Enrico Ratto è nato a Genova nel 1980. Laureato in Sociologia presso l'Università Milano - Bicocca, da vent'anni affianca l'attività giornalistica a quella di imprenditore. Nel 2014 fonda il magazine Maledetti Fotografi, dove pubblica, in cinque anni, cento interviste con i più grandi autori italiani e internazionali. Scrive di fotografia con il magazine Il Fotografo. Collabora regolarmente sui temi di architettura, design e urbanistica con Rivista Studio. Vive tra la Liguria e il sud della Francia.
Quando ha dovuto costruire la propria casa, l’edificio più sperimentale che avesse in mente, un parallelepipedo affacciato sul Mediterraneo, la designer Eileen Gray non ha avuto dubbi sul materiale che avrebbe utilizzato per assorbire tutta la luce che entrava riflessa dal mare: il cemento. Questa storia spiega molte cose sul rapporto tra le donne e il cemento: un materiale puro, una pietra – nonostante l’etimologia – per niente grezza che, se utilizzata per mano femminile, è stata molto invidiata dagli uomini. In questo caso, da Le Corbusier. Usare il cemento diventa una dichiarazione, un manifesto, l’elemento in grado di definire un’epoca. Chi si è confrontato con questo materiale lo ha sempre fatto con il sostegno di una forte concettualità e mosso dalla necessità di affermarla.
È proprio Eileen Gray che, all’inizio del secolo scorso, scrive con il cemento il proprio manifesto per dare una scossa allo status quo di un’architettura eccessivamente decorativa. Designer irlandese, origini aristocratiche, ribelle e pioniera del movimento moderno, decise di costruire la sua villa sul tratto di costa francese di Roquebrune Cap-Martin. Un parallelepipedo, appunto, dove tutto era funzione. La storia della Villa E-1027, questo il nome dell’edificio – da una combinazione delle iniziali di Eileen Gray e del marito Jean Badovici – è stata travagliata, soprattutto a causa di un uomo di nome Charles-Édouard Jeanneret-Gris, Le Corbusier. L’architetto franco-svizzero, da sempre ammirato – al limite dell’invidia, probabilmente – per quelle intuizioni “moderne” che lui ancora non aveva formalizzato, trascorre molte estati accanto alla Villa E-1027. Nel frattempo, “imbratta” con una serie di dipinti – allusivi, tra le altre cose, alla bisessualità di Eileen Gray – la purezza di quelle pareti. La designer non riconosce più i principi su cui aveva costruito la sua “E-1027”, in quanto a causa di tutto quel colore il cemento bianco non era più in grado di assorbire e restituire la luce del Mediterraneo, e abbandona per sempre la Villa.