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Musicon, il quartiere che ha dato nuova armonia al cemento

30 Maggio 2022

La rigenerazione delle aree urbane periferiche è uno dei temi che tutte le grandi metropoli globali stanno affrontando per entrare in una nuova fase. Non ci si può permettere che a pochi chilometri dalle scintillanti vie del turismo internazionale e dello shopping, dai quartieri residenziali storici della classe medio-alta ci siano aree che ricordano un fosco passato industriale o di fallimentari progetti grandiosi di urbanizzazione che hanno aggravato i problemi che si proponevano di superare. Anche oggi in alcuni casi sono le città a intraprendere piani grandiosi, rigidamente centralizzati e con una timeline che si vorrebbe rigorosa e che invece spesso, per intoppi burocratici o altro, sfora, causando disagi ai residenti e alla viabilità. Oppure accade che sia un grande gruppo immobiliare a iniziare un progetto trasformativo che però spesso porta il quartiere a perdere la propria fisionomia originaria. E magari a far fuggire i residenti di vecchia data, che non possono più permettersi di risiedervi o che preferiscono capitalizzare per acquistare alloggi più grandi.

Il caso del quartiere Musicon di Roskilde, in Danimarca, è molto diverso dai casi citati prima. Nella cittadina di 51 mila abitanti che si trova a ovest di Copenhagen, a soli 30 km di distanza, i turisti venivano fino alla fine degli anni ’90 per ammirare la cattedrale gotica risalente al tredicesimo secolo o per andare al Roskilde Festival, un evento musicale creato da due studenti nel 1971 che attira a cavallo tra giugno e luglio una media di centomila persone nel giro di quattro serate. Queste attrazioni restano, ma ora si può anche venire ad ammirare quello che è un vero e proprio tempio dell’economia circolare. Il quartiere Musicon, appunto.

Quartiere Musicon, Roskilde, Danimarca.
Quartiere Musicon, Roskilde, Danimarca.

L’area prende il nome dall’impianto cementifero di Unicon, dismesso alla fine degli anni ’90. Anziché optare per una fragorosa demolizione che cancellasse quell’eredità industriale, nel 2008 la municipalità ha deciso invece di procedere con un intervento che preservasse la struttura principale attorno a cui reimmaginare l’intera zona, rimuovendo soltanto gli edifici inutilizzabili e iniziando la sua trasformazione in quartiere culturale. La superficie interessata dall’intervento misura circa 250 mila metri quadrati, pari a quaranta campi da calcio, mentre l’edificio principale è di circa 15 mila metri quadrati. Il visitatore che si trova nell’area, raggiungibile a piedi dalla stazione ferroviaria in circa 12 minuti, può subito notare la presenza di molte panchine realizzate utilizzando proprio il cemento. Il selciato stesso è realizzato con il materiale di risulta e ci sono cartelli che indicano che comunque si tratta di materiale che sarebbe meglio non toccare a mani nude. Il progetto più ambizioso per quanto riguarda il riutilizzo del cemento è senza dubbio lo skate park, collocato sopra un parcheggio e accanto a un giardino: il caratteristico colore dà subito all’occhio e regala all’area una nota di arte sperimentale, che del resto dovrebbe essere la cifra di un quartiere che sin dalle origini si candidava a diventare un hub per creativi d’ogni genere.

Quartiere Musicon, Roskilde, Danimarca.
Skate park, Musicon, Roskilde, Danimarca.

Non è un caso che proprio nell’area si trovi anche il Ragnarok Museum: inaugurato nel 2016 alla presenza del principe ereditario di Danimarca, è dedicato alla musica dagli anni ’50 agli anni ’80, descrivendo anche la vita delle comunità giovani che ascoltavano gli artisti dell’epoca. La struttura, ospitata in un edificio progettato dallo studio architettonico olandese MVRDV insieme con gli omologhi danesi di COBE, ha una superficie dorata che la fa risaltare in mezzo ai toni del grigio e la rende luminosa anche di notte.

Quando il progetto sarà completato, ospiterà anche circa mille alloggi, dedicati sia al social housing che alla vendita, per favorire l’afflusso di artisti dal resto della Danimarca e dall’Europa. All’interno del quartiere si trova inoltre un birrificio artigianale, una scuola superiore dedicata al Festival di Roskilde e un teatro dedicato alla danza.

Ragnarok Museum, Musicon, Roskilde, Danimarca.
Ragnarok Museum, Musicon, Roskilde, Danimarca.

Non solo: il materiale non ancora utilizzato viene accumulato in una banca. Così, qualora qualche associazione avesse dei progetti a riguardo, potrebbe utilizzare quelli che fino a poco tempo prima erano solo rifiuti edilizi per costruire nuovi edifici. La scommessa è che si possa creare un mercato legato all’economia circolare del cemento per favorire anche altrove il suo riutilizzo.

Senza questa idea, secondo uno studio, le cave di ghiaia presenti nella regione danese dell’Hovedstaden, dove si trova la capitale Copenhagen, si esaurirebbero entro il 2027, data la crescente domanda di pietrisco per l’edilizia. Musicon dimostra quindi che non è il destino di tutti i detriti finire sepolti in una buca o essere spianati sotto il manto stradale: possono facilmente trovare una nuova vita. Secondo uno studio su sedici casi a campione, in Danimarca il riutilizzo del materiale conviene anche a chi già possiede una casa, rendendo più allettante l’ipotesi di una ristrutturazione per trovare un maggiore efficientamento energetico.

Il quartiere fa parte di una rete europea dedicata alla sostenibilità e all’economia circolare intitolata Cityloops: letteralmente, città in circolo. Il progetto è stato finanziato dall’Unione Europea attraverso il programma Horizon 2020 con soli 12 milioni di euro e l’ambizioso obiettivo di creare una pianificazione urbana che avesse come parte integrante del suo funzionamento proprio l’economia circolare.

La rete comprende, oltre a Roskilde, altri sei centri urbani: Siviglia in Spagna, Porto in Portogallo, Mikkeli in Finlandia, Bodo in Norvegia, Apeldoorn nei Paesi Bassi e infine Høje-Taastrup, sempre in Danimarca.

Skate park, Musicon, Roskilde, Danimarca.
Skate park, Musicon, Roskilde, Danimarca.

Per fare alcuni esempi, a Siviglia oltre ai rifiuti edilizi si punta anche a implementare il risparmio idrico e a migliorare il riciclaggio dei rifiuti organici, al momento riciclati soltanto al 5%. A Porto, invece, al centro c’è tutto ciò che riguarda il cibo: modi migliori per non sprecarlo, per donarlo più facilmente e rendere più semplice i processi per chi, semplice cittadino, impresa o ente pubblico lo volesse fare. Mentre ad Apeldoorn non c’è un quartiere da rinnovare, ma una strada da creare in modo sostenibile, ovviamente riutilizzando il materiale edilizio di risulta. Secondo Tor Gausemel Kristensens, leader norvegese del progetto, le città di questo tipo porranno specifiche condizioni anche ai contractor del settore delle costruzioni: «Dovranno prevenire lo spreco di rifiuti, riutilizzando quanto più possibile il cemento di risulta e utilizzando macchinari a emissioni zero» dice Kristensen. Questo, messo nero su bianco, spingerà le imprese a essere sempre più trasparenti sulle loro pratiche sostenibili per ottenere maggiori commesse. E salvaguardare sia l’ambiente che il profitto.

Qualora questo modello venisse implementato anche nel resto d’Europa, secondo il project manager generale Simon Clement, non solo si risparmierebbe nell’acquisto di materiali da costruzione, sempre più costosi per la crescente domanda da parte del settore, ma si metterebbe in atto anche un processo in cui i volumi edilizi, qualora facessero parte di complessi non più utilizzabili, non costituirebbero a lungo degli sfregi al tessuto urbano, ma verrebbero invece reimpiegati per creare qualcosa di nuovo e attrattivo. Afferma Clement: «Molto di quello di cui abbiamo discusso e che abbiamo attuato richiede un nuovo set di competenze, che siano soft skills o competenze più hard. Dobbiamo far sì quindi che questa conoscenza si diffonda il più possibile per far sì che sempre più città adottino questo sistema di riciclaggio integrale del materiale edilizio». Proprio com’è successo a Musicon, a pochi chilometri da Copenhagen, dove dal 1971 si ascolta buona musica e da qualche anno si impara anche come costruire in modo più sostenibile per l’ambiente e per il portafoglio di privati, aziende e istituzioni, ripopolando un’area che poteva diventare l’ennesimo quartiere ai margini e che invece è diventato un modello a livello europeo.

Quartiere Musicon, Roskilde, Danimarca.
Quartiere Musicon, Roskilde, Danimarca.

E in Italia? Secondo il rapporto di Federbeton (la filiera che riunisce i produttori di cemento e calcestruzzo) presentato a fine 2021, in Italia manca una strategia complessiva dell’utilizzo di materiali di risulta e al netto di singoli episodi (che comunque esistono e sono importanti), l’esempio europeo deve indurre un cambiamento anche per quanto riguarda il settore nazionale del cemento, prendendo spunto dai casi migliori su scala continentale.