Per raggiungere l’eccellenza bisogna accettare le sfide e sviluppare soluzioni innovative collaborando con i migliori. Lo stile aziendale di Generale Prefabbricati S.p.A.

C’è una massima che recita: “Serve consapevolezza dei propri mezzi per andare ovunque”. Noi di Generale Prefabbricati S.p.A. ci occupiamo di problemi complessi e sappiamo che per avere la meglio in una situazione sfidante è essenziale poter contare sulle proprie competenze e su partner di progetto che ti aiutino a coglierne le potenzialità e risolverne le possibili criticità, contribuendo alla realizzazione dei desiderata dei clienti. La nostra attività consiste nell’offrire soluzioni prefabbricate personalizzate, integrate con acciaio e legno, ad alto valore aggiunto, stabilendo un’interazione con il cliente dalla fase iniziale di concepimento e progettazione fino ad arrivare alla realizzazione e consegna delle opere “chiavi in mano”. Per poter traguardare questo tipo di obiettivi sono essenziali manodopera qualificata ed esperienza, che unite ci consentono di capire cosa è possibile fare, fin dove è possibile spingersi in soluzioni innovative e quando invece la situazione impone di cambiare strategia per raggiungere comunque il risultato cercato. Noi italiani siamo leader quando riusciamo a far emergere le nostre capacità, i nostri talenti nell’adattare soluzioni sempre più complesse per i problemi che ci vengono sottoposti e che altri non riescono a risolvere. In questo senso possiamo dire che la nostra cifra stilistica, aziendalmente parlando, è italiana per antonomasia e consiste nella capacità di rispondere a tematiche sfidanti con soluzioni altamente personalizzate, dedicate a prestazioni che tengono conto sia delle normative stringenti del nostro settore sia riescono a realizzare, così come concepita, una idea progettuale di alto valore estetico. Questa è la via che abbiamo scelto di percorrere per battere la concorrenza, che non può essere affrontata solo con una offerta commerciale più vantaggiosa. Il nostro know-how, la nostra competenza nel rispondere a tematiche difficili, è quello che ci caratterizza e porta valore. 

Penso alla collaborazione in atto con Renzo Piano a Manhattan, in un’area interessata da un’azione di forte riqualificazione industriale di New York, di cui stiamo consegnando proprio in questo periodo in America gli elementi costituenti. Un lavoro tutto concepito e assemblato dall’Italia. Adattando il nostro processo manifatturiero e l’ingegneria lungo tutta la catena di valore fino al cantiere, abbiamo concretizzato soluzioni che difficilmente si trovano sul mercato, manufatti in calcestruzzo di pregio dislocati in un luogo molto lontano da quello di produzione ma con prestazioni e performance anche oltre quelle richieste dalle attuali norme sulla sostenibilità e tenendo in conto anche l’alto valore di pregio, complessità ed originalità del progetto. Per realizzare i quindici mila pezzi di superficie di rivestimento, composti di una malta speciale fatta con cemento bianco Italcementi e fibra di vetro, tutti uno diverso dall’altro ed essenziali per la messa a terra del progetto dello studio di Renzo Piano, abbiamo comprato dei macchinari dedicati per il trattamento di levigatura a controllo numerico e foratura dei componenti, creati tenendo conto delle tolleranze molto stringenti e assolutamente non tipiche di un manufatto in calcestruzzo. Un investimento ingente, deciso durante il periodo del primo lock down ma che ci ha permesso di ottenere quanto richiesto dal cliente. Di fronte a situazioni sfidanti noi sappiamo che serve credere in sé stessi, nelle proprie competenze e in quelle nei propri collaboratori ma è essenziale anche avere una filiera di fornitori che sappiano adattarsi alle richieste, reagendo prontamente agli stimoli. Per la realizzazione dei casseri per i prefabbricati in cemento, per esempio, sono state create centinaia di famiglie di casseri secondo le linee, assolutamente fuori standard, che il progetto richiedeva. Così per le materie prime usate per realizzare i manufatti.

Nel caso del Maximo si è trattato di realizzare un telaio strutturale di un edificio sismo resistente senza contributo di altri setti in opera ma interamente capace di assorbire le accelerazioni dinamiche causate da un sisma, con le sue connessioni, fino a sette piani anche sotto l’azione di carichi gravitazionali importanti da prevedere in area di massima sismicità come lo è Roma. Il tema della sismicità, dopo anni di interventi di questa natura, non rappresenta più un ostacolo per noi e siamo stati lieti di mettere a disposizione le nostre competenze per contribuire all’aggiornamento delle norme sulle azioni antisismiche in sede internazionale quando siamo stati interpellati dall’IPHA (International Prestressed Hollowcore Association), l’associazione europea che riunisce i maggiori attori del settore delle lastre prefabbricate in cemento. Associazione di cui siamo membri storici e io personalmente siedo nel board amministrativo come unico italiano. Un riconoscimento dato all’Italia come nazione più esperta in Europa su questo argomento.

Il nostro obiettivo per il prossimo futuro è quello di creare un polo italiano delle costruzioni sostenibili prefabbricate a servizio del mercato delle costruzioni. Abbiamo implementato da tempo un percorso di miglioramento interno che va in questa direzione, già operativo presso la nostra azienda. Grazie al Life Cycle Assessment (LCA), ovvero l’analisi precisa e sistematica di tutte le fasi della nostra produzione, valutiamo infatti costantemente la nostra impronta ambientale come trasformatori, lavorando per incrementare la riduzione del nostro impatto emissivo a ogni passaggio di trasformazione. Siamo in grado di controllare la sostenibilità della nostra filiera dal cancello delle nostre fabbriche dove riceviamo le materie prime fino al cantiere dove consegniamo i prefabbricati. La dominiamo e possiamo misurarne integralmente la virtuosità ma poi intervengono altre fasi quali il trasporto e il ciclo di vita dei fabbricati. Per massimizzare gli sforzi verso la sostenibilità e arrivare a ottenere un’impronta carbonica neutrale come chiede il Green Deal, il patto verde europeo per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 nel continente, siamo convinti debba essere allargata la visione anche a queste fasi, coinvolgendo anche gli altri attori legati al nostro settore. Oggi la vera sfida è questa, perché il nostro mercato è responsabile del 40% del totale delle emissioni di CO₂ e perché la richiesta è formulata in tempi molto stretti. Sappiamo però anche che il peso ecologico del nostro mondo deriva dal fatto che il calcestruzzo, dotato di una natura nobile ed estremamente flessibile, capace di adattarsi a trovare soluzioni alle esigenze delle costruzioni, è largamente e diffusamente impiegato pressoché ovunque. Se riuscissimo a coinvolgere in questo sforzo verso una maggiore sostenibilità anche il settore trasporti e quello che si occupa della gestione della vita degli immobili una volta costruiti la sfida sarebbe alla portata. In Nord Europa, per esempio, stanno lavorando sul reimpiego degli immobili, spostandoli e riutilizzandoli per altri scopi quando vengono dismessi, mentre noi in Italia, pensando al settore trasporti, abbiamo ampi margini di miglioramento. La nostra industria deve lavorare e implementare uno sforzo per sensibilizzare la filiera dei trasporti a essere reattiva alle nostre esigenze. Con un parco di automezzi a biometano o idrogeno, per esempio, si diminuirebbero le emissioni inquinanti fino al 70% rispetto all’attuale. Allora l’obiettivo 2050 sarebbe meno lontano e non più sulla carta.

Noi poniamo attenzione alla sostenibilità dei nostri prodotti, e su questo con Italcementi abbiamo una perfetta sintonia di intenti, e vogliamo cercare di dare un contributo agli obiettivi molto stringenti del Green Deal. Abbiamo tantissimo ancora da fare, non solo nella parte operativa e di design di prodotto ma anche sul fronte della formazione. Per implementare una politica di sostenibilità, per esempio, serve anche formare nuove competenze, soprattutto ingegneristiche, sensibili a queste esigenze e superare la barriera nazionale cogliendo le sfide dei committenti migliori ovunque essi siano. Non limitarsi a considerare come mercato domestico solo l’Italia. I grandi investitori nostri clienti hanno assoluta necessità di strutturarsi secondo le richieste dei nuovi standard ESG, acronimo per Environmental (ambiente), Social (società) e Governance, ovvero le aree principali della sostenibilità. Le loro costruzioni devono saper dimostrare che riducono l’impatto di CO₂ e in questo senso lavorare con chi condivide gli stessi obiettivi equivale ad avere una marcia in più. Noi abbiamo investito e stiamo investendo parte del nostro patrimonio dedicandolo a questo obiettivo, come è successo per il progetto con Renzo Piano. Lo abbiamo fatto perché potevamo e perché ci crediamo. Perché pensiamo, come nostro padre prima di noi, che sia cruciale abbracciare le sfide fino in fondo, investire e lavorare sodo per raggiungere i traguardi che si vogliono ottenere. A nostro modo di vedere la Sostenibilità è una sfida che si può vincere, consapevoli di noi stessi, delle nostre capacità e potenzialità sia internamente sia per quanto riguarda i nostri partner d’eccellenza. Italcementi a questo proposito è una di quelle certezze. È il compagno che bisogna avere quando si fa quello che facciamo noi. È un fornitore leader, assolutamente strategico, che si deve chiamare quando ci sono i problemi dal punto di vista tecnico per risolverli insieme. La loro eccellenza in questo senso ci rassicura, Italcementi ci affianca in una partnership che è ormai più che consolidata e dura da decenni. Anzi, potrei dire che lavoriamo con Italcementi da sempre. Tra tecnici ci si capisce al volo ed essere capaci di rispondere alle richieste dei clienti o a eventuali problemi da risolvere è vitale per noi. E con loro siamo assolutamente certi che il risultato verrà.

Mi viene in mente un test che abbiamo fatto recentemente su un cemento green che in prima battuta non ha dato il risultato che volevamo. Era emerso un problema sulla finitura richiesta dal committente quando avevamo voluto provare a sostituire il cemento tradizionale con un cemento a minore impatto, il GWP global warming potential. Il trattamento superficiale esterno non aveva funzionato a livello estetico ma ora, grazie a Italcementi, ne abbiamo capito il motivo e stiamo già provvedendo a implementare la soluzione a livello di laboratorio. Di Italcementi acquistiamo i prodotti in base ai diversi casi ed esigenze. I nostri clienti spaziano dall’edificio tecnologico all’infrastruttura e in questo caso possono essere richieste le performance speciali, perché a contatto con l’acqua o piuttosto per una particolare richiesta di prestazione dovuta all’applicazione infrastrutturale. I cementi devono seguire diversi requisiti e Italcementi è sicuramente in grado di seguire questi requisiti che vengono dettati dalla committenza. Nel caso della grande opera infrastrutturale, per esempio, ci sarà una committenza che stila il capitolato tecnico e un’altra di sorveglianza che controllerà la sua implementazione. Il cemento del manufatto qui è il punto chiave. Essere della partita o essere fuori dipende in questi casi, dalla capacità di rispondere ai requisiti del capitolato e Italcementi gioca un ruolo essenziale per chiudere il cerchio e iniziare a giocare la partita in questione. Per abbracciare ancora una nuova sfida.