Classe 1968, maturità tecnico industriale, studi in Giurisprudenza e giornalista professionista dal 1999. Lavora dal 1997 a L’Eco di Bergamo dove è vicecaporedattore e componente dell’Ufficio centrale del giornale ed editorialista dopo essere stato in passato inviato e responsabile della redazione web. Si occupa di politica, infrastrutture (è stato consulente di Brebemi dal 2001 al 2003), approfondimenti, cronaca e sport. A luglio 2024 è uscito il suo libro “Euro Atalanta” dedicato alla conquista dell’Europa League. Da aprile 2015 è componente del Consiglio d’amministrazione della Cooperativa Città Alta, da maggio 2018 vicepresidente e responsabile della comunicazione e dell’organizzazione culturale. Dal luglio 2023 è anche direttore artistico della rassegna “Lib(eri) di sognare e pensare” che ha portato a Bergamo i più importanti scrittori italiani di questi anni.
“Andiamo all’Atalanta”: cementi e calcestruzzi a KM Zero per lo stadio di Bergamo
Il tabellino finale segna 18.000 metri cubi di calcestruzzo e 6.000 tonnellate di cemento, ma soprattutto una storia che continua. Nel rinnovato Gewiss Stadium che nel prossimo fine settimana si presenterà ai tifosi atalantini nella sua forma definitiva c’è la firma di Heidelberg Materials che ha contribuito, in modo importante, alla fornitura di materiali fondamentali per la sua costruzione. E non è assolutamente un caso: «Quando abbiamo iniziato a pensare al restyling dello stadio ci siamo ovviamente confrontati con realtà europee che si erano cimentate con obiettivi simili» ricorda Mauro Piantelli, architetto dello Studio De8 che ha seguito passo dopo passo lo sviluppo del progetto. Già dal 2015, quando si era messo mano alla tribuna centrale (ci torneremo poi) in modo estemporaneo, considerato che lo stadio era ancora di proprietà del Comune e non dell’Atalanta che lo acquisirà 2 anni dopo. «Ci aveva colpito il caso di Lione, non dal punto di vista architettonico perché si tratta comunque di un impianto nuovo, ma per il fatto che nell’operazione erano state coinvolte le eccellenze locali» prosegue Piantelli: «E allora cosa di meglio di un colosso mondiale come Italcementi, oggi Heidelberg Materials, che ha profonde radici nel tessuto sociale ed economico della Bergamasca? Dovevano essere della partita».
Ecco, la partita. Quella che dall’ottobre 2019 migliaia di tifosi nerazzurri seguono dalla rinnovata curva Nord, il primo pezzo del restyling di un impianto inaugurato nel 1928 e che prima di questo radicale intervento mostrava tutti i suoi anni e pure qualcuno di più. A maggio di 5 anni fa viene siglata l’intesa tra Italcementi tramite la controllata Calcestruzzi (da novembre 2023 diventate appunto Heidelberg Materials) e l’Atalanta per la fornitura del materiale necessario alla (ri)costruzione dell’impianto. Significativa la sintesi di Luca Percassi, amministratore delegato della società nerazzurra, nell’occasione: «Secondo me il nostro rapporto andrà avanti tutta la vita». Perché in questa storia c’è un prima, un durante e un dopo – per mutuare uno slogan della Nord – che si sviluppa in un modo assolutamente naturale.
L’Atalanta è nata nel 1907, gli impianti di Calusco d’Adda (BG) dove si produce il cemento pure. Ma nulla è rimasto fermo in tutto questo tempo, se la squadra negli ultimi anni ha scalato posizioni su posizioni fino a conquistare il tetto d’Europa (League) il 22 maggio 2024 a Dublino, la cementeria si è rinnovata persino prima: nel 2004 è stata completamente rimodernata, diventando uno degli impianti più performanti e sostenibili in Europa. Grazie al revamping, le avanzate performance produttive corrispondono a elevate performance ambientali, con livelli emissivi molto bassi e un ridotto consumo di materie prime, combustibili e risorse idriche. Due anni è toccato al nastro trasportatore che collega la cava di Colle Pedrino in quel di Palazzago con il deposito di Monte Giglio a Calusco e da qui con un altro nastro sotterraneo la cementeria: 10 km di percorso protetto senza interferenze alcune con i paesi e la viabilità che valgono 10.000 mezzi pesanti e 15.000 tonnellate di anidride carbonica in meno l’anno. E anche questi sono risultati da campioni d’Europa.
Il cemento a Calusco d’Adda, il calcestruzzo negli impianti bergamaschi di Heidelberg Materials di Grassobbio prima e Calcinate poi, tutto praticamente a km zero. Un prodotto locale in una dimensione internazionale, una visione simile a quel “i piedi nel borgo, la testa nel mondo” che ha segnato il nostro territorio in tutti questi decenni. «Io qui ci lavoro da 20 anni e ci ho sempre messo il cuore e la passione, nello stadio, poi…» racconta Maurizio Fumagalli che ha seguito in prima persona la fornitura di calcestruzzo: «Un cantiere particolare e molto impegnativo, soprattutto nella prima fase, quella del 2019 dove avevamo davvero tempi ristretti e l’organizzazione era tutta da costruire, quasi “adesso per dopo”, giorno per giorno». Il perché è presto detto: l’intervento sulla curva Nord essendo il primo dei tre lotti era del tutto inedito, con scoperte e sorprese in serie e la produzione era nell’impianto di Grassobbio. Poi ci spostiamo a Calcinate da dove è invece arrivato il materiale per la tribuna Rinascimento (la Giulio Cesare) nell’estate del 2020 e per la Curva Sud l’anno scorso quando è iniziata l’ultima parte dei lavori. «Comunque è sempre stata una corsa contro il tempo, ma che soddisfazione, il risultato è lì da vedere e mi emoziona».
Anche perché questo stadio è qualcosa di più che un semplice impianto sportivo: «L’abbiamo sempre inteso come un intervento di ricucitura e valorizzazione urbana» spiega Piantelli. «Ma anche di ricucitura storica con un impianto che si avvia a celebrare il secolo di vita nella sua parte originaria». Ovvero le due tribune, quella centrale nella sua integrità, quella di fronte (la Rinascimento) solo per la facciata visto che la copertura risale ai primi anni ‘90 e le gradinate sono state rifatte completamente, la seconda volta nel 2020. E qui la storia torna a darsi la mano, perché era stata proprio Italcementi a fornire il materiale per la costruzione dello stadio nel 1928, lo si legge nell’articolo de L’Eco di Bergamo dell’epoca che racconta le fasi del collaudo della struttura, non facili perché c’era chi dubitava della tenuta dell’avveniristica copertura progettata dall’ingegner Luigi De Beni sulle ceneri dell’ex ippodromo di Borgo Santa Caterina. Una struttura «coperta con una soletta a nervature in beton armato avente lo sbalzo di 12 metri, una soluzione d’avanguardia che verrà citata ad esempio nei manuali di tecnica delle costruzioni, la più ardita e importante del genere esistente in Italia». Con il responsabile del collaudo, il professor Salvatella del Politecnico di Milano che spende «parole d’elogio per le qualità superiori del cemento granito fabbricato dall’Italcementi e impiegato nella grandiosa opera».
Tutto si tiene, insomma, perché il cemento è un denominatore comune di questa storia: «Lo stadio va concepito come un edificio storico nella sua parte originaria, andava semplicemente aggiornato anche in rapporto al quartiere prima e alla città poi. Ora non lo si percepisce più come qualcosa di isolato» aggiunge Piantelli. «Nel 1928, anno di costruzione, non era disponibile una letteratura di architettura sportiva, quindi il progettista trova spunti in quella civica e l’apparato decorativo è tutto in cemento, un elemento da sempre predominante nelle diverse fasi della storia di questo impianto: non è stato usato solo per le sue qualità strutturali, ma declinato in tante altre variazioni dal valore estetico. C’è un forte rapporto non solo simbolico», conclude il progettista.
E forte si conferma anche il rapporto con il territorio dal quale arriva materiale fondamentale per la costruzione di uno stadio completamente rinnovato e che ora guarda al futuro e all’Europa, come quell’Atalanta che giovedì 19 settembre 2024 ospiterà l’Arsenal nella prima partita della nuova Champions. Quella che svelerà a livello internazionale il nuovo e moderno volto di un impianto “homemade” da 25mila posti, funzionale e completamente al coperto, un’anomalia in un Paese specializzato più in rendering che in cantieri sul versante degli impianti sportivi.
«Io lavoro alla radice del cemento» spiega Michele Frigerio, del laboratorio chimico di Calusco d’Adda. E quella parola “radice” è bellissima perché vuole dire tutto in questa storia che si rinnova: «Da bergamasco è un orgoglio avere lavorato a questo progetto, anche perché vado allo stadio da quando avevo 12 anni e ho appena rinnovato l’abbonamento». Frigerio analizza «ogni giorno il cemento sia in produzione che in vendita per assicurare che rispetti determinati valori qualitativi, quello che abbiamo fornito per lo stadio non è ottimo, ma super». E ogni volta che si siede su quella gradinate «rigorosamente in curva Nord, penso con un po’ di orgoglio che in quel cemento anche io ho fatto la mia parte e che ce lo meritiamo uno stadio così». Bello, moderno e sicuro: «I miei amici allo stadio mi dicono sempre, scherzando, che sono nelle mie mani. Ma tranquilli, su quelle gradinate potremo ancora saltare ed esultare per molti e molti anni». E sarà bellissimo.
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