Laureata in economia e commercio all’Università Cattolica di Milano, è giornalista professionista dal 2004. Nei primi anni della sua carriera ha lavorato per tv locali e nazionali sviluppando le tecniche video. Successivamente, ha collaborato con differenti testate online e agenzie di comunicazione specializzandosi nel linguaggio SEO. È esperta in temi economici, legali e immobiliari, con particolare focus sui nuovi modelli produttivi sostenibili. Le sue passioni? Il pianoforte e i puzzle.
Appalti PNRR e sostenibilità nell’edilizia: cosa prevede il principio DNSH
Uno dei principi di tutti i Piani nazionali per la ripresa e resilienza europei, tra cui ovviamente anche il PNRR italiano, è il principio DNSH (“Do No Significant Harm”). Significa che ogni appalto realizzato con i fondi del Piano “non deve arrecare un danno significativo all’ambiente” e in pratica, che gli interventi devono mirare alla massima sostenibilità. È un principio che impatta soprattutto nel settore dell’edilizia nel quale si deve realizzare il connubio perfetto tra esigenze abitative, commerciali, amministrative e la salvaguardia dell’ambiente.
Vediamo, allora, cosa prevede il principio “Do No Significant Harm” e come può essere applicato in concreto nel mondo delle costruzioni.
Cosa prevede il principio del DNSH
Il DNSH ha lo scopo di valutare se l’esecuzione di un appalto finanziato dal PNRR rispetti i sei obiettivi ambientali individuati nell’accordo di Parigi (Green Deal europeo):
- Mitigazione dei cambiamenti climatici: non si devono generare significative emissioni di gas serra.
- Adattamento ai cambiamenti climatici: gli interventi non devono impattare negativamente sul clima attuale o futuro, sulle persone e sulla natura.
- Uso sostenibile o protezione delle risorse idriche e marine: non si deve arrecare un danno a qualunque tipo di corso d’acqua, sia superficiale, che sotterraneo o marino.
- Economia circolare, riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti: non si devono utilizzare in maniera inefficiente materiali e risorse naturali e produrre rifiuti pericolosi per i quali non è possibile il recupero.
- Prevenzione e riduzione dell’inquinamento: non si devono aumentare le emissioni di inquinanti nell’aria, nell’acqua o nel suolo.
- Protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi: non si devono danneggiare gli habitat e le specie animali e vegetali.
In base a questi criteri, ad esempio, sono esclusi gli interventi connessi all’utilizzo di fonti fossili, oppure quelli che producono una quantità di emissioni di gas serra che comprometterebbero l’obiettivo di non far innalzare la temperatura più di 1,5 C° fino al 2030. O ancora, tutte quelle attività che provocherebbero un innalzamento dei mari, siccità, alluvioni, esondazioni dei fiumi.
Per misurare l’impatto sull’ambiente e la corretta applicazione del principio DNSH in un appalto occorre affidarsi a una “matrice di correlazione” tra gli investimenti e le relative schede tecniche. In altre parole: per ciascuna tipologia di investimento è stata associata dalla Ragioneria Generale dello Stato del MEF una o più schede tecniche che contengono le norme di riferimento, i vincoli da rispettare e gli elementi da verificare per quello specifico intervento. Significa che la valutazione DNSH deve essere misurata investimento per investimento e che non ne è stata prevista una generale per il PNRR nel suo insieme.
Inoltre, va sottolineato che il rispetto del principio “Do Not Significant Harm” non va verificato comparando la situazione esistente con quella prevista a fine intervento (calcolando magari un miglioramento in termini di sostenibilità), ma va accertato in assoluto, ovvero sugli effetti che un appalto produce di per sé sull’ambiente. Per chiarire: se il bando prevede l’efficientamento di un edificio, la verifica dell’applicazione del DNSH non va misurata sul miglioramento energetico raggiunto, ma sulle lavorazioni che vengono effettuate ex novo.
Come è cambiato il mondo dell’edilizia per rispettare il principio DNSH
Come detto, il principio DNSH deve essere verificato in base alla tipologia di intervento. All’interno del PNRR sono stati individuati 29 cluster tassonomici, cioè attività economiche che condividono le stesse schede tecniche di riferimento.
Le schede che riguardano, nello specifico, il mondo dell’edilizia sono tre:
- Scheda 1- Costruzione di nuovi edifici: rientrano in tale cluster anche gli interventi di demolizione e ricostruzione, l’ampliamento di edifici esistenti residenziali e non residenziali (compresa la progettazione) e la realizzazione delle pertinenze, come i parcheggi, i cortili interni, le vie di accesso, ecc.
- Scheda 2 – Ristrutturazioni e riqualificazioni di edifici residenziali e non residenziali: rientrano in tale ambito tutte le lavorazioni sulle strutture edilizie e sugli impianti per migliorare la classe energetica degli edifici.
- Scheda 5 – Interventi edili e cantieristica generica non connessi con la costruzione o il rinnovamento di edifici: si tratta di qualsiasi intervento che preveda l’apertura di un cantiere temporaneo o mobile per effettuare lavori edili o di ingegneria civile
La scheda 1 merita un approfondimento. I nuovi edifici e le relative pertinenze devono essere progettati e costruiti in modo da ridurre al minimo l’uso di energia e le emissioni di carbonio. Perciò gli appalti legati al PNRR non possono riguardare la realizzazione di edifici utilizzati per l’estrazione, lo stoccaggio, il trasporto o la produzione di combustibili fossili, né quelli che generano emissioni di gas serra superiori ai limiti previsti. A maggior ragione, anche la riqualificazione energetica degli edifici, mirata proprio a ridurre il consumo energetico e le emissioni di gas serra, non può essere effettuata sulla stessa tipologia di edifici della scheda 1, con l’ulteriore esclusione di quelli utilizzati per attività legate al trattamento dei rifiuti.
L’applicazione del principio DNSH nell’edilizia
Entrando più nello specifico degli obiettivi ambientali del principio DNSH, è il caso di sottolineare quali siano i danni maggiori che gli edifici nuovi o ristrutturati possono provocare all’ambiente.
- Mitigazione del cambiamento climatico: consumo eccessivo di fonti fossili e produzione elevata di gas nocivi per il clima.
- Adattamento ai cambiamenti climatici: ridotta resistenza agli agenti climatici e ai futuri aumenti di temperatura.
- Uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine: eccessivo consumo di acqua dovuto a sistemi idrici non efficienti e l’inquinamento delle acque a causa del cantiere.
- Economia circolare: mancato riutilizzo di rifiuti da costruzione e demolizione che potrebbero essere riciclati o riutilizzati oppure, viceversa, creazione eccessiva di rifiuti nocivi.
- Prevenzione e riduzione dell’inquinamento: presenza di sostanze nocive nei materiali da costruzione, come il cemento o il calcestruzzo.
- Protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi: si vuole evitare la scelta di costruire in località generando un impatto negativo sugli ecosistemi presenti.
In merito, invece, alle novità apportate dal principio DNSH al settore delle costruzioni, da oggi in poi i nuovi edifici dovranno rispettare i seguenti requisiti:
- Se l’intervento edilizio è classificato tra quelli che devono apportare un “contributo sostanziale” alla sostenibilità ambientale, la domanda di energia primaria degli edifici deve essere inferiore del 20% rispetto a quella relativa agli NZEB (edifici a energia quasi zero).
- Se l’intervento edilizio, invece, è classificato tra quelli per i quali non è previsto l’apporto di un “contributo sostanziale” alla sostenibilità ambientale, occorre adottare i requisiti NZEB tout court.
- L’accertamento della capacità degli edifici di adattarsi ai cambiamenti climatici.
- L’installazione di strutture e impianti in grado di garantire il risparmio idrico e la riduzione di sprechi di acqua.
- Almeno il 70% (in termini di peso) dei rifiuti da costruzione e da demolizione non pericolosi prodotti dal cantiere deve essere gestito per essere riutilizzato o riciclato.
- Per le costruzioni in legno, l’80% del materiale utilizzato deve essere certificato.
Regole a parte, soprattutto nel settore dell’edilizia è necessario un cambiamento reale di mentalità nel concepire progetti e utilizzare materiali di costruzione realmente ecosostenibili. Non basta, infatti, “fare i compiti” per raggiungere il minimo sindacale e arrivare ai limiti indicati dal principio DNSH. Occorre fare molto di più e credere realmente che anche quando si parla di edilizia si possa scegliere la strada della sostenibilità.
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