Per fare alcuni esempi, a Siviglia oltre ai rifiuti edilizi si punta anche a implementare il risparmio idrico e a migliorare il riciclaggio dei rifiuti organici, al momento riciclati soltanto al 5%. A Porto, invece, al centro c’è tutto ciò che riguarda il cibo: modi migliori per non sprecarlo, per donarlo più facilmente e rendere più semplice i processi per chi, semplice cittadino, impresa o ente pubblico lo volesse fare. Mentre ad Apeldoorn non c’è un quartiere da rinnovare, ma una strada da creare in modo sostenibile, ovviamente riutilizzando il materiale edilizio di risulta. Secondo Tor Gausemel Kristensens, leader norvegese del progetto, le città di questo tipo porranno specifiche condizioni anche ai contractor del settore delle costruzioni: «Dovranno prevenire lo spreco di rifiuti, riutilizzando quanto più possibile il cemento di risulta e utilizzando macchinari a emissioni zero» dice Kristensen. Questo, messo nero su bianco, spingerà le imprese a essere sempre più trasparenti sulle loro pratiche sostenibili per ottenere maggiori commesse. E salvaguardare sia l’ambiente che il profitto.
Qualora questo modello venisse implementato anche nel resto d’Europa, secondo il project manager generale Simon Clement, non solo si risparmierebbe nell’acquisto di materiali da costruzione, sempre più costosi per la crescente domanda da parte del settore, ma si metterebbe in atto anche un processo in cui i volumi edilizi, qualora facessero parte di complessi non più utilizzabili, non costituirebbero a lungo degli sfregi al tessuto urbano, ma verrebbero invece reimpiegati per creare qualcosa di nuovo e attrattivo. Afferma Clement: «Molto di quello di cui abbiamo discusso e che abbiamo attuato richiede un nuovo set di competenze, che siano soft skills o competenze più hard. Dobbiamo far sì quindi che questa conoscenza si diffonda il più possibile per far sì che sempre più città adottino questo sistema di riciclaggio integrale del materiale edilizio». Proprio com’è successo a Musicon, a pochi chilometri da Copenhagen, dove dal 1971 si ascolta buona musica e da qualche anno si impara anche come costruire in modo più sostenibile per l’ambiente e per il portafoglio di privati, aziende e istituzioni, ripopolando un’area che poteva diventare l’ennesimo quartiere ai margini e che invece è diventato un modello a livello europeo.