Laureato presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, dove insegna progettazione architettonica dal 2008 al 2011. Dal 1999 è autore di progetti di architettura, fotografia e comunicazione visiva per aziende e istituzioni pubbliche e private, ricevendo premi a concorsi nazionali e internazionali. Nel 2002 fonda new landscapes (<a href="http://www.newlandscapes.org/">www.newlandscapes.org</a>), studio di progettazione all’interno del quale sono state condotti progetti e ricerche sul rapporto tra l’uomo e l’ambiente, sulla percezione e la valorizzazione dell’immagine e dell’identità del paesaggio contemporaneo e sulla promozione di nuove forme di conoscenza e partecipazione. Dal 2016 è direttore della rivista di architettura e paesaggio Ark. È autore di oltre 50 pubblicazioni, tra libri, saggi e articoli specialistici sull’architettura, il paesaggio e la fotografia.
La Torre, l’ultima opera del comparto ad essere costruita, può essere considerata come il volume più iconico della Fondazione. Situata sul perimetro Nord del lotto e affacciata sullo scalo dismesso, il volume alto 60 metri emerge luminosa tra i bassi fabbricati del complesso e si fa carico dell’ormai consolidato ruolo di “landmark”, questa volta discreto benché le ampie superfici bianche potrebbero prestarsi a letture spettacolari. Alla sua estetica decisa corrisponde un’architettura che non si sottrare al dialogo con il contesto e metabolizza la complessità planimetrica dell’intero progetto. La “macchina per esporre” della Torre si sviluppa su una superficie di pavimento di circa 2000 metri quadrati; le sei gallerie che ne compongono la cavità, una per piano, hanno una pianta rettangolare o trapezoidale, hanno tre differenti esposizioni e la loro altezza interna varia da 2,7 fino a 8 metri, in ordine crescente dal basso verso l’alto, offrendo così condizioni espositive diversificate in relazione alle differenti tipologie delle opere e degli allestimenti. Questa modulazione planimetrica garantisce una differente fruizione dello spazio espositivo e una notevole varietà di punti di osservazione, sia dall’interno che dall’esterno, resa esplicita anche dall’impiego di un materiale, il calcestruzzo armato bianco, capace di costituire un legante, spaziale, morfologico, linguistico dotato di una sua specifica espressività e coerenza.