Laureata in Architettura all’Università degli Studi Roma Tre, è attualmente dottoranda presso la School of Advanced Studies dell’Università di Camerino, dove indaga la relazione architettura-arte attraverso lo studio delle mostre di architettura. Dal 2013 scrive di architettura per la carta e per il web. Ha lavorato a progetti editoriali e di comunicazione collaborando con istituzioni come il museo MAXXI e il Lithuanian Council of Culture. Vive a Londra.
Per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di digitalizzazione e carbon neutrality Italcementi ha unito le forze con le altre realtà del gruppo Heidelberg, confluendo appunto nel nuovo brand globale Heidelberg Materials. In qualità di giovane ingegnere, come valuti questa operazione?
«In un’ottica di ricerca e innovazione è fondamentale fare rete. In un contesto globale come quello attuale ciò implica non solo creare coesione su scala nazionale ma soprattutto sinergie a livello internazionale. Una strategia che diventa ancora più importante se si vuole raggiungere un obiettivo come quello della riduzione dell’impatto di CO2 sulla filiera delle costruzioni in tutte le sue fasi, dalla progettazione alla realizzazione. Heidelberg Materials è la dimostrazione di come questo approccio applicato al settore dei materiali per le costruzioni porti allo sviluppo di prodotti con un ciclo di produzione a basso impatto ambientale sempre più innovativi».