Giornalista pubblicista dal 2005, è oggi una free lance specializzata nel settore outdoor. Scrive su riviste di settore ed è titolare di un’agenzia stampa che opera nel panorama trail running. Ha pubblicato 3 libri per la collana de «I grandi alpinisti» del Corriere della Sera. Pratica tutte le discipline sportive di cui scrive: alpinismo, arrampicata sportiva, trail running e scialpinismo.
Linzone Trail: una gara nel cuore della biodiversità
La gara certo. Quella da un paio d’anni, ad aprile, si tiene in un solo giorno ed è un concentrato di sport e agonismo, oltre a rappresentare uno spettacolo per chi assiste a questi atleti che salgono come stambecchi su pendenze dove i comuni mortali si ritrovano ad ansimare. Poi, però, il resto dell’anno, resta il suo tracciato che è un intreccio di sentieri e mulattiere su cui gli appassionati salgono da sempre in cerca di natura, narcisi e grandi orizzonti. E così la Linzone Trail – questo il nome della gara organizzata da Fly Up Sport con il patrocinio del comune di Palazzago e il contributo di Heidelberg Materials – non è solo una grande festa per chi ama affrontare i sentieri a tutta, dando il massimo e spingendo forte sulle gambe sfidando gli avversari, ma anche un modo per scoprire o riscoprire questo concentrato di bellezza: il monte Linzone appunto che, con i suoi 1.392 metri, svetta tra la valle Imagna e la val San Martino ed è una delle prime montagne delle Prealpi orobiche, facilmente raggiungibile anche da Milano, Bergamo e Lecco. La sua vetta offre un panorama che spazia sul Resegone, sul Pizzo dei Tre Signori, sul Pizzo Arera e sul Canto Alto, oltre che sulle numerose altre cime della Valtellina, della Val Brembana e delle Orobie. Dall’imponente croce di vetta, nelle belle giornate terse, la vista si spinge fino agli Appennini e al massiccio del Monte Rosa. E poi tra aprile e maggio, altro capitolo di questa grande bellezza, ecco sui suoi prati i narcisi che, un tempo, venivano celebrati con una festa ad hoc e con quelle narcisate oggi giustamente vietate e che oggi sono un ulteriore motivo per salirci.

Linzone Trail, ph. Cristian Riva
Magari affrontando proprio uno dei due percorsi della gara. Quello corto, con 16 chilometri di lunghezza e 900 metri di dislivello positivo, non è solo una sfida per trail runner esperti e super atleti: è anche un itinerario perfetto per chi desidera vivere la montagna in modo più lento e profondo. Attraversa boschi, crinali panoramici e luoghi ricchi di storia come la cava Heidelberg Materials di Colle Pedrino. Può essere quindi affrontato con passo tranquillo e spirito escursionistico, trasformandosi in un’esperienza immersiva nella natura e nel paesaggio bergamasco.

Linzone Trail, ph. Cristian Riva
Si parte dalla località Brocchione, risalendo con passo regolare lungo una strada ampia e ben tracciata che conduce alla suggestiva Santella, minuscolo luogo di culto e di pace. Il primo tratto permette di entrare gradualmente nel ritmo del cammino slow, lasciandosi alle spalle la frenesia quotidiana. Una breve deviazione porta all’Agriturismo del Battista, in località Picco Alto (400 metri, 2,5 chilometri): una sosta ideale per un caffè, uno spuntino o semplicemente per godere del paesaggio. Si entra così in un primo tratto boschivo, seguendo il sentiero Cai 861 che corre lungo il crinale, tra luce e ombra, silenzi rotti solo dal vento e il canto di qualche volatile. L’itinerario attraversa il monte Chignoletti, la località Valmora, la pittoresca Cà di Maggio (Pontida) e, infine, la Tisa (Palazzago). Questo tratto, tra i più suggestivi, offre numerosi scorci sulla pianura e invita a camminare con ancora più calma, lasciando spazio all’osservazione e all’ascolto. Dopo circa 7 chilometri si raggiunge la forcella di Burligo. Poco più avanti, dopo una breve discesa su asfalto, si imbocca la mulattiera del Ciocàl, antico percorso in pietra che sembra raccontare, passo dopo passo, la vita dei montanari di un tempo. Ci attendono ora i 700 gradini della cava di Colle Pedrino. Una salita ben nota a quanti partecipano alla gara. Si tratta di uno dei momenti più impegnativi e porta nel cuore dello stesso impianto. Ogni gradino è un frammento di storia industriale. La cava si trova a ridosso del Linzone, a circa 1.200 metri di quota e rappresenta un esempio virtuoso di come l’attività estrattiva possa integrarsi in modo sostenibile con la natura, la valorizzazione del territorio e, da due anni a questa parte, anche con il mondo dello sport outdoor.

A Colle Pedrino si estrae il calcare, materia prima fondamentale per la produzione del cemento destinato all’impianto di Calusco d’Adda. Un’attività che, per caratteristiche e modalità operative, ha saputo nel tempo coniugare le esigenze produttive all’attenzione per l’ambiente. Stiamo parlando di un progetto accurato e studiato nel dettaglio che prevede un’escavazione a mezza costa attraverso gradoni discendenti di altezza contenuta che rispettano la morfologia della montagna. Il calcare estratto viene frantumato direttamente in sito e trasportato alla cementeria non attraverso mezzi su strada, ma con un nastro trasportatore collocato all’interno di un tunnel sotterraneo lungo 9,7 chilometri. Questa soluzione tecnologica innovativa consente di eliminare completamente il traffico pesante su gomma, riducendo l’impatto ambientale, il consumo energetico e le emissioni di CO₂, in linea con i principi della sostenibilità.

Non solo. Al termine dell’utilizzo di ogni settore si procede infatti a un accurato recupero ambientale, volto a restituire alla montagna una morfologia naturale e a favorire la rinascita della biodiversità. Il processo di ripristino si articola in tre fasi: riprofilatura delle scarpate con inclinazioni comprese tra 30 e 35°, riporto di terreno vegetale proveniente dalla fase di scopertura di cava e successiva idrosemina o semina a spaglio. A distanza di due anni, si procede alla piantumazione di arbusti e alberi selezionati tra le specie autoctone previste dal progetto autorizzato. Il risultato è una ricostruzione di ambienti naturali a valenza ecologica e paesaggistica differenziata, dove la varietà dei microhabitat favorisce la proliferazione di numerose specie. Un patrimonio di biodiversità straordinario: dal 2018, grazie anche ai monitoraggi svolti nell’ambito dei progetti di ripristino ambientale, sono state censite 678 specie (231 piante, 8 funghi, 319 insetti, 37 altri invertebrati, 4 anfibi, 6 rettili, 64 uccelli e 9 mammiferi). Numeri che testimoniano la vitalità di un’area capace di evolversi e rigenerarsi, offrendo rifugio a specie rare e contribuendo al mantenimento della rete ecologica alpino-padana.

Un universo che rappresenta anche il punto di svolta del nostro percorso ad anello. Il ritorno è tra sentieri dolci e boschi e l’escursione termina a Brocchione, da dove eravamo partiti, lasciando la consapevolezza di come anche un tracciato di gara possa diventare un’esperienza di cammino lento, dove conta più ciò che si osserva che la velocità con cui si arriva. A proposito: volete sapere quanto hanno impiegato i 450 atleti che a inizio aprile si sono confrontati sui due tracciati della Linzone Trail? Tanto per dare l’idea su quello appena descritto, il percorso short, il vincitore, Paolo Poli, ha tagliato il traguardo dopo 1 ora 17 minuti e 5 secondi, mentre in campo femminile, Chiara Di Ceglie ha vinto in un’ora, 32 minuti e 28 secondi. Sul percorso lungo da 29 chilometri, Federico Zambelli ha dominato la competizione con il tempo di 2 ore e 40 minuti e 34 secondi, finendo sul podio più alto assieme a Elisa Pallini che non solo ha vinto la prova femminile, ma ha anche fissato il nuovo record del tracciato in 3 ore e 10 minuti e 25 secondi. Difficile eguagliarli. Meglio «accontentarsi» – ed è già molto – della natura e dei panorami.

Linzone Trail, ph. Cristian Riva
© RIPRODUZIONE RISERVATA