In Castelli Srl dal 2012, dopo aver conseguito la Maturità al liceo scientifico. Ha fatto esperienza nei settori della produzione e amministrazione diventando infine responsabile di responsabile cave e calcestruzzo.
La passione è la chiave: Castelli srl, una famiglia da generazioni innamorata del proprio lavoro
Siamo nel settore dell’edilizia e delle cave da oltre mezzo secolo, con una storia che parte dall’iniziativa di mio nonno e arriva fino a me e mio fratello Luca che rappresentiamo la terza generazione di questa che è diventata una tradizione.
L’azienda è sempre stata nell’orizzonte della nostra vita. Da che mi ricordi papà vi si è dedicato con serietà e attenzione, facendola percepire a noi bambini come una sorta di terza “sorella”, un membro effettivo della nostra famiglia. Io stesso ho desiderato farne parte da sempre e non ho mai concepito una possibile alternativa lavorativa, per quanto mio padre non mi abbia mai precluso altre scelte.
La nostra attività inizia cinquanta anni fa quando mio nonno Pietro Castelli, che lavorava nei trasporti di materiali edili, decise di mettersi in proprio come cavatore e fornitore di calcestruzzi per poi diventarne lui stesso produttore.
Nel tempo gestì diverse cave in Puglia per conto della ex Calcestruzzi S.P.A. per poi comprare lui stesso diversi siti di proprietà da Acquaviva a Ginosa fino a Grottaglie, in provincia di Taranto, dove nel 1992 rilevò un sito che oggi noi possediamo e gestiamo. A seguito dell’acquisizione di quest’ultima cava, dopo pochi anni, si consumò il primo passaggio generazionale nella nostra famiglia. Cogliendo l’occasione di potersi emancipare creando una sua attività, mio padre decise infatti con i suoi fratelli di prendersi in carico il sito di Grottaglie e creò la Castelli srl che oggi gestiamo con la mia famiglia.
La cava di Grottaglie ha segnato un deciso cambiamento anche per il nostro modo di concepire il lavoro. Fino a quel momento eravamo abituati a prendere i materiali direttamente dal letto del fiume in una cava alluvionale, ora invece ci si doveva destreggiare con un sito estrattivo di tipo dolomitico calcareo che richiedeva processi produttivi completamente diversi. Una sfida che mio padre Cataldo decise di abbracciare partendo davvero da zero, cercando di capire come fare a trattare e trasformare il materiale cavato e dotandosi di un nuovo impianto per l’estrazione perché quello all’epoca operante era piccolo e talmente vecchio che necessitava di spaccare i blocchi a mano una volta staccati.
Quando iniziò la sua impresa mio padre aveva trent’anni e il desiderio di farsi un nome. Dei suoi fratelli era l’unico che aveva seguito il nonno al lavoro fin da piccolo, appassionandosi profondamente a questo mondo, per cui gli altri, nel tempo, si sono spontaneamente allontanati dall’attività. Per dieci anni Cataldo ha lavorato da solo reinvestendo nell’azienda ogni guadagno e permettendo in questo modo all’impresa di crescere. Alla cava nel tempo ha affiancato la produzione di calcestruzzo e poi sono arrivati anche i lavori pubblici. Proprio ora, per esempio, stiamo realizzando degli alloggi presso la Marina Militare per il reparto americano di elicotteristi Maristaer a Grottaglie.
Mio padre fin da piccoli ci ha portato al lavoro facendoci respirare quell’aria, educandoci all’ambiente e al mestiere di cava. Ogni momento libero oltre la scuola, da che ho 5 anni, sono stato con lui. Ricordo quando, ancora frequentavo il liceo, il ragioniere di cava mi continuava a ripetere che sarei andato in università e avrei fatto altro nella vita, perché all’epoca in azienda non superavamo le dieci persone, ma io, ogni volta, gli rispondevo che no, appena avessi finito di studiare sarei tornato per restare. Visto che lui non ci credeva facemmo una scommessa firmando anche una carta a futura memoria. Quando ci incrociamo oggi ne ridiamo ancora. All’epoca avevo già chiaro cosa volevo fare: ammiravo mio padre e volevo seguirlo.
Questo tipo di mestiere non è facile se non ti piace, è frenetico, ci sono difficoltà giornaliere ma per me è una passione naturale, viscerale direi, così come per mio padre che l’ha nel sangue. Lui ama la cava e cavare direttamente. Quando lo fa ancora oggi si estrania da tutto ed è chiaro che così è felice.
Per quanto mi riguarda il giorno stesso in cui ho passato l’esame di Maturità scientifica mi sono fatto portare al lavoro mentre mio fratello ha deciso di entrare in azienda dopo aver conseguito la laurea triennale in Ingegneria e oggi segue la parte di lavori pubblici. Quando ho iniziato in azienda ho provato tutti i settori, dall’amministrazione alla cava fino alla parte commerciale e oggi sono responsabile della cava e della produzione di calcestruzzo.
In particolare, il calcestruzzo è stata la mia prima vera sfida. L’impianto era stato aperto nel 2011 e dopo una buona partenza si stava vivendo una battuta di arresto a causa del mancato pagamento di due importanti commesse. Io ero in azienda da quattro anni e proposi a mio padre di occuparmene. Lui me ne diede la responsabilità completa, lasciandomi la libertà di mettermi alla prova e anche di sbagliare. Avevo 23 anni, non sapevo nulla di calcestruzzo e dovevo iniziare anche a cercare clienti ma la fiducia che ripose in me mio padre ha fatto la differenza. Oggi quando giro per i cantieri i clienti e i nostri collaboratoti mi interpellano per avere suggerimenti sul da farsi, un traguardo che ho raggiunto perché ho avuto l’opportunità di imparare nei fatti che lavorando con serietà e impegno costante si possono raggiungere grandi risultati.
Questa lezione la applichiamo ancora oggi in azienda dove la validità del nostro servizio e una politica di investimento nella qualità del prodotto ci hanno consentito di emergere nella nostra zona come partner affidabili. A Taranto siamo l’unico impianto di calcestruzzo “privato”, insieme a due colossi nazionali, coinvolto nelle forniture di calcestruzzo dell’Ospedale San Cataldo di Taranto, iniziata nel 2020 ed ora in fase di conclusione. Si tratta di un riconoscimento che per una realtà come la nostra, che all’esordio nessuno conosceva, rappresenta un punto di grande orgoglio e anche una svolta. L’ospedale infatti è stato da subito una vetrina, regalandoci visibilità sul mercato e rendendoci attrattivi per nuovi clienti che cercandoci autonomamente ci permettono di continuare a crescere.
Lavoriamo su tutta la provincia di Taranto, da Grottaglie per un raggio di quaranta chilometri intorno a noi, servendo clienti cottimisti privati per immobili destinati alla vendita, cantieri per opere pubbliche e anche altre grandi aziende che realizzano opere pubbliche.
Il mondo del calcestruzzo in vent’anni è cambiato tantissimo sia nelle dinamiche di costruzione, con controlli che si sono fatti molto più serrati sulle produzioni, sia nei materiali via via più performanti. Quelli che si improvvisavano nel fare questo mestiere oggi vengono tagliati fuori perché il prezzo non è più l’unica leva per chiudere un lavoro ma ci sono molti altri fattori da tener in considerazione. Le norme che sono entrate in vigore sui materiali riciclati nei calcestruzzi, per esempio, possono essere occasione per nuovi lavori ma se non sei strutturato in questo senso e all’altezza delle richieste non puoi beneficiarne. O ti adegui ai nuovi standard o non sopravvivi.
Questa consapevolezza noi l’abbiamo maturata grazie anche all’iniziativa di Heidelberg Materials che anni fa ci ha proposto un suo nuovo cemento sostenibile con il 40% di materiali riciclati all’interno. All’inizio non lo abbiamo preso in considerazione perché stavamo lavorando con un altro prodotto con cui ci trovavamo molto bene e cambiare ci avrebbe creato dei disagi, imponendoci di rivedere i mix di calcestruzzo, inerti e additivi. Era il 2018-19 e stavamo facendo l’arsenale di Taranto. Quando si trattò di fare l’ospedale San Cataldo però, dove per rientrare nella fornitura del cantiere c’era l’obbligo del 7% di materiale riciclato sul peso del prodotto, capimmo che era arrivato il momento di provarlo. All’inizio abbiamo avuto un po’ di fisiologici problemi legati al cambio ma da quando ci siamo settati non torneremmo mai indietro.
Da alcuni anni facciamo parte di eco.build Club, il club esclusivo che Heidelberg Materials ha promosso per riunire e premiare quei clienti che si sono dimostrati più sensibili alle tematiche legate al rispetto e alla salvaguardia dell’ambiente. Abbiamo apprezzato molto la raccolta punti come forma di incentivazione all’acquisto di prodotti sostenibili dal catalogo Heidelberg Materials. Questa estate siamo anche stati informati del nuovo prodotto, evoZero, presentato a Milano in Triennale che permette di ottenere zero emissioni di CO2 in atmosfera. Il prodotto è certamente interessante e credo che approfondiremo il tema con il commerciale Heidelberg Materials di area. Idealmente ci piacerebbe poter usufruire anche qui di un cemento simile.
Ci troviamo veramente bene con i prodotti sostenibili Heidelberg Materials e facendo del bene anche al pianeta ci sentiamo maggiormente fieri del nostro lavoro. I clienti più grandi che hanno la nostra stessa cultura ci chiedono spontaneamente questo prodotto mentre con quelli piccoli rimane ancora l’esigenza di spiegare che le cose vanno in quella direzione e che noi gli stiamo fornendo un prodotto all’avanguardia ma, una volta che capiscono, non ti cambiano più anche se costi maggiormente rispetto ad altri.
Siamo sicuri di poter garantire la migliore qualità di calcestruzzo in questo momento sul nostro mercato anche grazie a un sistema di produzione all’avanguardia che possediamo per decisione di mio padre che già nel 2012 si dotò di un impianto di calcestruzzo con miscelatore integrato. Questa macchina, che nessuno dalle nostre parti aveva mai usato fino ad allora, permette di avere, a parità di ricetta con quello preparato in betoniera, un prodotto premiscelato più omogeneo nella consistenza, con meno aria inglobata e che consente prestazioni più elevate. In Germania se non hai il mescolatore non vieni abilitato a lavorare e mio padre, anche senza un obbligo di legge qui in Italia ma volendo fare le cose sempre al meglio, decise di fornirsene. Noi siamo così: per la qualità, sempre.
Due anni fa abbiamo acquistato una nuova cava a Francavilla, in provincia di Brindisi. Nonostante sia dotata di impianti estrattivi vecchi di cinquant’anni, grazie alla pregressa esperienza sappiamo come muoverci e abbiamo intenzione di replicare qui la situazione di Grottaglie dotandoci di un impianto di calcestruzzo per ottenere, diciamo così, una situazione gemella alla prima.
Mio padre attualmente è in azienda in veste di supervisore e si occupa della strategia aziendale con noi figli che siamo “sul campo” mentre come azienda da quattro dipendenti dell’esordio siamo diventati quaranta, con persone entrate a quattordici anni che sono con noi letteralmente da cinquanta. Molti di loro ora si stanno avviando al pensionamento e noi stiamo cercando di preparaci nel modo migliore al cambio generazionale. Il 30% della nostra forza lavoro ha un’età compresa tra i 22 e i 30 anni e abbiamo iniziato a progettare un modello di crescita aziendale meritocratico per valorizzare il lavoro dei singoli e favorire la crescita dei talenti, perché chi merita abbia la possibilità di vedere riconosciute le sue capacità e voglia di fare. Stiamo progettando anche un’assicurazione medica che copra i nostri collaboratori e tutti i membri delle loro famiglie perché sappiano che possono contare anche su di noi in caso di problemi.
Vogliamo che l’ambiente lavorativo sia percepito come un posto dove si sta bene e dove si viene trattati come parte di una grande famiglia. Sappiamo bene che investire sui nostri dipendenti, proteggendo e gratificando la nuova generazione, coetanea rispetto a me e mio fratello, vuol dire porre le basi per il futuro.
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