Giornalista professionista freelance, è laureata in Filosofia Teoretica all’Università Statale di Milano. Dopo aver esordito con collaborazioni per il Sole24Ore (Casa24) e il mensile Elle, attualmente scrive on&off line per testate nazionali ed estere centrando la sua indagine su design e architettura con particolare attenzione alla sostenibilità, Nuovo Umanesimo ed economia circolare. Pur viaggiando molto mantiene casa e cuore a Milano, la capitale del design che ha eletto a propria patria dopo aver vissuto a Londra per qualche tempo.
La sostenibilità è la cifra distintiva dell’agire europeo: lo dice la Commissione Europea
«La transizione verso la neutralità climatica offrirà opportunità significative, ad esempio un potenziale di crescita economica, di nuovi modelli di business e mercati, di nuovi posti di lavoro e sviluppo tecnologico».
Con queste parole nel dicembre 2019 il Consiglio Europeo esplicitava le aspettative sul Green Deal appena approvato dalla Commissione europea, ovvero il pacchetto di iniziative strategiche che delineando le linee generali dell’azione che l’Europa da allora si è risolta ad intraprendere mirava ad avviare l’UE sulla strada di una transizione verde, con l’obiettivo ultimo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Saldare il concetto di sostenibilità ambientale con quello di sostenibilità economica e sociale è da allora “marchio di fabbrica” dell’Unione Europea, come ben spiega Massimo Gaudina, Capo della Rappresentanza della Commissione europea a Milano e portavoce della Commissione Von der Leyen nel Nord Italia, che ricorda come la Presidente della Commissione europea, nel discorso sullo Stato dell’Unione a ottobre 2022, ha proposto di inserire la Solidarietà Intergenerazionale, concetto chiave nella definizione di Sostenibilità data dalle Nazioni Unite, all’interno dei trattati europei. Una decisione volta ad assicurare una base giuridica forte in materia di sostenibilità per le azioni future degli stati membri dell’Unione e un atto di chiara continuità con la risoluzione presa nel 2019.
«Il Green Deal è la nostra tabella di marcia per rendere sostenibile l’economia dell’UE e lo realizzeremo pienamente solo trasformando le sfide climatiche e ambientali in opportunità in tutti i settori, rendendo la transizione giusta e inclusiva per l’interna società. L’obiettivo dell’Europa è quello di diventare il primo continente al mondo a impatto climatico zero e vuole farlo entro una data precisa: il 2050» spiega il dottor Gaudina. «Già adesso l’UE è un leader mondiale nella lotta ai cambiamenti climatici: tra il 1990 e il 2018 le emissioni di gas a effetto serra sono diminuite del 23 %, mentre l’economia è cresciuta del 61 % dimostrando con i fatti come sia possibile diminuire le emissioni inquinati senza compromettere lo sviluppo economico ma anzi, fornendo nuovi stimoli alla crescita».
Nel luglio 2021 la Commissione, per dare attuazione agli obiettivi del Green Deal, ha presentato il pacchetto legislativo “Pronti per il 55%” (ovvero “Fit for 55“) con lo scopo di ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e prevedendo in questo modo di creare le condizioni sia per nuove opportunità per l’innovazione, gli investimenti e l’occupazione, sia per migliorare la salute e il benessere dei propri cittadini. È notizia di pochi giorni fa la volontà di aumentare l’obiettivo di riduzione delle emissioni per i settori dei trasporti, dell’edilizia, dei rifiuti e dell’agricoltura dal 29% al 40% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005. Gli obiettivi aggiornati di riduzione delle emissioni per gli Stati membri varierebbero così dal -10% al -50% rispetto al 2005 e si tradurranno in un’ulteriore convergenza delle emissioni pro capite degli Stati membri nel 2030.
Accanto al “Fit for 55” infine, a causa della nuova situazione geopolitica e del mercato dell’energia condizionati dall’invasione russa dell’Ucraina, la Commissione ha varato REPowerEU per rendere l’Europa indipendente dai combustibili fossili russi ben prima del 2030 grazie alla diversificazione delle forniture energetiche, una forte promozione dell’energia pulita e spingendo per politiche di risparmio energetico basate sulla collaborazione e le buone pratiche dei cittadini di tutta l’Unione.
Quali sono le principali politiche attive, i progetti e le risorse che l’UE sta mettendo in campo per la transizione ecologica?
«Le politiche oggi varate dalla UE per la transizione ecologica sono numerose e molto articolate, investendo potenzialmente tutti i settori e gli ambiti dell’Unione a diversi livelli. Penso per esempio al progetto “100 città” rivolto alle le città europee e ideato per creare città intelligenti e a impatto climatico zero entro il 2030, ben 20 anni prima del resto d’Europa.
A fine aprile 2022 la Commissione europea ha annunciato le 100 città dell’UE che parteciperanno alla missione per le città, il progetto che prevede lo stanziamento di 360 milioni di euro di finanziamenti per il periodo 2022-2023 destinati ad avviare i percorsi di innovazione verso la neutralità climatica entro il 2030. I fondi sono erogati dal piano strategico Orizzonte Europa, il principale programma di finanziamento dell’UE per la ricerca e l’innovazione che con 95 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 offre nuove opportunità per trovare soluzioni alle sfide globali, dalla salute al cambiamento climatico, rafforzando la competitività e la crescita di tutta l’UE. Le azioni di ricerca e innovazione del progetto “100 città”, in particolare, riguardano la mobilità pulita, l’efficienza energetica e l’urbanistica verde e offriranno la possibilità di realizzare iniziative comuni e potenziare le collaborazioni in sinergia con altri programmi dell’UE.
Tra le città selezionate ben 9 sono italiane: Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino. Assieme alle altre 91 selezionate le partecipanti sono state invitate a redigere “contratti cittadini per il clima”, che coinvolgano i cittadini, gli organismi di ricerca e il settore privato, comprendendo un piano globale per la neutralità climatica in tutti i settori, per esempio l’energia, l’edilizia, la gestione dei rifiuti e i trasporti, completi di piani di investimento.
Altra azione messa in campo della politica europea è il nuovo Bauhaus europeo, che potremmo definire il Green Deal applicato agli spazi abitativi, la sua dimensione culturale e creativa che chiama in causa accanto alla sostenibilità anche principi fondamentali quali inclusione ed estetica. Non derubricabile come mero progetto ambientale o economico, il nuovo Bauhaus è un progetto culturale che coinvolge i cittadini nella transizione verde a livello locale e sta diventando realtà portando gli ambiziosi obiettivi del Green Deal europeo negli spazi, nelle città e nelle case in cui viviamo anche grazie ai tanti finanziamenti europei tra cui figurano anche progetti dedicati per comuni di piccole e medie dimensioni.
Nato da un’idea della Presidente Von der Leyen e lanciato a fine 2020 per favorire il lavoro in sinergia di artisti, ingegneri e architetti sui temi dell’inclusione, della sostenibilità e dell’estetica, il nuovo Bauhaus europeo lavora in un’ottica tipica dei movimenti culturali e come tale non può nascere da un’istituzione pubblica ma soltanto dal basso, grazie alle idee e la creatività di chi lavora quotidianamente nella cultura, nell’architettura, nel design e nella scienza. Come ha dichiarato la Commissaria per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e i giovani, Mariya Gabriel “Il nuovo Bauhaus europeo è realizzato da ogni cittadino, per ogni cittadino”. Uno spazio creativo comune in cui architetti, artisti, studenti, ingegneri e progettisti possono lavorare insieme per realizzare un’ondata di ristrutturazioni in tutta Europa rendendo l’Unione europea leader dell’economia circolare.
Per finanziare i progetti del nuovo Bauhaus europeo i programmi dell’UE per il periodo 2021-2022 stanziano fondi per circa 85 milioni di euro. Molti altri programmi dell’UE integrano il nuovo Bauhaus come elemento di contesto o prioritario, senza un bilancio specifico predefinito. I finanziamenti provengono da diversi programmi dell’UE, tra cui il già citato programma Orizzonte Europa per la ricerca e l’innovazione (in particolare le missioni di Orizzonte Europa), il programma LIFE per l’ambiente e l’azione per il clima nonché il Fondo europeo di sviluppo regionale. In aggiunta, la Commissione invita gli Stati membri a tenere conto dei valori fondamentali del nuovo Bauhaus europeo nelle proprie strategie per lo sviluppo territoriale e socioeconomico e ad avvalersi delle componenti pertinenti dei loro piani per la ripresa e la resilienza, nonché dei programmi della politica di coesione, per costruire un futuro migliore per tutti. Mi preme a questo riguardo segnalare anche la “New European Bauhaus Academy for sustainable construction”, che si focalizzerà principalmente su ricerca, innovazione e sulle capacità che la tradizione verde richiede, soprattutto nel campo delle costruzioni. Come primo passo offriremo corsi on line sui materiali bio-based da costruzione e con Horizon Europe lanceremo una call da 10 milioni di euro per progetti con questi materiali.
Possiamo certamente affermare che il Green Deal rappresenti la cornice progettuale entro cui si muovono tutte queste diverse iniziative della Commissione europea in ambito di sostenibilità ma in Italia possiamo annoverare anche le azioni in capo al PNRR, ovvero il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che funziona da acceleratore per il Green Deal.
Completamente finanziato dai fondi europei dal NextGenerationEurope, il PNRR è gestito a livello nazionale e regionale in base a un piano nazionale italiano approvato nel 2021 dalla UE che dura fino 2026 con fondi per 200 miliardi erogati a rate ogni 6 mesi in base al noto vincolo per cui il Paese Italia deve rispettare il calendario degli obiettivi intermedi, targets e milestones condivisi con l’EU. Aiutare l’Italia a realizzare la transizione verde, ecologica e inclusiva favorendo l’economia circolare, lo sviluppo di fonti di energia rinnovabile e un’agricoltura più sostenibile è una delle sei missioni del Piano italiano e per questa sono stati destinati 59,46 miliardi di euro, il 31,05 % dell’importo totale del PNRR.
Tra gli investimenti mi preme sottolineare quelli per la riqualificazione di 14 città metropolitane, per migliorare il benessere dei cittadini, anche attraverso lo sviluppo di 6.600 ettari di foreste urbane. La ristrutturazione di circa 50.000 edifici all’anno grazie a Ecobonus e Sismabonus fino al 110%, lo sviluppo economico e sociale dei tanti piccoli Borghi italiani, sviluppando un modello per orientare il turismo verso flussi più sostenibili promuovendo le visite verso luoghi meno conosciuti. Il finanziamento della ristrutturazione energetica e sismica degli edifici residenziali, compresa l’edilizia sociale, per favorire le riqualificazioni profonde e la trasformazione in “edifici ad energia quasi zero” (nZEB) del parco immobiliare nazionale. La promozione di ecosistemi per l’innovazione al Sud in contesti urbani marginalizzati. La ristrutturazione degli edifici pubblici e la riqualificazione delle aree degradate per dare una nuova vita alle città.
Infine, vorrei menzionare Green Capital Award, Green Leaf Award e Green City Accord, quali ulteriori iniziative della Commissione per incoraggiare le città ad affrontare i problemi legati all’inquinamento ambientale nelle aree urbane, scelte oggi dal 70% degli europei e dove annualmente si verificano 300.000 morti premature causate da polveri sottili.
Il Green Capital Award premia gli sforzi delle autorità locali per il miglioramento dell’ambiente e quindi dell’economia e della qualità della vita nelle città. Il premio viene assegnato ogni anno a una città che è all’avanguardia nella vita urbana rispettosa dell’ambiente. Cagliari è stata finalista per il premio 2024. Il Green Leaf Award riconosce l’impegno sostenibile delle piccole città (da 20.000 a 99.999 abitanti) “ambasciatrici verdi” che con le loro azioni invitano a rafforzare la consapevolezza e il coinvolgimento ambientale dei cittadini in tema ambientale. Treviso è stata finalista per il premio 2022. Il Green City Accord è un patto con cui le città si impegnano ad affrontare cinque aree della gestione ambientale: aria, acqua, natura e biodiversità, economia circolare e rifiuti e rumore.
Per finanziare gli obiettivi identificati con il Green Deal europeo e le conseguenti azioni derivanti da esso è stato destinato alla transizione verde un terzo del bilancio settennale ordinario dell’Unione Europea, che è pari oggi a 1.070 miliardi di euro, e a questo si sono aggiunti un terzo dei 1.800 miliardi di euro di investimenti del piano straordinario per la ripresa di NextGenerationEU.
Mettendo insieme queste due voci arriviamo a 600 miliardi, una cifra che esprime chiaramente la serietà e la convinzione con cui l’Europa sta perseguendo la transizione verde e come la sostenibilità rappresenti davvero la priorità numero uno per la Commissione Europea che sta ipotizzando, alla luce dell’attuale congiuntura storica, di aumentare ancora i fondi da allocare in questa direzione».
Entrando nello specifico del mondo delle costruzioni: come si stanno organizzando le aziende di questa filiera? Quali sono i rapporti tra l’EU e il settore dell’edilizia?
«Con il sostegno della Commissione, il settore delle costruzioni ha avviato nell’ambito del patto per le competenze un partenariato volto a migliorare le competenze e a riqualificare nei prossimi cinque anni almeno il 25% della forza lavoro del settore edile, pari a 3 milioni di lavoratori. Il partenariato vuole garantire che il settore delle costruzioni si mantenga al passo con le transizioni verde e digitale e consegua gli obiettivi stabiliti nell’ondata di ristrutturazioni dell’UE, la “Renovation wave”, concentrandosi sulle competenze in settori quali l’efficienza energetica, l’economia circolare e la digitalizzazione. Lanciata nel 2020 con l’obiettivo di raddoppiare i tassi di ristrutturazione nei prossimi dieci anni riducendo il consumo di energia e risorse negli edifici, la misura “Renovation wave” intende migliorare la qualità della vita delle persone che vi abitano e li usano, diminuire le emissioni di gas serra rilasciate in Europa, rafforzando la digitalizzazione e intensificando il riutilizzo e il riciclaggio dei materiali. Le stime parlano di 35 milioni di edifici ristrutturati entro il 2030 e fino a 160.000 nuovi posti di lavoro verdi creati nel settore edile. Molti progetti sono supportati anche nell’ambito del programma di ricerca e innovazione Horizon Europe.
L’obiettivo dell’azione europea nel settore delle costruzioni è mobilitare risorse e incentivare le parti interessate a intraprendere azioni concrete per riqualificare i lavoratori e migliorarne le competenze, condividendo gli sforzi e istituendo partenariati a sostegno delle transizioni verde e digitale e di strategie di crescita locali e regionali. Come ha detto Thierry Breton, Commissario per il Mercato interno, “Il settore delle costruzioni è una risorsa economica e sociale fondamentale per le comunità locali delle regioni e delle città europee. Il partenariato per le competenze con il settore edile offrirà migliori opportunità per l’apprendimento permanente, la carriera e le pratiche di lavoro digitali. Sebbene la ristrutturazione e la decarbonizzazione del parco immobiliare europeo rappresentino una grande sfida, questo partenariato consentirà a tutti di cogliere le opportunità commerciali offerte dal processo”.
Il 2023 sarà l’Anno Europeo delle Competenze, e come ha sottolineato Nicolas Schmit, Commissario per il Lavoro e i diritti sociali, “Il settore edile si basa su persone ben formate. Le nuove tecnologie e gli obiettivi climatici impongono ai lavoratori di apprendere e acquisire nuove competenze o di aggiornarle”. Per coadiuvare i lavoratori del settore edile l’Europa quindi investirà e chiederà di investire in continui aggiornamenti anche in capo dell’edilizia e dell’ambiente con un monitoraggio costante. Oggi il partenariato promosso dalla Commissione fa parte del più ampio patto dell’UE per le competenze nell’ambito dell’agenda per l’Europa e ci sentiamo di consigliare di restare aggiornati sulle opportunità già in essere e sulle future seguendo i canali ufficiali. On line si trova praticamente tutto».
Come è possibile contattarvi per avere informazioni utili, spiegazioni e aiuto per orientarsi tra le possibili scelte da compiere? A chi ci si deve rivolgere?
Per avere informazioni di carattere generale, consigliamo di visionare le pagine web della Commissione europea che spesso sono tradotte anche in lingua italiana. Sul Green Deal europeo e tutti i suoi aggiornamenti: Un Green Deal europeo | Commissione europea (europa.eu) La Rappresentanza a Milano della Commissione europea è contattabile per informazioni di carattere generale al seguente indirizzo: COMM-REP-MIL@ec.europa.eu
In tutta Italia sono presenti i centri EUROPE DIRECT che contribuiscono ad avvicinare l’Europa alle persone e promuovono il coinvolgimento dei cittadini nel dibattito sul futuro dell’UE. I centri rispondono a domande sulle politiche, sui programmi e sulle priorità dell’UE. Il personale dei centri interagisce con i cittadini e le parti interessate in modo proattivo e su base continuativa per assicurare un maggiore senso di appartenenza del progetto europeo. Per trovare il centro più vicino: Trova un centro UE vicino a te in Italia (europa.eu)
Segnaliamo anche APRE – Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea che ha l’obiettivo di sostenere e agevolare la partecipazione italiana ai Programmi per il finanziamento di ricerca e innovazione (R&I) dell’Unione europea, attraverso servizi di informazione, formazione e assistenza. Il contatto email: segreteria@apre.it
Per avere maggiori informazioni sul Nuovo Bauhaus europeo infine, il punto di contatto nazionale è il Ministero della cultura: National Contact Points (europa.eu)