al risparmio della materia prima, si è registrato un profondo cambiamento produttivo. Ciò ha portato il nostro mondo, anche quello tradizionale, alla ricerca basata su tecnologie, sviluppate anni fa nel Nord Europa, in grado di fornire dei fusi granulometrici con un minor margine di errore.
Un risultato che permette all’impianto di lavorare cercando di ottimizzare al massimo la materia prima. Questo comparto guarda anche con molto interesse alla produzione di aggregati riciclati e anche su questo, tra cavatori e produttori di calcestruzzo, c’è sintonia e collaborazione.
Torno a sottolineare come sia imperativo che le procedure autorizzative debbano evolversi, adeguandosi all’innovazione e ai nuovi mercati che si aprono. Penso agli impianti di inerti naturali e a quelli degli aggregati riciclati e alle possibilità che lo sviluppo tecnologico permette alle nostre produzioni, così come ai prodotti end of waste: occorre permettere alle nostre imprese di ampliare, adeguare e innovare i loro impianti per rispondere alle nuove domande del mercato.
Su questo fronte, purtroppo, al di là di alcune indicazioni fornite da alcune regioni, non siamo andati molto avanti, nonostante la legge 120 dello scorso anno. Le amministrazioni pubbliche dimostrano attenzione a questa nuova fase, ma ancora non siamo a un superamento di alcune inerzie autorizzative, che dovrebbero permettere un’evoluzione dei nostri prodotti.
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