Diplomato di Ragioneria Informatica, attualmente ricopre la carica di Responsabile Funzione Coordinamento Partecipate e Pianificazione di Heidelberg Materials Italia Calcestruzzi e Amministratore Unico di Cava Nord. È entrato in azienda nel 1992 percorrendo la carriera nella direzione operativa/amministrativa: prima nel Controllo di Gestione divenendo responsabile Italia per i business calcestruzzo e aggregati, occupandosi di implementazioni a vari livelli e responsabilità di sistemi a supporto dei business, per poi supportare la Direzione Generale su vari progetti di efficientamento, tra i quali il progetto della “Remotizzazione”. Si occupa, inoltre, di coordinare le partecipate e la pianificazione dei business calcestruzzo e aggregati. È Consigliere dell’associazione Anepla (Associazione Nazionale Estrattori Lapidei e Affini) di Confindustria. È Amministratore Delegato di Cava Capannelle srl (BG).
L’economia circolare passa anche dal calcestruzzo: un’alternativa possibile ma ancora poco percorsa
Il calcestruzzo è un materiale chiave per il settore edile e delle costruzioni. La sua produzione però richiede un impiego importante di risorse naturali, in particolare sabbia e ghiaia, la cui estrazione ha importanti ricadute anche sul piano ambientale. L’industria delle costruzioni è alla costante ricerca di soluzioni per ridurre gli impatti ambientali e un’alternativa dall’alto potenziale è quella di utilizzare aggregati riciclati nella produzione di calcestruzzo.
L’industria dei rifiuti da costruzione
Un obiettivo della transizione ecologica è quello di trasformare i rifiuti in risorse da poter riutilizzare nei cicli produttivi, in un’ottica di economia circolare. Gli aggregati riciclati sono una via ancora poco esplorata, perlomeno in Italia, ma promettente. Secondo i dati della Commissione europea (2024) alcuni Paesi europei hanno tassi di recupero di rifiuti da costruzione e demolizione superiori al 90%, invece l’Italia si ferma al 10%. A confermare che questa pratica è ancora poco diffusa in Italia sono i dati che si leggono nel Rapporto di Sostenibilità (2024) di Federbeton (Federazione di settore per la filiera del cemento, del calcestruzzo e dei materiali di base): il tasso di sostituzione degli aggregati naturali con quelli di recupero e con i sottoprodotti è del 2,5%. Se si considera il tasso di utilizzo dei soli aggregati recuperati (riciclati e industriali), il valore 2024 è pari a 0,58% (+ 0,12 punti percentuali rispetto al 2023).

Cosa sono gli aggregati riciclati
Gli aggregati riciclati, derivati da materiali di scarto come le scorie di altoforno e i rifiuti da demolizione, sono una valida alternativa agli aggregati naturali, e contribuiscono a conservare le risorse naturali, riducendo la quantità di rifiuti destinati alle discariche e promuovendo un’economia circolare.
Ci sono tre diverse tipologie di aggregati:
- Aggregato naturale: aggregato di origine minerale, sottoposto unicamente a lavorazione meccanica.
- Aggregato artificiale: aggregato di origine minerale derivante da recupero di processi industriali.
- Aggregato riciclato: aggregato risultante dalla lavorazione di materiale inorganico precedentemente utilizzato in edilizia (UNI EN 12620). Principalmente, l’aggregato riciclato grosso proviene da attività di costruzione e demolizione (C&D) di edifici, ristrutturazioni e lavori stradali ed è quindi costituito da una moltitudine di materiali e impurità che devono essere rimossi durante il processo di selezione.
Le potenzialità di riciclo dei rifiuti inerti, soprattutto dei materiali da costruzione e demolizione, sono estremamente interessanti per il settore del calcestruzzo preconfezionato – si legge nel report di sostenibilità di Federbeton –, ma le caratteristiche attuali di tali rifiuti e le pratiche applicate alla lavorazione e al tipo di demolizione, ancora troppo poco selettiva, ne limitano fortemente la qualità e le caratteristiche tecniche.
L’acquisizione di Cava Nord
L’azienda Heidelberg Materials sta da tempo esplorando questa via, in particolare, con l’avvio della produzione di aggregati riciclati tramite il recupero e la valorizzazione dei rifiuti da costruzione e demolizione. Basti pensare che in Italia ci sono 81 milioni di tonnellate di materiali da demolizione, 44 milioni sono al Nord e 16 milioni li produce la sola Lombardia. Il mercato lombardo è quindi una piazza dove questo materiale prospera.
Il punto è che non è disponibile nella qualità desiderata – come emerge dall’analisi di Federbeton – e solo impianti specifici di trattamento e frantumazione del rifiuto sono in grado di conferirgli le qualità corrette.
In tal senso la recente acquisizione della Cava Nord, a Paderno Dugnano (MI), da parte di Heidelberg Materials Calcestruzzi Italia rappresenta un asset strategico per il gruppo, forte di un mercato alimentato da clienti nell’area del milanese. Cava Nord è il primo impianto di nostra proprietà per la produzione di aggregati riciclati, di qualità, destinati ai nostri impianti di calcestruzzo. Questo impianto – oltre a ricevere materiali da demolizione – è all’avanguardia per la selezione, frantumazione e ottenimento di determinate granulometrie per produrre un materiale realmente sostitutivo dell’aggregato naturale nelle miscele di calcestruzzo.

Grassobbio “alter ego” bergamasco
“Alter ego” bergamasco, anche se in forma ridotta, della cava milanese, è Cava delle Capannelle Srl, nei pressi di Grassobbio. La principale attività che svolgiamo lì è quella di ricevere e stoccare i rifiuti da demolizione, che i clienti ci consegnano. Viene fatta anche attività di frantumazione, siamo però nella fascia basica: produciamo materiali per il consolidamento dei sottofondi stradali. L’obiettivo che ci siamo posti è quello di sfruttare le competenze che stiamo acquisendo con Cava Nord per trasferirle sul territorio bergamasco.
Nella produzione di cemento e calcestruzzo, gli aggregati naturali, quindi sabbia o ghiaia, vengono prelevati dalle cave con ingenti consumi di risorse naturali. Il valore aggiunto di sostituire aggregati naturali attraverso il recupero e il riciclo dei rifiuti da demolizione consente, da un lato, di diminuire lo sfruttamento di risorse del suolo, e dall’altro trasformare un rifiuto speciale non pericoloso in risorsa. In fase di produzione dei calcestruzzi l’aggregato riciclato viene poi unito al cemento, all’acqua e a eventuali additivi.
Aggregati di qualità
La produzione di calcestruzzo destinato alle applicazioni strutturali esige l’ottenimento di un aggregato riciclato che sia il più “raffinato” possibile. Il processo di demolizione deve essere quindi selettivo. Successivamente il rifiuto da demolizione, conferito all’impianto di Paderno Dugnano, viene frantumato, selezionato ulteriormente per togliere ogni impurità, come per esempio, plastiche e legno.
La direzione è quella di conseguire gli obiettivi di transizione energetica al 2030, ma dall’altra parte il raggiungimento di questo step vuol dire mettere a segno un risultato concreto in quel processo di ricerca e sviluppo – anche tramite il finanziamento a progetti universitari – nell’ottenimento di cementi e calcestruzzi sempre più sostenibili. E le premesse fanno bene sperare. In Italia la normativa prevede che possiamo sostituire fino al massimo del 30% degli aggregati grossi, ma anche a livello europeo ci si muove nella direzione di dimostrare che queste percentuali possono essere incrementate.
Le NTC 2018 (nuove norme sismiche per il calcolo strutturale) e la norma UNI 11104 regolano l’uso degli aggregati riciclati grossi nel calcestruzzo, stabilendo le percentuali massime di sostituzione in funzione della classe di resistenza del calcestruzzo e assicurando che rispettino standard di qualità e sicurezza.

Sfide e impegni
I Criteri Ambientali Minimi (CAM) hanno reso obbligatorio l’utilizzo di almeno il 5% di materie riciclate (sul secco), recuperate o di sottoprodotti, nelle strutture in calcestruzzo per gli appalti pubblici.
L’obiettivo delle norme è incentivare l’uso di materiali riciclati, riducendo così l’impatto ambientale della produzione di calcestruzzo; tuttavia, proprio perché provenienti da processi di riciclo, al fine di evitare utilizzi impropri, le stesse ne regolamentano l’uso in funzione della qualità del calcestruzzo e delle sue possibili applicazioni strutturali, a vantaggio della durabilità e della sicurezza del manufatto finale.
Qualche numero
Da gennaio a novembre 2025 abbiamo impiegato oltre 36.000 tonnellate di aggregati industriali, utilizzati per la produzione di 257.300 m3 di calcestruzzo (pari al 9% della produzione totale di calcestruzzo in Italia), e recuperato circa 15.800 tonnellate di aggregati riciclati, impiegati nel confezionamento di 87.800 m3 di calcestruzzo (che rappresenta il 3.1% della produzione totale di calcestruzzo in Italia).
L’uso di aggregati riciclati presenta alcune sfide, come la variabilità delle proprietà dei materiali riciclati e la necessità di una maggiore quantità di acqua per ottenere la stessa lavorabilità del calcestruzzo. Eseguiamo rigorosi controlli di qualità prima dell’impiego degli aggregati riciclati, come la valutazione dell’assorbimento d’acqua e della massa volumica dei granuli, per garantire la qualità del prodotto finale.
Certifichiamo la percentuale di materiale riciclato impiegato nei nostri calcestruzzi mediante EPD (Dichiarazione Ambientale di Prodotto), assicurando la trasparenza e la sostenibilità dei nostri prodotti.

L’importanza dalla ricerca
L’impiego di aggregati riciclati nel calcestruzzo è fortemente collegato alla realizzazione di edifici più sostenibili. La produzione di questi materiali richiede meno energia rispetto all’estrazione di nuovi aggregati, contribuendo così a una significativa riduzione delle emissioni di CO2.
Studi recenti condotti da diverse Università hanno dimostrato che le proprietà meccaniche e la durabilità del calcestruzzo prodotto con aggregati riciclati possono essere comparabili a quelle del calcestruzzo tradizionale.
Le Università di Cagliari e Brescia, con il supporto finanziario di Heidelberg Materials, stanno conducendo dottorati di ricerca focalizzati sugli aggregati riciclati e industriali. Questi programmi di dottorato mirano a sviluppare nuove tecnologie e metodologie per migliorare la qualità e l’efficienza degli aggregati riciclati utilizzati nel calcestruzzo, contribuendo così a costruzioni più sostenibili e innovative.
L’azienda già guardi avanti: un tema del futuro sarà trovare un equilibrio tra qualità della materia prima e costi di gestione logistici e di lavorazione. L’aggregato riciclato arriva al 100% da demolizioni e processi di rigenerazione urbana. Nel futuro si tenterà, laddove possibile, di riutilizzare i materiali da demolizione di qualità sottraendoli a un utilizzo “meno nobile” come i sottofondi stradali, impoverendo la filiera.
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