Giornalista professionista freelance, ha collaborato con Ansa, QN-Il Giorno e con Wired Italia. Scrive di economia, digitale e sostenibilità, affiancando uffici stampa e agenzie di comunicazione come copywriter e consulente editoriale sui temi della trasformazione digitale e della transizione ecologica. Ha una laurea di secondo grado in Comunicazione all’Università degli Studi di Milano, città dove risiede, e ha conseguito un master in Giornalismo presso l’Università Cattolica.
La decarbonizzazione di evoZero è uno stimolo per l’innovazione e per la sostenibilità
Un cambio di paradigma nella decarbonizzazione del settore delle costruzioni, un processo che diventa prodotto grazie all’innovazione aperta, allo sviluppo tecnologico e a un nuovo modello go-to-market: è arrivato anche in Italia evoZero di Heidelberg Materials, il primo cemento Net Zero al mondo, un prodotto unico e distintivo a livello globale per gli operatori del comparto più impegnato nella transizione green.
Progettisti, fornitori, costruttori, impiantisti, investitori e immobiliaristi: grande attenzione da parte dei player di tutta la filiera dell’edilizia è stata riservata alla presentazione di evoZero, avvenuta nel corso dell’Arch Week al museo della Triennale di Milano. La sfida è sotto gli occhi di tutti: la domanda di cemento e calcestruzzo aumenterà del 33% entro il 2050 e nei prossimi 40 anni il mondo costruirà l’equivalente di una nuova New York. Al tempo stesso, il Green Deal europeo richiama i paesi e le filiere produttive a ridurre del 55% le emissioni di CO₂ entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, e a raggiungere la neutralità climatica al 2050.
Un’asticella alta per un settore hard to abate come quello delle costruzioni, visto che il 60-70% delle emissioni dirette dalla produzione del cemento, materiale tuttora indispensabile per l’edilizia, deriva dalle reazioni chimiche di processo ed è incomprimibile. Portarsi avanti sul fronte della sostenibilità rappresenta un vantaggio competitivo per qualsiasi attore della filiera, dove interviene la novità di evoZero.
Il primo cemento a impatto zero viene prodotto impiegando la tecnologia Carbon Capture and Storage (CCS) nel cementificio di Brevik, in Norvegia, senza utilizzare crediti di compensazione generati all’esterno della filiera e mantenendo il 100% della qualità di un prodotto adatto a tutte le applicazioni. Sono serviti 20 anni di lavoro per installare il primo impianto CCS su larga scala del settore, mutuando la soluzione dal mondo oil & gas. La struttura di filtraggio, basata su ammine e alta circa 90 metri quanto il Big Ben, una volta a regime riuscirà a catturare 400mila tonnellate di CO₂ all’anno, pari al 50% delle emissioni per la produzione di circa 500mila tonn. di clinker. Per l’atmosfera è un risultato paragonabile alla rimozione dalle strade di 180mila automobili.
L’anidride carbonica trattenuta viene liquefatta e stoccata a -26 °C su navi tank appositamente costruite che, dopo quattro giorni di navigazione dal porto situato a 160 km da Oslo, raggiungono l’isola di Øygarden, davanti a Bergen. Qui, il gas liquido viene ulteriormente compresso e iniettato all’interno di condotte sottomarine per 110 km, fino a raggiungere un giacimento esausto di gas a una profondità di 2.600 metri sotto il Mar del Nord.
L’acquisto di evoZero e il conteggio delle emissioni risparmiate, certificate da enti terzi indipendenti, avverrà attraverso due modalità tracciabili. La prima è l’acquisto diretto del cemento realizzato a Brevik e destinato alle regioni più vicine allo stabilimento, che prevede la contabilità delle emissioni a bilancio di massa. La seconda avviene con la normale consegna del materiale prodotto da qualsiasi cementeria europea di Heidelberg Materials nelle vicinanze del progetto del cliente. La relativa dichiarazione ambientale EPD (termine che deriva dall’inglese Environmental Product Declaration) viene compensata sfruttando i risparmi di CO₂ realizzati fisicamente a Brevik, attraverso il sistema book-and-claim (“prenota e dichiara”). La transizione viene quindi registrata su blockchain in maniera unica e univoca per evitare un doppio conteggio e scomputata dal budget emissioni dell’impianto norvegese.
«La spedizione del prodotto vanificherebbe il risparmio di emissioni, ma questo sistema ci permette di trasformare il processo che avviene a Brevik in un prodotto dal valore distintivo, disponibile in qualsiasi località europea – afferma Sergio Tortelli, Product Director di evoZero di Heidelberg Materials –. Puntiamo a replicare l’impianto CCS là dove sussistono le stesse condizioni con giacimento e pipeline. Tra Europa e Nord America avremo circa 10 stabilimenti con CCS entro il 2030, per un obiettivo di risparmio di 10 milioni di tonnellate di CO₂ all’anno da qua al 2030. I prossimi saranno Edmonton in Canada e Padeswood nel Regno Unito. Quello di Brevik entrerà in funzione nel 2025, per immettere il prodotto sul mercato da metà anno».
EvoZero aiuterà a ridurre l’impatto ambientale di qualsiasi progetto edile, raggiungere i requisiti normativi in materia ambientale e i criteri per gli acquisti sostenibili, ottenere certificazioni prestigiose per gli edifici sostenibili, lavorare in fede a impegni green internazionali. «Ci aspettiamo un impatto sostanziale sulla filiera: se la sostenibilità una volta era “nice to have”, oggi ci viene richiesta da tutti i clienti – prosegue Tortelli –. E se non riusciamo a ottenerla noi, come primo anello della filiera, chi altri potrebbe farlo? Per questo, siamo orgogliosi che tra i futuri progetti ci sia il nuovo edificio del Nobel Center che verrà realizzato con calcestruzzo evoZero nel 2027 a Stoccolma».
Materiale da Nobel, evoZero desta la curiosità e le riflessioni nella comunità dell’industria edile. «Innovazione tecnologica e dei materiali, nel modello di business e sostenibilità a 360 gradi per l’impatto sulla filiera: ecco gli aspetti più rilevanti di evoZero», spiega Davide Chiaroni, Professore di Ingegneria economico gestionale del Politecnico di Milano, che mette in rassegna attori e processi nella transizione green del settore: «Per innescare la miccia della trasformazione dobbiamo cambiare il modo in cui facciamo innovazione. Abbiamo le tecnologie, i sistemi di certificazione, l’awareness del mercato, l’attenzione del sistema finanziario ESG e gli obblighi di dichiarazioni non finanziarie, che allineano il mercato degli investitori, delle imprese e le loro scelte. Se mettiamo in fila soldi, politica, tecnologie e consapevolezza dei cittadini, abbiamo tutti gli ingredienti per accelerare quella trasformazione che ancora oggi vediamo con fatica».
Una consapevolezza radicata nel pubblico dell’evento, come testimonia Francesco Mingrino, development & design Manager di Green Stone: «Facendo parte di un fondo di investimento comprendiamo quanto sia fondamentale raggiungere la sostenibilità attraverso nuove tecnologie in questo settore – spiega –. evoZero è un prodotto innovativo in linea con i criteri che assicurano una posizione di forza ai progetti che si sceglie di sostenere e dove, anche per la scelta dei materiali, è fondamentale tenere in considerazione tutti gli attori coinvolti nella filiera, a partire dai progettisti fino al risultato atteso dal target di riferimento, ossia le necessità del cliente finale».
Oltre a strumenti e risorse, la sostenibilità implica anche un fattore culturale tanto fra i cittadini quanto fra le istituzioni pubbliche. «evoZero rappresenta un modello di business interessante e potrà offrire uno stimolo all’innovazione – afferma Stefano Adami, certificatore di Greenwich srl –. Questa sensibilità sta nascendo nel settore, ma va estesa al pubblico, che fatica ancora a riconoscere l’importanza delle certificazioni».
Parole che fanno eco a quanto sottolineato da Fabrizio Capaccioli, Presidente di Green Building Council Italia, nel corso della tavola rotonda: «L’Italia è il secondo paese in Europa per edifici certificati e Milano la prima città in Italia, ma l’uso di materiali sostenibili non può essere una prerogativa solo di chi ha grandi capitali da investire – afferma –. Con l’incremento degli abitanti nelle città il produttore oggi è centrale nel mettere in filiera prodotti con caratteristiche determinanti, ma alcune decine di certificazioni l’anno non basteranno. Dobbiamo cambiare radicalmente il concetto di sostenibilità in edilizia e ci deve essere una volontà politica forte».
Federico Oriana, Presidente di Aspesi – Unione immobiliare, completa il quadro: «C’è un momento commerciale fondamentale da parte della committenza nello sviluppo immobiliare e, nel mercato italiano, la clientela retail è più indietro rispetto al mercato corporate – spiega –. Da un lato è la dinamica dell’economia reale a supportare la trasformazione ma dall’altro i nuovi valori sono entrati poco anche nella valutazione del decisore pubblico. Il cambiamento non può essere guidato solo da incentivi, in quanto esistono i disincentivi di fatto, come extra costi e oneri nelle procedure di rigenerazione urbana. Significa che l’ambiente non è ancora una problematica dirimente, anche in città più avanzate come Milano».
A fare il quadro, tra gli invitati nel post-evento, ci prova Mattia Mariani, Operation Director Building di Deerns Italia: «Il cambiamento in Italia sarà lento, in partenza, ma l’innovazione non deve trovare una soluzione immediata, bensì lanciare una trasformazione che possa dare il via – commenta –. Va coltivata una nuova sensibilità agendo su due fattori, il contesto normativo e un passaggio culturale, per considerare l’ambiente come bene pubblico. Le transizioni non avvengono mai in maniera lineare, ma per strappi e accelerazioni che potranno aiutarci a centrare l’obiettivo al 2050».
A dare il “là” ci prova Luca Pecetti, AD di Generale Prefabbricati, azienda con 70 anni di attività e specializzata nella costruzione di data center: «Abbiamo sottoscritto il primo quantitativo di evoZero che arriverà in Italia per una clientela evoluta – annuncia –. Da oltre tre anni lavoriamo per sviluppare prodotti e progetti in grado di abbattere la CO₂. È un percorso ineludibile e per noi evoZero è un punto di arrivo e di partenza».
Serve dunque una market education, come spiega Dante Parisi, Eco Brand Manager di Heidelberg Materials: «Il cemento è sempre stato considerato una commodity, ma ci siamo chiesti: come possiamo differenziarci? Attraverso l’innovazione. Abbiamo lavorato sulla sostenibilità, realizzando un prodotto con meno clinker e utilizzando combustibili alternativi Css al posto di quelli tradizionali. Ora, evoZero colma l’ultimo gap, portando il primo cemento al mondo a bilancio CO₂ zero».
Principi che riportano alle parole pronunciate in apertura da Stefano Gallini, Amministratore delegato di Heidelberg Materials, dopo i saluti di Stefano Boeri, residente della Triennale e prima dell’intervento di Regina De Albertis, Presidente di Assimpredil-Ance. «Il cemento è un prodotto unico, che rimane unico – afferma Giallini –. Abbiamo iniziato a lavorare da tempo sul tema cruciale della decarbonizzazione ma ora, con quello che stiamo realizzando a Brevik, ci spingiamo in una fase pionieristica. L’affrontiamo sulla scorta dei 160 anni esperienza di Italcementi, che si è unita al brand Heidelberg Materials di cui abbiamo la fortuna di far parte e che punta a diventare la società di settore più sostenibile al mondo. A chiunque voglia differenziarsi sul mercato presentiamo con orgoglio evoZero, qualcosa di unico e di particolare: siamo la società con le ambizioni più alte nel settore e stiamo esplorando e imparando qualcosa di nuovo, ogni giorno».
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