Presidente del CIAM, Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano (già vicepresidente dal 2021 al 2024 e in precedenza Consigliere Delegato). Architetto, con un PhD in Ingegneria Edilizia e Territoriale conseguito presso l’Università di Bologna, e fondatore dello studio Archpiuditre (www.archpiuditre.com), Sangiorgi ha sempre coniugato la ricerca e l’insegnamento universitari, presso il Politecnico di Milano prima e attualmente l’Università di Parma, con la pratica professionale.
2025 Milano al centro: cantieri e idee per la sostenibilità della rigenerazione urbana
Apriamo l’anno 2025 con un’intervista a Claudio Sangiorgi, Presidente del CIAM (Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano) che tratteggia uno scenario per lo sviluppo della città di Milano. Il CIAM oggi è una libera associazione culturale i cui scopi sono l’approfondimento e la diffusione della cultura degli ingegneri e architetti, in tutte le discipline che interessano le trasformazioni del sistema uomo/ambiente, sia nel momento creativo del progetto, sia nelle fasi pratiche di realizzazione e gestione, in ogni settore privato e pubblico.
Un’antichissima istituzione
Il CIAM nasce nel 1563, all’epoca della dominazione spagnola del Ducato di Milano. Originariamente organo di magistratura di controllo delle professioni di agrimensore, architetto e ingegnere, in accordo ad apposite patenti rilasciate da Filippo II, poi riconfermate successivamente da Maria Teresa d’Austria, con l’istituzione degli ordini si muta in associazione culturale interdisciplinare; luogo di dibattito e di riflessione sull’innovazione e le trasformazioni proprie dei settori dell’Ingegneria e dell’Architettura. In tale veste, fra l’altro, pubblica Milano tecnica dal 1859 al 1884, Hoepli Editore, Milano, 1885, vera e propria pietra miliare di aggiornamento professionale per la Milano postunitaria. Sospesa inevitabilmente la propria attività in epoca fascista, il Collegio si ricostituisce nel Dopoguerra riprendendo il suo ruolo centrale nell’elaborazione di spunti e temi per il miglior governo del territorio e per il bene comune della città di Milano.
Per una crescita armonica ed equilibrata
Oggi, il CIAM prosegue nella sua azione di promozione della miglior cultura professionale, sotto il profilo dell’aggiornamento tecnico e della formazione permanente, operando in questo campo come provider del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, per quanto di taglio eminentemente culturale sia d’interesse approfondire nel variegato mondo dell’Ingegneria e dell’Architettura. Persegue, tuttavia, un allargamento di tale approccio – secondo un profilo transdisciplinare –, proponendosi anche come interlocutore di mondi parimenti vocati allo studio e all’applicazione delle proprie competenze sul territorio e sul patrimonio immobiliare (in primis quello storico, oggetto di vincolo). In tal senso vanno letti i recenti accordi di partenariato e di impegno su reciproche iniziative, con Rics Italia (Royal Institution of Chartered Surveyors) e con l’Ordine degli Agronomi e dei Dottori Forestali di Milano (NdA alle cui assemblee annuali di ultima edizione Claudio Sangiorgi è stato ospite e in cui è intervenuto per ribadire la necessità di un approccio sempre più di tipo critico-transdisciplinare, come richiesto dalle sfide epocali con cui siamo chiamati a confrontarci).
Sviluppo urbanistico della città di Milano
Attraverso l’Osservatorio Metropolitano, che vede protagonista il Past-President del CIAM, l’Ingegner Gianni Verga, in collaborazione con l’architetto Alberico Belgioioso, da tempo l’Associazione porta avanti una riflessione e un’analisi approfondita sulla crescita della città di Milano nella contemporaneità. Gli assi portanti di questo ragionamento si concentrano su un nucleo critico fondamentale: Milano ha nel suo DNA la crescita, ma questa deve realizzarsi in modo armonico, integrando aspetti infrastrutturali e urbanistici, rigenerazione urbana e benessere, soddisfacimento dei fabbisogni e qualità, sviluppi immobiliari e intermodalità dei trasporti, innovazione tipologica e nuovi tempi del vivere e del lavorare, …
Il recupero delle aree dismesse e della loro interconnessione con le altre parti della città è nodo cruciale per una compagine urbana che intenda riprogettarsi, sfruttando l’occasione di questi spazi strategici riconquistati alla forma urbis: per realizzare suture in un tessuto prima frammentato e disarticolato da barriere fisiche ora potenziali cerniere. La crescita deve essere, poi, sociale complessiva, con un più attento sguardo alle periferie e alle infrastrutture e ai servizi che queste integrano – o dovrebbero integrare – nella città, risolvendo a priori molte delle criticità altrimenti destinate a presentare il conto in termini di ghettizzazione, microcriminalità diffusa, disagio sociale. Che non è solo dei residenti, ma potenzialmente di tutti i “Milanesi” che partecipano alla vita della città e che stentano a mantenersi in relazione con una realtà che pure amano; basti pensare alla carenza di alloggi per studenti a prezzi calmierati, con effetti di distorsione del mercato della locazione e oggettivo ostacolo al diritto allo studio sancito dalla Costituzione. Un vulnus cui, grazie anche alle risorse supplementari consentite dal PNRR, si sta per fortuna cominciando a porre rimedio proprio in questi mesi.
La fragilità idraulica di una città senza fiume
Milano, pur non avendo un grande fiume, ha comunque nella ricchezza di acque superficiali e sotterranee, tipiche della Lombardia, la sua stessa ragion d’essere: posta come è all’incrocio tra l’asse del Sempione e la Via Emilia, arterie di antica direttrice di comunicazione tra Nord e Sud, e lungo la linea d’intersezione di queste con l’affiorare dei fontanili e delle risorgive.
Il variato regime pluviometrico della regione, legato al climate change, rende i fenomeni estremi sempre più ricorrenti e sempre meno degli eventi eccezionali. Opere di ingegneria naturalistica, progettazione di sistemazioni a verde che siano capaci di concorrere all’invarianza idraulica e fornire un contributo sotto il profilo della neutralizzazione/elaborazione degli inquinanti, selezione di specie rustiche di minor necessità di irrigazione e con apparati radicali di maggiore resistenza rispetto a venti capaci ormai di superare i 100 km/h … Sono tutti fattori di conoscenza e competenza essenziali per scelte responsabili e risposte mirate ed efficaci, in cui – come sostenuto e qui ribadito necessario – una sinergia transdisciplinare è indispensabile per ridurre i danni prodotti da simili e siffatti fenomeni.
Sempre ricordando che l’intervento manutentivo programmato è la miglior strategia che si possa mettere in campo per difendere un patrimonio storico fragile e un territorio idrogeologicamente instabile quale quello italiano (che nelle piene del Seveso e dell’Olona ha il suo fattore di caratterizzazione locale).
Norme e percorsi autorizzativi certi
Milano spesso funge da apripista per l’introduzione e l’interpretazione di nuove leggi e quadri normativi pure regolanti il livello nazionale. Per quell’insopprimibile spinta al dinamismo di cui si è detto sopra e che chiama i suoi responsabili, liberi professionisti e tecnici comunali e della Sovrintendenza, a capire come adattare tale palinsesto prescrittivo alla realtà di una città in costante sviluppo e trasformazione.
Questo approccio innovativo, se da un lato rappresenta un’opportunità (di sperimentazione e, per l’appunto, di innovazione), dall’altro può generare criticità e momenti di sfasamento rispetto a prassi consolidate e a pur legittimi interessi. Gli uni e gli altri, che occorre saper affrontare con grande pragmatismo e risolvere, quale che sia la scelta, con la statuizione di strumenti di mediazione regolamentari chiari e coerenti; per garantire percorsi edilizi e urbanistici privi di ambiguità e difficoltà interpretative, sì da non ostacolare gli investimenti finanziari sulla città (anzi, se possibile promuovendoli) e per il bene della città.
Comprendere e non demonizzare
Riguardo alla digitalizzazione, al BIM, all’intelligenza artificiale, il CIAM non ritiene che si debba avere timore delle innovazioni. Solo occorre governarle, come è stato sempre di fronte a ogni evoluzione delle tecniche e degli strumenti di rappresentazione e modellazione del reale. Anche perché questi sistemi ampliano a dismisura le nostre capacità previsionali e con esse la capacità di progettare il presente e il futuro.
L’intelligenza artificiale, per esempio, è uno strumento potentissimo quando applicato alla composizione e analisi statistica dei dati. Può migliorare la capacità di previsione e di indirizzo in molti settori cruciali per la qualità della vita delle comunità. Un esempio lampante è il suo uso nell’analisi dei dati medici raccolti sul campo: la possibilità di estrapolare in tempo reale, da campagne mirate di rilevamento e di screening, esiti statistici su patologie posti in relazione con fattori ambientali, offre uno strumento decisivo per l’allocazione di risorse, nella teoria economica “scarse per definizione” e in un mondo che è un sistema chiuso, limitate per natura. Questo approccio è fondamentale anche nel settore delle costruzioni, in molti ambiti, tra cui, proprio per il profilo statistico del rilievo dei dati che si può realizzare (tramite l’accesso a banche dati su infortuni e incidenti, per esempio) e tornando al filo rosso del bene comune, quello della sicurezza.
La tecnologia, dunque, non va demonizzata: si rischierebbe di cadere in atteggiamenti “luddisti”, simili a quelli della rivoluzione industriale, tanto inutili quanto anacronistici e vani. Tuttavia, ciò non significa che non esistano questioni etiche e problematiche legate al possibile uso distorto e pericoloso di tali allargate possibilità; soprattutto per quanto riguarda la comunicazione, è in corso un ampio e preoccupato dibattito sui risvolti negativi potenzialmente legati alle nuove tecnologie di elaborazione/manipolazione dell’informazione.
Sostenibilità: il futuro si costruisce oggi
I Milanesi sono stati i primi indirizzatari dell’accorato appello alla sostenibilità, loro rivolto da parte dell’Arcivescovo Delpini, nell’usuale discorso alla città per la ricorrenza di Sant’Ambrogio. Nel suo intervento, questi ha esortato a “fare riposare la terra“. Con ciò, si badi bene, non invitando all’inazione, ma, al contrario, spronando a un impegno attivo nel prenderci cura del nostro pianeta, adottando tutte le pratiche necessarie per raggiungere l’obiettivo di rigenerare la risorsa più preziosa e insostituibile di cui disponiamo: la terra stessa.
È un messaggio che richiama tutti alla responsabilità di consegnare alle future generazioni un ambiente integro e sano, chiedendo ai professionisti e agli esperti, nelle varie discipline, di fare squadra secondo tale obiettivo, mettendo in gioco le rispettive competenze tecniche, scientifiche, storiche. Per il Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano, la sostenibilità è proprio questo: applicare, con coscienza e senso di responsabilità, le competenze di chi opera nei settori della trasformazione urbana e ambientale, orientandole verso una rigenerazione dell’ambiente che ci è stato dato, sempre ricercandone il miglioramento e l’efficientamento in tutti i campi di rispettivo esercizio.
Il futuro di Milano
Milano è indubbiamente migliorata negli ultimi decenni, se si evita di guardare al passato con gli occhi dell’ideologia o della nostalgia. Basti pensare, ancora alla fine degli anni Sessanta, al cielo a volte arancione a causa dei fumi di anidride solforosa provenienti dalle acciaierie, o al sovraffollamento delle linee tramviarie alla mattina, allorquando migliaia di pendolari erano trasportati in città dai treni attestati sui vari scali periferici della città, con ingolfamenti e disservizi palesi. Milano ha perso il suo aspetto produttivo, e questo – sotto il profilo del tessuto microimprenditoriale e commerciale –, si è tradotto sicuramente in un impoverimento (anche solo di figure di mestieri tipici di una volta), ma dal punto di vista ambientale l’impatto che ne è conseguito ha indubbiamente avuto dei risvolti positivi.
Il collegio ritiene, tuttavia, che si debba fare uno sforzo in più verso le periferie, soprattutto verso quelle in cui le nuove ondate migratorie stanno stratificando criticità e problemi, che – se non opportunamente affrontati per tempo, in termini inclusivi –, potrebbero generare dissidi e scontri difficili da arginare in futuro. Anche perché le periferie non presentano solo fattori di rischio, ma sono anche aree con notevoli potenzialità, che possono contribuire a migliorare il disegno urbano complessivo, in occasione di interventi di loro riqualificazione (si veda lo sviluppo dell’area dell’ex scalo di Porta Romana e delle ex zone produttive a valle di questo), nonché la vita collettiva, rafforzando il generale senso di appartenenza alla comunità.
Il cemento strumento di innovazione
Questa lunga storia di evoluzioni, che hanno avuto Milano quale centro italiano di punta e laboratorio di sperimentazione, nelle trasformazioni urbanistiche e sociali dall’Unità in poi, sotto il profilo delle tecnologie costruttive, si è accompagnata ai pari progressi prestazionali della tecnologia del calcestruzzo armato. Materiale composito pioniere nella capacità di combinare componenti semplici, esaltandone le rispettive risorse caratteristiche, per ottenere manufatti dalle prestazioni superiori e dalla qualità elevata.
Soprattutto materiale che si è impegnato negli anni per migliorare la sua impronta ecologica complessiva: dalla produzione, all’applicazione, allo smaltimento, incrementando le proprie prestazioni (con riduzione di materiale impiegato) e integrandone con delle nuove, quale la capacità di divenire fotocatalitico, agendo in termini positivi sull’inquinamento ambientale del contesto. Un esempio dello sforzo costante e continuo che va fatto in ricerca e innovazione per proseguire, quali protagonisti, nelle rispettive e intrecciate storie.
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