Siciliano, classe 1978. Dopo gli studi tecnici, il diploma e l’abilitazione da geometra, ha mosso i primi passi lavorativi, come tanti, in una piccola impresa di costruzioni. Per poi sognare – invero sin da subito – il grande balzo nella gestione integrata della filiera, con un occhio particolarmente attento al mondo che cambia e al dinamismo rapido del mercato. Eclettico pensatore e innovatore, dalla personalità umile ma decisa, forte fautore del ruolo centrale della risorsa umana, è pronto a nuove sfide con l’obiettivo della sostenibilità. Innamoratosi della Puglia, ha stabilito la sua Impresa nel florido tessuto produttivo di Gravina e più che dalla classica pubblicità preferisce che qualità e tempistica dei suoi prodotti ne anticipino il nome.
Da scarto a tesoro, i calcestruzzi eco-friendly del Farruggia Group radicati nella pietra di Puglia
«Cominciate col fare il necessario, poi ciò che possibile e all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile». Lo diceva Francesco d’Assisi ai suoi frati per illustrare loro il miracolo pratico della perseveranza; monito invero sempre attuale anche per i ritmi frenetici della vita moderna, suggerimento prezioso per chi parte da poco e sogna in grande.
E così questo consiglio non poteva certo cadere improduttivo nella florida Murgia tra Gravina e Altamura, dove nel celebre Granaio delle Puglie la terra offre non solo il pregiato frutto delle spighe, ma anche una solida parte di sé, il rinomato calcare, la pietra bianca di Puglia.
Questa terra che ha così tanto da dare, ma che richiede anche cure e attenzioni, ha incantato Vincenzo Farruggia, giovane geometra di origini siciliane che nel 2011 ha scelto Gravina per aprire la sua azienda nel campo delle energie rinnovabili, la Coedisol, e cogliendo in pieno la massima del Santo di Assisi ha saputo leggere i segni del tempo restando sempre sulla cresta dell’onda, giungendo ad allargare il suo business al campo delle costruzioni civili e industriali, alle opere stradali e al confezionamento di calcestruzzi, l’estrazione e la lavorazione di inerti pregiati. Da una a ben quattro realtà sotto il neonato marchio Farruggia Group, con un obiettivo ben chiaro in mente: creare risorse e opportunità nel florido settore edile nel pieno rispetto di quella terra che tanto ha generosamente dato. Così alla qualità del prodotto, alle tempistiche di certa realizzazione e alla professionalità delle risorse umane si associa un quarto tassello, il più importante, il più delicato. È infatti il tema della sostenibilità l’ingranaggio chiave del Gruppo Farruggia, il robusto collante che tiene insieme, oltre all’originaria Coedisol, anche la Mageste (attiva nel settore delle cave e dei calcestruzzi), la Eco Construction (cave e prodotti ecosostenibili) e la Lilimi (operante negli appalti pubblici e azienda qualificata Enel). Un caleidoscopio di realtà ancorate a un solido e strutturato ieri, proiettate verso un futuro ambizioso e convergente in quell’unico nucleo: Farruggia Group.
È stato l’intuito e l’accurata lettura del mercato a condurre una consolidata struttura del campo energetico sin nel cuore del settore edile; transizione, o forse meglio ampliamento, che ha portato però con sé l’aspetto cardine del know how di Vincenzo Farruggia: la piena compatibilità con l’ambiente.
Il core business del costituendo Farruggia Group è infatti in pieno ossequio alle politiche di eco-sostenibilità, che il suo fondatore persegue già prima che diventassero delle norme, assumendole come principi di buon senso. Sono tre i capisaldi che consentono una piena compatibilità ambientale:
- Sensibile riduzione delle risorse non rinnovabili;
- Minor consumo del territorio attraverso il riciclo delle materie prime;
- Sensibile riduzione dell’effetto serra con abbattimento dell’emissione di CO2 grazie a mezzi di ultima generazione.
Questi tre elementi altri non sono se non gli ingranaggi di una perfetta economia circolare sulla quale si basano i moderni canoni della sostenibilità e che in casa Farruggia Group sono letteralmente una regola di vita. Un fattore non certo scontato per un’attività produttiva, come la coltivazione di una cava, lavorazione e il trasporto di inerti per CLS, che nell’opinione pubblica non è certo identificata come amica dell’ambiente.
In contro tendenza con il sentir comune, invece, il Farruggia Group si sta proiettando verso il C.S.C. “Concrete Sustainability Council” ovvero l’approvvigionamento responsabile di tutta la filiera di produzione, dai requisiti alla gestione passando per la sostenibilità ambientale, sociale ed economica. In altri termini il sistema di produzione adottato consente di valutare gli impatti ambientali che potenzialmente possono derivare dalle fasi di creazione, utilizzo e smaltimento finale di nuovi prodotti e servizi, un modus operandi che proprio in virtù di questi concetti ha conseguito, unitamente al riconoscimento delle stellette del rating di legalità, le certificazioni ISO 9001:2015, ISO 14001:2015, SA 8000:2014, ISO 45001:2018, ISO 37001:2016; mentre sono in corso di accreditamento le ISO 14040 e 14044.
Elemento chiave del processo produttivo è l’adozione da parte del Farruggia Group del principio “fine vita mai” ovvero la gestione integrata e totale del materiale dalla sua estrazione sino al suo perfetto reinserimento nel ciclo. Così un inerte candidato a essere un ingombrante rifiuto diviene una vera e propria risorsa. Per tradurre in pratica questa sublime teoria, il Gruppo Farruggia adotta impianti di frantumazione mobili autorizzati per il recupero (R5) di rifiuti speciali non pericolosi, ai sensi dell’art. 208 comma 15 del Testo Unico Ambientale (152/2006) e ha condotto una profonda attività di revamping degli impianti esistenti (focalizzati sull’abbattimento delle polveri, il risparmio energetico e le minori emissioni di CO2). L’adozione di mulini di frantumazione mobili tipo Kleeman consente di riutilizzare i materiali esistenti, trasformandoli da rifiuto a risorsa, come auspicato dai Criteri Ambientali Minimi (CAM). È la materializzazione pratica del concetto di Economia Circolare: i materiali primari, giunti al termine della finestra utile di impiego, grazie al principio cardine di casa Farruggia Group, “fine vita mai”, riacquistano valore trasformandosi in materie prime secondarie di granulometria definibile in base alle esigenze della clientela, per un uso analogo e/o alternativo a quello originario. Un valore aggiunto che rende la produzione del Farruggia Group più artigianale che industriale, estremamente flessibile in funzione delle esigenze della clientela. Di conseguenza il materiale esistente è reintrodotto nel ciclo produttivo ed economico generando ulteriore valore in termini di riduzione dell’inquinamento, conservazione del sottosuolo, tutela e rispetto dell’ambiente, minor costo legato al trasporto e minore immissione di CO2; obiettivo, quest’ultimo, conseguito con l’adozione di mezzi di trasporto su gomma di ultima generazione, tutti EURO 6.
Con questi presupposti può dirsi quasi naturale la sinergia con altri tessuti produttivi del territorio che, sposando i medesimi principi, completano una filiera all’insegna dell’elevata qualità dei prodotti finiti e della loro completa sostenibilità. Stretto è per esempio il legame che unisce Farruggia Group con l’impianto Italcementi di Matera, non già per la limitata distanza spaziale (meno di 30 km, anche questo un fattore importante in chiave sostenibilità) quanto per la comunione d’intenti e di vision.
Il confezionamento di calcestruzzi rispettosi dei CAM, utilizzando il 10% di riciclato di alta qualità, è reso maggiormente amico dell’ecosistema grazie ai cementi della linea eco.build a bassa impronta ambientale e lavorati con materie prime secondarie provenienti da altri settori industriali. La scelta di materie prime iperperformanti e provenienti da filiere sicure e responsabili è un must aziendale sia in Farruggia Group che in Italcementi. In particolare il Farruggia Group confeziona i suoi calcestruzzi miscelando i suoi inerti selezionati con il cemento TERMOCEM 42,5 realizzato con una bassa percentuale di clinker e un alto contenuto di loppa granulata d’altoforno, materiale di risulta della produzione della ghisa negli impianti siderurgici di Taranto. Le alte resistenze meccaniche iniziali associate alla resistenza agli attacchi chimici e al basso calore d’idratazione sviluppato ne rendono ideale l’utilizzo per opere esposte ad ambienti moderatamente aggressivi e in particolare per opere fluviali e di fondazione, tutti i lavori in calcestruzzo armato e non, che necessitano di una resistenza finale elevata. Inoltre il più basso calore di idratazione sviluppato in fase di indurimento da un cemento d’altoforno rispetto a un Portland tradizionale facilita l’esecuzione di getti in calcestruzzo di elevato spessore riducendo il rischio di fessurazioni termiche, consentendo quindi la realizzazione di strutture massive in meno step.
I calcestruzzi confezionati dalla Farruggia Group con cementi della linea eco.build Italcementi sono prodotti doppiamente sostenibili in quanto comportano un minor consumo di risorse non rinnovabili e quindi un minor consumo di territorio (non essendo necessario estrarre inerti sia per il mix design del calcestruzzo che per la produzione di clinker); minor effetto serra legato alla produzione (meno emissioni di calore per realizzare il clinker) e reinserimento nel ciclo produttivo di materiali che, diversamente, sarebbero finiti in discarica.
Questa sinergia consente un’accurata valutazione del ciclo di vita (LCA) potendo garantire l’eco-sostenibilità dei prodotti immessi nel mercato. Un compromesso di alta qualità ben apprezzato sia dai piccoli artigiani che dalle grandi imprese, nel raggio d’azione di 50 km dalla sede del Farruggia Group se si considera la sola fornitura di inerti e calcestruzzi e, su tutto il territorio nazionale, se ci si riferisce ai lavori chiavi-in-mano che alcune società del gruppo sono già in grado di garantire.
Con questi presupposti il Gruppo Farruggia, forte già di 100 dipendenti e collaboratori – cuore pulsante di un’Impresa che mette al centro la qualificata professionalità della risorsa umana – è già proiettato in un futuro caratterizzato dalle parole chiavi occupazione, tecnologia, sostenibilità, rispetto dell’ambiente. Con una forte e radicata propensione alla ricerca e alla sperimentazione e la possibilità di offrire un circuito chiuso dalla materia prima alla messa in opera, l’innegabile vantaggio di relazionarsi con un unico interlocutore.